Aeronautica: Norman Atlantic, un caso che ha fatto scuola

Di Michela Della Maggesa

Venticinque ore di volo in condizioni estreme. Cinquantasei naufraghi recuperati e tratti in salvo. Cinque aeroporti mobilitati (Pratica di Mare, Gioia del Colle, Lecce, Brindisi, Sigonella). Questi i numeri che riassumono l’attività di soccorso dell’Aeronautica Militare al traghetto Norman Atlantic, andato a fuoco la notte del 28 dicembre 2014 nel canale d’Otranto. In particolare la Forza Armata, in supporto alla Marina Militare, ha impegnato per l’operazione 3 elicotteri HH139 del servizio SAR, di cui due dell’84° Centro CSAR di Gioia del Colle ed uno dell’85° Centro di Pratica di Mare, oltre ad un Atlantic del 41° Stormo di Sigonella. “Avevo finito il corso di abilitazione, provenivo dall’HH3F, ed ero stato appena nominato comandante sul nuovo mezzo – ci racconta il maggiore Marco Mascari, pilota 85° Centro del 15° Stormo, tra i protagonisti di quelle tragiche ore -. Mai l’Italia si era trovata in una situazione del genere. Arrivando ho visto il ponte della nave avvolto dalle fiamme per tre quarti, con i passeggeri ammassati a prua. Le imbarcazioni sopraggiunte non riuscivano a portare via i passeggeri. L’unico mezzo era l’elicottero”. A complicare la situazione – come noto dalle cronache di quei giorni -, raffiche di vento a 50 nodi, onde alte più di 5 metri e fumo dappertutto. Tutto questo non permetteva ai piloti di trovare punti fissi dove mantenere l’hovering. I passeggeri, come ci racconta il maggiore Mascari, sono stati presi e portati su una nave da crociera intervenuta in soccorso. “La prima difficoltà è stata coordinare gli altri mezzi aerei intervenuti prima di noi, dal momento che la Capitaneria non aveva la possibilità, stando troppo in alto, di vedere bene quel che succedeva, mentre noi arrivati per ultimi, a metà mattinata, avevamo anche a disposizione più carburante”. “A differenza di altre operazioni di soccorso a cui ho preso parte, come la Concordia, nel caso del Norman Atlantic c’era un solo punto possibile per recuperare i passeggeri ed anche piuttosto ristretto”.
“Personalmente ho portato avanti i soccorsi dal tramonto alla notte. Gli unici a poter effettuare soccorsi notturni siamo noi dell’Aeronautica, in quanto dotati di visori notturni, e addestrati per questo tipo di eventualità”. Per le sue condizioni estreme, il caso Norman Atlantic ha fatto scuola. “E’ stato – ci racconta Mascari – uno di quei casi che stiamo riprendendo per creare metodologie con cui migliorare tecniche e procedure relativamente ad aspetti che sono stati problematici, come l’uso della cesta, con cui siamo intervenuti al posto del verricello”. La cesta non aveva un cavo guida ed è stato difficile metterla in sicurezza, tanto che uno dei soccorritori (Medaglia d’Argento al valore, ndr) per proteggere i passeggeri vicini al punto di sbarco si è rotto un polso. “Nonostante questo ha continuato a prestare soccorso per altre 5 ore”. Oltre alle operazioni di Search and Rescue a supporto della popolazione civile in caso di disastri, sia in Italia che in Europa, grazie ad accordi con Francia e Spagna, il 15° Stormo effettua missioni Combat SAR e di intercettazione di velivoli a bassa velocità (SMI).
Per arrivare ad effettuare missioni del genere l’addestramento è ovviamente una componente fondamentale. Ma come avviene l’addestramento per l’ala rotante? Lo abbiamo chiesto a Carla Angelucci, capitano istruttore pilota del 72° Stormo dell’AM, sede dell’unica scuola in Italia per l’addestramento su elicotteri di tutte le Forze Armate e i Corpi dello Stato. “Tutti quelli che volano su elicotteri passano dalla nostra scuola, che si è evoluta per seguire l’evoluzione dell’ala rotante”. “Siamo passati – ci spiega – dal fare un addestramento solo monomotore, quindi basico, che permette l’abilitazione per i piloti militari e un brevetto per coloro che non hanno alcuna esperienza pregressa, ad un addestramento che contempla anche elicotteri bimotori”. L’addestramento avanzato prevede, oltre all’utilizzo di una macchina più evoluta, dotata di un sistema avionico differente, la parte equipaggio e fornisce quindi addestramento sulla cosiddetta multicrew coordination. “Questo tipo di addestramento – ci spiega Carla Angelucci – offre un prodotto completo: piloti perfettamente formati, pronti per essere impiegati sugli elicotteri di destinazione”.
L’addestramento l’Aeronautica Militare lo fornisce anche in ambito internazionale. “Attualmente abbiamo in formazione piloti libanesi e pochi mesi fa abbiamo finito il corso con gli allievi del Gibuti. Diversi Paesi ci stanno chiedendo di acquisire corsi. Recentemente abbiamo ricevuto la visita di una delegazione argentina, interessata non solo all’addestramento, ma anche ad importare il nostro metodo. Pertanto ci ha chiesto di poter inviare un suo istruttore nella nostra scuola”. A Frosinone l’addestramento basico si fa sul TH500B, elicottero che permette all’allievo di acquisire la manualità necessaria. La fase successiva invece viene fatta sull’UH139. Entrambe le fasi sono corredate da ore d’aula e simulatore. “Nella parte teorica riusciamo a fornire un sistema di e-learning che da al frequentatore la possibilità di seguire le lezioni direttamente dal proprio reparto di appartenenza o dalla propria città. Questo sistema ci permette di monitorare ogni singolo frequentatore per tutta la fase di studio, di vedere come procede l’avanzamento e anche di capire dove ha problemi. Dopo l’e-learning c’è la fase frontale, dove si vanno a chiarire i dubbi. Siamo stati i primi ad introdurre questi sistemi”.