Le ultime ipotesi sulla tragedia del B737 MAX 8

Di Pietro Romano

In attesa di avere l’esito dell’esame delle scatole nere, per sapere cosa è successo davvero il 10 marzo in Etiopia, al Boeing 737 MAX 8 marche di identificazione ET-AVJ, decollato da Addis Abeba con destinazione Nairobi, in cui hanno perso la vita 157 persone, tra cui otto cittadini italiani, emergono nuovi particolari sulla vicenda.

Secondo il New York Times, l’aereo non era sicuro quanto avrebbe dovuto, in quanto sprovvisto di due sistemi di sicurezza extra per i quali era richiesto un pagamento aggiuntivo a carico delle compagnie aeree. Sempre secondo la testata americana, ne Ethiopian Airlines, ne Lion Air, l’altro vettore colpito da una tragedia analoga avevano integrato il sistema a bordo. Secondo Reuters poi, il pilota non aveva fatto l’addestramento necessario e non sarebbe stato in grado di gestire il MCAS (Maneuvering Characteristics Augmentation System), il dispositivo che consente di abbassare il muso dell’aereo per evitare lo stallo.  Nel 737 precipitato a sei minuti dal decollo – stando a quanto scritto in queste ore – sembra che l’MCAS si sia attivato e abbia fatto precipitare l’aereo dopo aver ricevuto un’informazione scorretta sull’angolo di incidenza.

Nelle scorse settimane intanto, le autorità di Addis Abeba hanno consegnato i due registratori di volo, danneggiati nello schianto, all’ufficio di inchiesta e di analisi per la sicurezza dell’aviazione civile (Bea) di Parigi. I risultati dell’indagine dovrebbero essere resi noti entro un mese. A seguito della tragedia molti Paesi, fra cui l’Italia, hanno messo a terra il 737 Max, circa i due terzi dei 371 aerei 737 Max operativi in tutto il mondo.

L’aereo “andava a un’inusuale alta velocità dopo il decollo”, quando “il pilota ha riferito di avere problemi e chiesto il permesso di prendere quota rapidamente” ha detto una fonte – che ha ascoltato la registrazione della conversazione con la torre di controllo – all’agenzia Reuters. Nella conversazione il pilota chiede di salire a 14.000 piedi, ma a 10.800 l’aereo scompare dai radar dopo aver manovrato per quello che il pilota ha descritto come un problema al sistema di controllo. Poco prima della manovra, il pilota ha urlato “break, break”, indicando alla torre di controllo di interrompere le conversazioni non urgenti.

Il ministro dei Trasporti etiope ha dichiarato al Time evidenti somiglianze tra il disastro dell’Ethiopian e quello della Lion Air e ha chiarito che per identificare tutte le vittime potrebbero essere necessari anche sei mesi. Dopo il disastro aereo diversi media hanno parlato di problemi relativi all’aeromobile della Boeing, citando i rapporti anonimi di piloti e membri di equipaggio raccolti dalla Nasa.

In almeno due casi confermati, l’aereo avrebbe puntato il muso verso il basso, in fase di salita, a distanza di pochi istanti dall’attivazione del pilota automatico, per poi rientrare dopo la ripresa dei controlli manuali. Altri casi descrivono un malfunzionamento che ha riguardato la gestione dell’acceleratore sempre tramite pilota automatico. Sotto accusa ci sarebbe il software che in base ai dati di un sensore corregge il profilo di volo gestendo autonomamente la quota del velivolo nonostante Boeing rimarchi l’assoluta sicurezza dell’aeromobile.

Un segnale d’allarme aggiuntivo per avvisare i piloti in fase di decollo se il sistema anti-stallo presenta qualche anomalia sarebbe – scrive il Sole 24 Ore -, oltre a una revisione di tutto il software nel giro del prossimo mese, con nuovi training per tutti i piloti, la risposta che Boeing sta valutando, assieme alla Federal Aviation Administration, per migliorare la sicurezza dei velivoli 737 Max 8 e 737 Max 9, a terra dopo il divieto al volo emesso dalle agenzie regolatrici dell’aviazione civile in tutto il mondo.

Martedì sorso, il segretario ai Trasporti Usa, Elaine Chao, ha chiesto all’ispettore generale dell’agenzia di indagare sulla certificazione del Max, sulle procedure adottate, compresi i manuali di training utilizzati dai piloti, e sui metodi adottati dalla compagnia per vendere i suoi aerei. Nel frattempo Garuda Indonesia ha cancellato un ordine del 2014 da quasi 5 miliardi di dollari sui 49 Boeing 737 Max 8 ancora da consegnare. Questa decisione potrebbe essere seguita anche dalla Cina, tra i maggiori acquirente del MAX. “Abbiamo inviato una lettera alla Boeing chiedendo che l’ordine venga cancellato”, ha dichiarato il portavoce di Garuda. “I nostri passeggeri hanno perso fiducia e non si sentono più sicuri.”

In risposta Boeing ha scritto una lettera pubblicata sulla stampa per chiarire la propria posizione.  “Sulla base delle evidenze tratte dall’incidente del volo Lion Air 610 e dai dati emersi, non appena disponibili, dall’incidente del volo 302 di Ethiopian Airlines, stiamo prendendo provvedimenti per garantire appieno la sicurezza del 737 MAX”, ha scritto Dennis Muilenburg, ceo della Boeing.

“A breve rilasceremo un aggiornamento del software e relativo training piloti per il 737 MAX che risponderà ai problemi rilevati all’indomani dell’incidente del volo Lion Air 610″. “Dall’incidente Lion Air avvenuto nell’ottobre dello scorso anno – prosegue la lettera aperta – stiamo lavorando a stretto contatto con la Federal Aviation Administration, il Dipartimento dei Trasporti e il National Transportation Safety Board su tutte le questioni relative agli incidenti di Lion Air e di Ethiopian Airlines”.