In Usa cresce il dibattito sulla sesta generazione

Di Michela Della Maggesa

Mentre la quinta generazione avanza, non senza polemiche, dovute principalmente ai progressi fatti dalle nuove tecnologie di difesa aerea, che in futuro potrebbero minacciarne l’efficacia, e ai costi, dall’altra parte dell’Oceano si sta discutendo di “sesta” generazione. A cominciare dal capo acquisizioni del Pentagono, Frank Kendall, che – durante un convegno – ha accennato  alle strategie attualmente allo studio per i caccia di nuova generazione, destinati all’aeronautica e alla marina degli Stati Uniti per sostituire, dopo il 2030, l’F-22 Raptor e l’F/A-18E/F Super Hornet, tramite due distinti programmi, l’F-X e l’F/A-XX.
La sesta generazione, a cui l’avanzata rapida delle minacce – compresi i radar ad altissima frequenza, in grado di intercettare piattaforme stealth a lunga distanza – sta dando un’accelerata non da poco “sarà un programma su larga scala – fanno sapere gli addetti ai lavori -, che dovrà partire con una base industriale ben chiara in mente”.  Alla base di tutto, l’ “Aerospace Innovation Initiative”, portata avanti dalla Defense Advanced Research Projects Agency (Darpa) unitamente alle forze armate interessate.
“L’obiettivo del progetto – ha spiegato Kendall – è quello di sviluppare dei prototipi di piattaforme da superiorità aerea di nuova generazione (X-Plane, ndr)”. Come ha sottolineato il responsabile del Pentagono, al di là delle esigenze operative reali, la sesta generazione “servirà soprattutto a non disperdere un patrimonio di conoscenze impossibile da recuperare nel caso in cui dovesse andare disperso”. “In aree ad altissima specializzazione come la guerra elettronica, non si sviluppa nulla su due piedi, serve esperienza”.
I caccia di aeronautica e marina saranno differenti. Il generale dell’Air Force, Herbert Carlisle ha dichiarato ultimamente che per l’F-X la componente stealth sarà “incredibilmente importante”, mentre il capo delle operazioni navali, ammiraglio Jonathan Greenert, ha detto che per il programma F/A-XX non ci si concentrerà troppo sulla “survivability” della piattaforma, a discapito di velocità e carico utile. Oltre a questo, il generale Carlisle  ha fatto sapere che contrariamente a quanto fatto con F-35 e F-22, per ridurre i rischi connessi allo sviluppo si farà ampio ricorso a prototipi, dimostratori tecnologici e ingegneria dei sistemi.
“La sesta generazione non sarà un semplice velivolo”, hanno spiegato gli esponenti delle forze armate Usa, ma da un “sistema di sistemi”, capace, tra le altre cose, di interoperare con gli assetti spaziali, di gestire “big data” e di operare in aree non permissive, segnando di fatto un nuovo capitolo nella superiorità aerea, avviato dalla cosiddetta “sensor fusion”. E questo varrà sia per la versione destinata all’Usaf che per quella della Navy.  Ancora non è chiaro sei si andrà verso piattaforme pilotate unmanned o ibride. Stando a quanto riportato dalla stampa specializzata americana, i primi passi concreti sull’avvio della sesta generazione dovrebbero essere fatti con l’esercizio fiscale 2018. Intanto in attesa del programma ufficiale americano, Boeing, Lockheed Martin e Northrop Grumman hanno già pronti i loro concept e non sono gli unici, alla sesta generazione lavorano anche Russia e Cina.

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