Avio, ExoMars e difesa europea. Moretti a 360 gradi

Di Andrea Picardi

“Diventeremo partner industriali di Avio Spazio: il nostro percorso è inverso a quello della vecchia Finmeccanica quando i pezzi pregiati venivano venduti”. Parola di Mauro Moretti che ieri – nel corso della conferenza di presentazione della settima edizione del Festival della Diplomazia – ha rivendicato di fronte ai giornalisti della stampa estera la decisione di aumentare la partecipazione di Leonardo in Avio Spazio dal 14 al 28% del capitale sociale.

“In questa partita ci crediamo”, ha quindi affermato Moretti con riferimento alla sfida spaziale di cui la società è sempre più protagonista. Nella missione ExoMars – che ha portato il modulo Schiapparelli sulla superficie di Marte – ci sono stati dei problemi, ma il numero uno di Leonardo ne ha giudicato in modo comunque positivo l’esito: “Il sistema di frenaggio attraverso dei razzi di compensazione non ha funzionato, ma una buona parte delle cose è andata bene. Questo ci permette di pensare già alla prossima missione del 2020”. Ed in ogni caso, ha spiegato ancora, “la tecnologia italiana non è coinvolta direttamente nei problemi registrati ieri nell’ambito di Exomars”. Avanti tutta nel settore dei lanciatori anche per piccoli satelliti. Questo uno degli obiettivi industriali e strategici dell’operazione Avio per Leonardo: “L’operazione in Avio – aveva detto in mattinata Moretti – rappresenta un ulteriore passo nella realizzazione del piano industriale, volto alla crescita e al rafforzamento del core business dell’aerospazio, difesa e sicurezza; attraverso lo sviluppo del business di Avio e acquisendo maggior peso nell’azionariato, Leonardo-Finmeccanica potrà rafforzare la propria posizione nel business dello spazio, consolidando il proprio ruolo nel segmento dei lanciatori anche per piccoli satelliti”. (Del valore strategico dello spazio ha parlato di recente anche il ministro Pinotti, proprio in riferimento all’aumento della partecipazione di Leonardo in Avio).

Rispondendo alla domanda di un giornalista spagnolo, Moretti nel corso della conferenza di presentazione del Festival della Diplomazia ha ricordato quale sia stata la sua strategia per la trasparenza e la legalità all’interno della galassia Finmeccanica: “Innanzitutto ho mandato via 250 persone nei primi due mesi. Poi ho varato una governance interna che fosse in linea con gli obiettivi di un’impresa che deve operare in modo trasparente. Prima che arrivassi io, nessuno sentiva il bisogno di mantenere una tracciatura dei documenti fondamentali dell’impresa”. Il vecchio sistema,  ha proseguito Moretti, era “feudale e concettualmente malato. Dietro la holding finanziaria convivevano vere e proprie tribù, vecchio retaggio della partecipazione statale. Ecco perché ho fatto la one company”.

Intervistato dal direttore di Sky Tg24 Sarah Varetto, Moretti ha rimarcato come la mission dell’azienda che dirige dal maggio 2014 sia di fatto indicata nel suo nuovo nome: Leonardo come sintesi perfetta tra umanesimo e tecnologia”. “Ma la seconda – ha avvertito – non è la figlia illegittima del primo”. In tal senso, l’ad ha evidenziato con forza l’importanza della superiorità tecnologica nella competizione globale, e nel settore della difesa in particolare. “È fondamentale”, ha ribadito in più di un’occasione, perché dalla tecnologia passa anche la capacità di creare sviluppo dal punto di vista politico, economico e sociale. A questo proposito l’amministratore delegato di Leonardo ha ricordato come la leadership tecnologica spetti ancora pienamente agli Stati Uniti. “Ma anche la Cina sta crescendo molto”, ha rilevato. E l’Europa? “Si trastulla troppo. I capi di governo continuano a pensare solo ai propri confini, ma non si rendono conto che di questo passo aumenterà troppo la distanza dagli altri”. Netta la sua critica nei confronti degli attuali assetti europei. “Dopo quasi 60 anni non abbiamo ancora fatto un’operazione che porti alla nascita degli Stati Uniti d’Europa”, ha accusato Moretti, che poi ha aggiunto: “Non c’è alternativa. Altrimenti c’è solo frantumazione e difesa di confini nazionali che, però, non reggono più da nessuna parte”. La risposta all’attuale crisi, dunque, è più Europa: “Così non si può andare avanti. Le dimensioni di ogni singolo Stato non sono sufficienti ad affrontare la competizione globale”.

I punti interrogativi, però, non mancano, a cominciare dall’euro: “È ancora sostenibile ma con molti aggiustamenti. Bisogna trovare strumenti di compensazione politica come avviene in ogni federazione”. L’esempio fatto a tal proposito da Moretti è lo spirito di solidarietà che ha legato nella storia dello Stato italiano il nord e il sud del Paese: “In Europa deve accadere lo stesso, se no ci sarà solo asfissia”. L’altro punto interrogativo sono le strategie da mettere in campo per rilanciare l’economia continentale. Il problema a questo riguardo è l’indebitamento accumulato nel corso degli anni da molti Paesi: “Quando è stato pensato l’euro, nessuno poteva immaginare che l’ammontare dei debiti fosse così grave da inibire ogni investimento e bloccare la crescita. O ciò diventa un problema comune oppure il rischio è che si spacchi tutto”. Un obiettivo da perseguire con forza anche perché – ha ragionato Moretti – si stanno creando le condizioni adatte dal punto di vista politico sia interno che esterno. La pressione che arriva sull’Europa da sud e da est va in questa direzione, così come la Brexit con l’abbandono di un Paese storicamente contrario a qualsiasi forma troppo stretta di integrazione europea. Inoltre contribuisce anche “la fine, dopo settant’anni, delle sanzioni inflitte ad alcuni Stati al termine della seconda guerra mondiale”. Tutti questi fattori, ha osservato ancora, “liberano la possibilità di arrivare a uno schema di difesa comune”. Ma, affinché ciò accada occorre una precisa volontà politica mentre, al momento, i governi e le cancellerie europee danno la sensazione di pensare “che tutto questo possa essere affrontato rinforzando i propri rispettivi orticelli”.

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