Bregier: Atr importante per Airbus, ma non strategica

Di Michela Della Maggesa

“Lascio agli azionisti ogni eventuale discussione riguardo l’interesse di Finmeccanica a crescere nell’azionariato”. Così (scrive l’agenzia di stampa Radiocor) l’amministratore delegato di Airbus, Fabrice Bregier, rispondendo ieri, in occasione degli “Innovation Days” a una domanda sull’ipotesi che Finmeccanica arrivi a detenere il 100% di Atr, joint venture tra Airbus Group e Finmeccanica-AleniaAermacchi, della quale piazza Montegrappa vorrebbe – come più volte dichiarato dall’amministratore delegato di Finmeccanica, Mauro Moretti – il controllo totale. “Atr è un asset molto importante – ha aggiunto Bregier -, ma non fa parte del nostro core business”. Il numero uno di Airbus ha poi spiegato che la società con sede a Tolosa, che produce i velivoli regionali turboelica leader di mercato, è “una realtà di grande successo”, la cui sfida principale è quella di “aumentare i ratei produttivi degli aerei per arrivare dalle attuali circa 80 consegne annue alle 100”. Nulla di nuovo dunque rispetto alle dichiarazioni fatte circa un anno fa dallo stesso Bregier, che aveva indicato altre priorità per il costruttore (ramp up di produzione dell’A350, breakeven per l’A380 ed il lancio sul mercato dell’A320neo) e ribadito la necessità per Atr di confermare i risultati di successo con un costante miglioramento del prodotto.
La questione del controllo totale di Atr non è nuova e spesso viene legata a quella della joint venture missilistica a tre (Airbus Group, Bae Systems e Finmeccanica) Mbda, dove Finmeccanica detiene il 25% delle quote ed Airbus Group il 37,5%. In entrambi i casi, al di la di “dichiarazioni d’intenti”, passi concreti ancora non ne sono stati fatti, anche se l’ipotesi dello “scambio” (Atr a Finmeccanica e il 25% di quest’ultima in Mbda ad Airbus Group) torna a circolare periodicamente, senza sapere però cosa ne pensi in proposito la britannica Bae Systems, che ha l’altro 37,5% della joint venture missilistica. In ogni caso le preoccupazioni in casa Airbus sono altre, visto che il costruttore è in questo momento impegnato a cercare di risolvere i problemi sul fronte militare, dopo il tragico incidente, ed ancor prima i ritardi nello sviluppo e nelle consegne, del velivolo da trasporto tattico A400M. In un’intervista ad Handelsblatt, Marwan Lahoud, direttore delle strategie di Airbus Group, ha confermato che all’origine dell’incidente dell’A400M precipitato a inizio maggio vicino Siviglia, c’è un problema tecnico e non un errore umano. “Le scatole nere lo confermano – ha detto alla testata tedesca il responsabile -, non ci sono difetti strutturali, ma abbiamo un serio problema di qualità nell’assemblaggio finale”. Stando a quanto riportato fino ad oggi infatti, quanto accaduto al velivolo destinato alla Turchia, sarebbe stato causato da una procedura non corretta di installazione del software che controlla i motori T-400 del velivolo e non al suo funzionamento. Al programma, 4 anni di ritardi e circa 7 miliardi di euro in più del previsto, partecipano Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Lussemburgo, Belgio e Turchia.