Brexit, l’allarme di Airbus tra i nuovi progetti franco-tedeschi

Di Michela Della Maggesa

Airbus lancia l’allarme Brexit. Lasciando il mercato unico senza un accordo di transizione, fa sapere il costruttore europeo, “il rischio è di arrivare ad un interruzione della produzione in UK”. Questo scenario costringerebbe Airbus a riconsiderare i propri investimenti oltremanica nonché la propria presenza, “minando gli sforzi fatti dal Regno Unito per mantenere un’industria aerospaziale innovativa, posti di lavoro ad alto valore aggiunto e competenze”. Paese fondatore del consorzio e uno dei quattro mercati domestici di Airbus, il Regno Unito partecipa al design e alla manifattura dei programmi commerciali del costruttore europeo, attraverso 25 stabilimenti sparsi sul proprio territorio e 15.000 addetti, a cui va aggiunto un indotto rappresentato da oltre 4.000 aziende fornitrici, tra cui player del calibro di Rolls-Royce e GNK Aerospace.

Per le relazioni commerciali future tra Regno Unito e Unione europea, “un’uscita disciplinata da un accordo sarebbe preferibile a uno scenario opposto e l’attuale transizione pianificata (che terminerà a dicembre 2020) è troppo breve per determinare le questioni in sospeso e per attuare i cambiamenti richiesti nella gestione della catena degli approvvigionamento”. “Stando così le cose, Airbus farà molta attenzione ad attuare nuovi investimenti in UK  (cinque miliardi di sterline l’anno, ndr) ed eviterà di estendere la base dei fornitori”.

“Brexit – dichiara Tom Williams, chief operating officer di Airbus Commercial Aircraft – avrà conseguenze negative per l’industria aerospaziale del Regno Unito e in particolare per Airbus. Pertanto, misure per mitigarne gli impatti dovrebbero essere a questo punto accelerate. Comprendiamo che il processo politico deve continuare, ma necessitiamo come gruppo industriale di dettagli immediati sui passi da intraprendere. Senza questi, l’impatto sulle nostre operazioni in UK potrebbe essere significativo”. “Negli ultimi 12 mesi – conclude il responsabile del gruppo – abbiamo evidenziato le nostre preoccupazioni, senza successo. Uno scenario senza accordo minaccia il futuro di Airbus nel Regno Unito”.

La situazione sta investendo tutto il settore anche in programmi altamente strategici, come il sistema di navigazione satellitare Galileo, dopo che la Ue sembrerebbe aver deciso di negare al Regno Unito l’accesso alla parte criptata del segnale, tanto che quest’ultimo starebbe valutando nuove partnership con un altri soggetti (forse l’Australia) per dare vita ad un sistema terzo, alternativo sia a Galileo che all’americano GPS. Nuovi “inizi” potrebbero vederli poi anche altri programmi, come l’UCAV Taranis, apparso recentemente in un video diffuso dal prime contractor Bae Systems, mentre nuove alleanze potrebbero vedere la luce, come quella con la Turchia per lo sviluppo congiunto di un nuovo fighter, dove far confluire gli sviluppi fatti dall’industria britannica nel settore della difesa.

Questo scenario non fa che rafforzare l’asse franco tedesco, da ultimo sancito dalla firma di una lettera di intenti che designa la Francia quale nazione leader nel progetto per un nuovo sistema da combattimento aereo (programma FCAS), da mettere in linea attorno al 2040. Florence Parly, ministro della difesa francese e l’omologa tedesca, Ursula von der Leyen, il 19 giugno scorso hanno apposto la loro firma al documento, che contempla anche la partecipazione di altri Paesi,  con l’obiettivo di lanciare la fase di studio, propedeutica a definire l’architettura del sistema e a sviluppare rapidamente dei prototipi, già a fine 2018 per arrivare ad un concept nel 2025.

Come già dichiarato dai due Paesi, sempre più determinati a dare un nuovo volto all’Europa della difesa, attorno ad un caccia di nuova generazione, in grado di “rispondere alle nuove minacce e di utilizzare il potenziale offerto dall’intelligenza artificiale”, si muoveranno in network altre piattaforme, tra cui droni. I due ministri si sono accordati inoltre per la messa in orbita, che rappresenterà il primo lancio istituzionale del nuovo lanciatore pesante dell’ESA, Ariane 6, del satellite militare franco-tedesco CSO3. Passi avanti infine anche sul fronte terrestre, dove la Germania guiderà lo sviluppo del nuovo carro MGCS, al fine di rispondere entro il 2024 con un unico requisito operativo ai programmi Scorpion francese e tedesco HEER.

Intanto, il primo ministro britannico Theresa May ha fatto sapere, tramite la portavoce, di essere determinata a mantenere il Regno Unito quale potenza militare di primo livello. “In Europa abbiamo il maggior budget stanziato per la difesa e il secondo in ambito Nato”. Fa sapere Downing Street, mentre l’ex numero uno di Airbus, Fabrice Bregier, ha esortato Francia e Gran Bretagna a preservare la cooperazione nel settore della difesa. “Brexit o non Brexit”. Ha detto alla stampa a margine di un evento. “Il Regno Unito è un grande Paese e un importante protagonista del settore commerciale e della difesa. Abbiamo la possibilità di continuare a sviluppare insieme grandi progetti e cooperazioni su vasta scala, nonché di dare vita a joint venture”.