Questa mattina all’aeroporto di Ciampino si è svolta la cerimonia di cambio al vertice dell’Aeronautica Militare. Il generale Enzo Vecciarelli subentra al generale Pasquale Preziosa, assumendo l’incarico di capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica. Presenti il Ministro della Difesa Roberta Pinotti e il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano.
Un passaggio di consegne, per la precisione, e la locuzione non sembri desueta o afferente alla retorica militare, ma è quella invece che meglio rappresenta la sostanza della cerimonia di avvicendamento, che è stata solenne nella forma, carica nei contenuti, densa di simboli e di tradizione. Vecciarelli nel prendere il comando, nel ricevere la Bandiera di guerra della Forza Armata da Preziosa, si fa carico di “contenuti, simboli e tradizione” con un atteggiamento che è più attinente alla sfera dell’etica che non alla sola retorica. Il nuovo capo di Stato Maggiore si assume la responsabilità di un’organizzazione complessa, della quale fanno parte migliaia di uomini e donne, mezzi, infrastrutture; avrà il compito di proseguire il lavoro di Preziosa in quel processo di ammodernamento e trasformazione della Forza Armata, incessante nei 93 anni di vita dell’A.M., con l’unica finalità di rendere la nostra Forza Aerea in grado di svolgere la sua missione a difesa del Paese, di raggiungere quelle capacità operative che sono la crasi dell’impiego di mezzi ad alta tecnologia, di personale opportunamente preparato e di risorse, per fronteggiare quella “sorpresa strategica” di cui oggi chiunque può averne la drammatica percezione. La sfida che ci riserva il futuro ha l’identità di un’esigenza urgente che deve essere soddisfatta da chi opera al servizio delle Istituzioni utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione in una visione ampia che travalichi i particolarismi ideologici o di casacca ma tenga ben presente l’obiettivo finale.
Vecciarelli ha svolto gran parte della sua attività di volo presso il 4° Stormo, reparto di eccellenza della caccia, modellato sull’esempio di grandi piloti e comandanti tra cui Amedeo d’Aosta, che amava ricordare come l’operato di ciascun componente del Quarto dovesse essere improntato al “lavorare e servire”, una sintesi di un’intima disciplina e di uno stile di vita.