“Dopo le elezioni in Germania probabilmente partirà un asse franco-tedesco non solo sull’unione monetaria, ma anche sulla difesa. I tedeschi potranno accettare di fare passi avanti dal punto di vista dell’integrazione economica solamente se i francesi consentiranno una messa in comune della leadership militare”. A parlare è Enrico Letta, oggi testimone privilegiato della realtà francese in quanto dean della Paris school of international affairs dell’università SciencesPo. L’ex presidente del Consiglio è intervenuto ieri al simposio Digital transformation: nuovi confini, crescita e sicurezza del Paese, organizzato dalla società Elettronica al Foro Italico. Difficile predire se, come auspicato anche nel libro di Gustavo Piga (Difendere l’Europa), si passerà da un Fiscal compact a un Defense compact ma non vi è dubbio che Francia e Germania siano al lavoro per rafforzare un asse che proprio nell’industria aerospaziale potrebbe trovare il suo perno.
Nel corso della giornata, che ha rappresentato tra l’altro un omaggio ai venti anni dalla scomparsa del fondatore di Elt Filippo Fratalocchi, è stato anche presentato un position paper realizzato da Ambrosetti con la stessa Elettronica.
Creare “una cabina di regia unica per l’innovazione e la ricerca” al fine di massimizzare gli investimenti pubblici e provvedere alla “revisione strategica delle tecnologie e competenze considerate chiave o critiche”. È quello che, in tema di industria aerospaziale e della sicurezza, viene proposto dal suddetto documento. Si tratta di una proposta che, sulla base anche dell’esperienza fatta nel comparto spazio, merita la massima attenzione di governo e Parlamento. La trasformazione digitale sta infatti disegnando i nuovi confini delle competenze e della economia a livello globale, determinando le condizioni per la crescita di oggi e di domani. “Siamo di fronte a trasformazioni rapide che hanno cambiato alcuni degli assiomi del passato” ha detto il Ministro della Difesa Pinotti, intervenuto nel corso dell’evento. Si tratta di quella rivoluzione industriale, la quarta, che facendo perno sull’innovazione, e che ha profondamente cambiato la capacità competitiva di molti Paesi. Lo stesso concetto di crescita non può prescinderne. Ed è proprio l’industria della difesa ad essere avamposto di questa “Rivoluzione 4.0”. L’utilizzo duale delle innovazioni frutto degli investimenti in ricerca e sviluppo non è più una chimera o una elaborazione teorica. La distinzione fra uso militare e civile è ormai sempre più sottile e può anzi sorreggere una capacità produttiva nazionale e sostenibile, cioè – come si legge nell’analisi Ambrosetti-Elt – “fondata sull’equilibrio di risorse, tecnologia e competenza”. Naturalmente, un disegno di questo genere non può non tenere conto del rapporto virtuoso fra industria e i cluster tecnologici e i loro poli universitari di eccellenza, ma neppure ignorare rischi e opportunità della idea, sempre più forte, di sviluppare una difesa europea comune. Anche dal punto di vista giuridico, stando alle parole di Paola Severino, è necessario ragionare in ottica internazionale. Regolare “fenomeni come l’economia digitale e la cyber” esclusivamente a livello di nazione sarebbe infatti solo “un’illusione”. L’Italia deve “essere promotrice di regole internazionali, attraverso lo studio del fenomeno e puntando alla prevenzione del cybercrime”.
Per il nostro Paese si tratta quindi di farsi trovare pronto. Le misure di Industria 4.0 stanno dimostrando tutta la loro efficacia e indicano la volontà di scommettere sulla trasformazione tecnologica. Nel settore della sicurezza tutto questo è necessario, ma non per questo sufficiente. “Il tema della difesa non può essere slegato da quello della sicurezza” ha dichiarato il Ministro della Difesa. Le connessioni tra i due ambiti sono “sempre di più e le barriere sono sempre più insignificanti”. “Dobbiamo fare veramente sistema partendo dalla Pa e dallo Stato e arrivando poi alla collaborazione pubblico-privato; dobbiamo ragionare sempre di più in modo interconnesso per rispondere in modo più forte”. Il circolo virtuoso innovazione-produttività-crescita richiede scelte precise e tempestività. Per l’industria della difesa il momento delle scelte di politica industriale è arrivato.