A terra i B737-8 MAX di Etiopia e Cina

Di Michela Della Maggesa

Nell’ultimo bollettino, Ethiopian Airlines ha annunciato la decisione di mettere a terra tutti i suoi Boeing 737 MAX 8 in via precauzionale. “Pur non conoscendo le cause dell’incidente (costato la vita a 157 persone, tra cui otto italiani, ndr), abbiamo deciso di mettere a terra questi velivoli come misura di sicurezza ulteriore”. Si legge sul sito della compagnia, a mezzo del quale verranno fornite ulteriori informazioni non appena disponibili. Sul tragico volo 302 di Ethiopian Airlines, decollato da Addis Abeba con destinazione Nairobi, investigheranno ora diverse autorità internazionali, sotto la guida dell’ Ethiopia Accident Investigation Bureau e dell’ U.S. National Transportation Safety Board, a cui verrà affiancato personale tecnico del costruttore.

In attesa di ulteriori elementi, anche l’Ente cinese per l’aviazione civile (CAAC) ha seguito la decisione di Ethiopian Airlines, sospendendo per nove ore i voli domestici del 737 MAX 8, anche in virtù delle  similitudini di questo incidente con quello della compagnia indonesiana Lion Air dello scorso dicembre dove persero la vita 189 persone. “Entrambi gli incidenti – sottolinea CAAC – sono avvenuti durante la fase di decollo”. Nella direttiva sono coinvolte Air China, China Eastern Airlines, China Southern Airlines e Hainan Airlines.

Nessuna decisione è stata presa ancora dall’Agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa), che tuttavia, riporta Bloomberg, sta monitorando da vicino la situazione. “Siamo in contatto con l’autorità americana (Faa) e con le autorità etiopi”. In Europa tra gli operatori del velivolo a corridoio singolo della Boeing, c’è Air Italy, con ha tre velivoli di questo modello nella sua flotta. Intanto, in considerazione della presenza di otto cittadini italiani tra le vittime dell’incidente, l’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (ANSV) ha comunicato di aver designato – sulla base della normativa internazionale (Annesso 13 ICAO) in materia di inchieste aeronautiche – un proprio investigatore, in qualità di osservatore, nell’inchiesta condotta dall’omologa Autorità investigativa etiope; “tale investigatore – fa sapere ANSV – opererà nei limiti consentiti dall’ordinamento internazionale”.

Ovviamente per capire cosa è successo bisognerà attendere l’analisi dei dispositivi elettronici di registrazione dei dati di bordo, ma l’ipotesi al momento più verosimile sembrerebbe essere quella di un malfunzionamento nell’invio di dati da parte dei sensori di bordo. Il comandate Danilo Recine dell’associazione piloti Anpac intervistato da Repubblica ha dichiarato: “Al momento possiamo ipotizzare che qualcosa non abbia funzionato nel dialogo tra il software che gestisce il volo in gran parte delle sue fasi, e i piloti. È presto per dare un’interpretazione dell’incidente o fare dei paralleli tra i due casi, ma possiamo sicuramente dire che qualcosa, in questo dialogo uomo-macchina, non ha funzionato, costringendo i piloti a effettuare delle scelte che hanno cercato di contrastare le manovre di correzione automatica messe in opera dai controlli dell’aereo”.

E sulle similitudini con il precedente volo del B737 il comandante ha dichiarato: “Nel primo incidente della Lion Air dello scorso anno, erano errati alcuni parametri inviati in cabina, come velocità, altitudine. La macchina ha reagito mettendo in pratica delle contromisure per correggere qualcosa che nella realtà non stava accadendo. E cioè ha modificato l’assetto e la velocità pensando ad un evento che non si stava verificando.  E a nulla sono valse le reazioni “in manuale” dei piloti. Potremmo trovarci di fronte a qualcosa di simile”.