Aviazione, ecco perché conviene il Cielo Unico Europeo

Di Michela Della Maggesa

In Europa il 2017 si è chiuso con un aumento del traffico pari al 4%, rispetto al 2016, con oltre 10 milioni di voli. Le previsioni al 2024 fornite da Eurocontrol (l’organizzazione responsabile del network aereo europeo) evidenziano una crescita annua costante del numero dei voli, che arriverà a 12,4 milioni di movimenti. Per affrontare in sicurezza la progressiva domanda di traffico aereo è stato istituito dalla Commissione Ue (regolamento CE 594/2004) il Cielo unico europeo, o Single european sky, un insieme di misure volte a soddisfare i fabbisogni futuri in termini di capacità e di sicurezza aerea, per ridurre progressivamente la frammentazione dello spazio aereo europeo, suddividendo la gestione dello stesso in “blocchi funzionali” per massimizzarne l’efficienza.

Le misure interessano sia il settore civile sia quello militare e riguardano regolamentazione, economia, sicurezza, ambiente, tecnologia e istituzioni. Lo scopo principale dell’iniziativa è porre fine a un’organizzazione della gestione del traffico aereo rimasta immutata dagli anni Sessanta e responsabile dell’attuale congestione del traffico aereo, che vede 28 autorità nazionali di vigilanza del traffico aereo gestire una sessantina di organismi di controllo, suddivisi in 650 settori. Senza un sistema di gestione integrato ed efficiente (la mancanza di rotte dirette allunga i tempi di volo, quindi il consumo di carburante e delle emissioni aumenta, per un impatto di circa 5 miliardi di euro l’anno che grava sui passeggeri) dello spazio aereo – sottolinea la Commissione Ue – il rischio è che il cielo in Europa diventi rapidamente saturo.

Eliminando i confini nazionali, il Cielo unico europeo mira a organizzare al meglio il traffico aereo per renderlo più efficiente, competitivo, sicuro e meno pericoloso per l’ambiente. I progressi tuttavia sono lenti. Un primo pacchetto di misure (Sesar 1) è stato adottato nel 2004, ma non ha avuto gli effetti sperati. Il progetto è stato poi aggiornato nel 2009, per arrivare alla proposta Sesar 2+ (Single european sky air traffic management – ATM research), con il compito di accelerare la riforma dei servizi di navigazione aerea e identificare gli elementi tecnologici innovativi che permettano la realizzazione di un nuovo sistema di gestione del traffico aereo interoperabile. In particolare, il programma Sesar 2020, gestito sotto l’egida della Sesar joint undertaking, un partenariato pubblico-privato tra la Commissione Ue, Eurocontrol e l’industria, rappresenta la naturale evoluzione di Sesar 1 e ha l’obiettivo di proseguirne il lavoro, continuando gli sviluppi tecnico-operativi secondo le priorità dettate dall’European ATM Master plan per ridurre sempre più il gap fra la fase ricerca e sviluppo e quella di utilizzo.

Il programma prevede 28 progetti, fra Industrial research & validation e Very large scale demonstrations, articolati in due gare per l’assegnazione delle attività: Wave 1, per i primi tre anni di programma (2017-2019), e Wave 2 per gli anni a seguire fino al 2021. A questi progetti si aggiungono attività di ricerca di lungo termine denominate Exploratory research. Nell’implementazione del Cielo unico europeo, l’Italia gioca un ruolo di primo piano, grazie anche a buone pratiche messe a punto negli anni, sia a livello civile sia militare. In particolare, Enav, che nel 2017 ha gestito 1,86 milioni di voli, è impegnata – unitamente ad altre aziende – nello studio di diversi concetti operativi e tecnologie a supporto, nonché in tematiche aeroportuali, di rotta e avvicinamento, che comprendono anche aspetti di pianificazione, gestione delle informazioni e interoperabilità.

Membro di Sesar è anche Leonardo che condivide con altri player la responsabilità del segmento di terra. Questo include il System wide information management (Swim), i sensori ATC, le stazioni di terra e i sistemi meteorologici. La partecipazione di Leonardo al programma comprende anche l’inserimento dei velivoli nella nuova architettura degli spazi aerei, sia per i velivoli regionali (tramite ATR, per le funzionalità di navigazione, comunicazione e sorveglianza), sia per quelli militari (per l’interoperabilità dei sistemi di comunicazione e sorveglianza, oggetto di validazione in volo su C-27J nel 2014-15), che per i velivoli a pilotaggio remoto, dove sono state dimostrate in volo su Sky-Y soluzioni di sorveglianza collaborativa. Contribuisce inoltre all’integrazione delle capacità tecnico operative degli elicotteri e sviluppa attività di ricerca relative alle funzionalità CNS (comunicazione, navigazione e sorveglianza) per le quali è previsto il contributo di sistemi spaziali.

A fine marzo infine, la multinazionale spagnola Indra, ha completato con Avinor, fornitore norvegese di servizi di navigazione aerea, il primo esercizio di simulazione previsto dal programma, con l’obiettivo di testare la tecnologia che consentirà di gestire da remoto, da un’unica postazione di controllo, il traffico di diversi aeroporti simultaneamente.