, In Evidenza

Lanciato lo scorso 19 agosto, il cargo nipponico HTV-5 ha raggiunto ieri la Stazione Spaziale Internazionale con a bordo il telescopio Calet (CALorimetric Electron Telescope), missione scientifica della Jaxa, l’agenzia spaziale giapponese, realizzata in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana e la Nasa
Alle 12.28 ora italiana del 24 agosto, il cargo nipponico HTV-5 “Kounotori” ha completato il suo viaggio dal Tanegashima Space Center alla Stazione Spaziale Internazionale, dove l’aggancio è avvenuto grazie al braccio robotico Canadarm 2, manovrato dall’astronauta giapponese Kimiya Yui.
Si tratta della quinta navetta giapponese Htv che porta rifornimenti per la ISS, circa 4 tonnellate e mezzo di materiali e playload scientifici agli astronauti dell’Expedition 44. A bordo del Kounotori infatti vi è anche il “cacciatore” di particelle cosmiche Calet (CALorimetric Electron Telescope) nato dalla collaborazione fra l’Agenzia spaziale giapponese (Jaxa), l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e la Nasa.
Definita l’”avanguardia della scienza spaziale” nel campo degli osservatori delle radiazioni cosmiche dalla Jaxa, Calet rappresenta il secondo osservatorio spaziale partito alla volta della Stazione, dopo Ams-02 installato sulla Iss nel 2011.
Una volta installato sulla piattaforma esterna Jem-Ef del laboratorio giapponese Kibo, Calet affronterà per 5 anni molte delle questioni in sospeso dell’Astrofisica delle alte energie, attraverso lo studio della materia oscura, lo studio degli spettri dei nuclei di origine cosmica e la rivelazione dei gamma-ray, ovvero dei lampi di luce di altissima energia ed intensità emessi nel corso di fenomeni particolarmente violenti che hanno luogo in alcune sorgenti astrofisiche.
“Si tratta di un sofisticato apparato sperimentale in grado di identificare le particelle e i fotoni di alta energia che provengono dal cosmo” – ha spiegato il professor Pier Simone Marrocchesi dell’Università di Siena e dell’Infn di Pisa, responsabile scientifico della partecipazione italiana a Calet e co-Principal Investigator della collaborazione internazionale – da anni si sospetta che gli elettroni di alta energia che raggiungono la Terra siano accelerati da una o più sorgenti astrofisiche relativamente “vicine” (a distanza di qualche migliaio di anni luce). Calet potrebbe essere in grado di effettuare per la prima volta la loro identificazione”.
“La missione Calet – ha dichiarato Barbara Negri, responsabile dell’Unità di Osservazione e Esplorazione dell’Universo dell’Asi – riveste un grande interesse non solo per gli aspetti scientifici, ma anche per quelli tecnologici, che sono estremamente avanzati. La partecipazione a questo progetto internazionale dell’agenzia spaziale giapponese Jaxa vede coinvolti istituti scientifici italiani e industria nazionale, e rappresenta un’importante ricaduta per le attività spaziali portate avanti nel nostro Paese”.
Principale partner industriale del contributo italiano alla missione scientifica attraverso l’Asi e l’IFAC-CNR di Firenze, l’azienda pugliese Sitael, direttamente selezionata da Jaxa, ha progettato e realizzato tutto il sistema di alimentazione ad alta tensione di Calet, il più grande mai lanciato nello Spazio.