CeSI: i Carabinieri potenziano le capacità antiterrorismo

Di Stefano Pioppi

È stato recentemente pubblicato il report del Centro Studi Internazionali (CeSI) a cura di Francesco Tosato e Michele Taufer, analisti Affari Militari del Centro, dedicato allo sviluppo delle potenzialità dell’Arma dei Carabinieri per rispondere alla minaccia terroristica sul territorio nazionale.

In seguito agli attentati di Parigi, del 7 gennaio e del 13 novembre 2015, e di Bruxelles del 22 marzo 2016, l’Arma dei Carabinieri, in linea con i protocolli antiterrorismo del Ministero dell’Interno ha provveduto ad adattare le proprie capacità operative a una minaccia terroristica che presenta particolari caratteristiche. Rispetto alle minacce terroristiche tradizionali sul territorio nazionale, gli attacchi di Parigi e Bruxelles hanno dimostrato che gli attentatori non hanno intenzione di trattare in seguito alla presa di ostaggi, ma piuttosto di “immolarsi facendo il più alto numero possibile di vittime”, si legge nel report del CeSI. Inoltre, gli attentatori hanno dimostrato una notevole preparazione militare, con capacità di agire in ambiente cittadino con rapidità e pianificazione, anche nella scelta degli obiettivi. Come spiegano Tosato e Taufer, in riferimento agli obiettivi degli attacchi del 13 novembre, “ai due principali, Stade-de-France e Bataclan, gli attentatori hanno affiancato alcuni siti definibili secondari e studiati appositamente per creare scompiglio, caos, e catalizzare la reazione delle Forze dell’Ordine parigine lontano dagli obiettivi primari”.

In virtù della nuova configurazione della minaccia, l’Arma dei Carabinieri ha così deciso di adattare le potenzialità a disposizione; e lo ha fatto con lo schieramento sul territorio nazionale del Gruppo d’Intervento Speciale (GIS) supportato dal 1º Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”, e delle nuove unità: le Aliquote di Pronto Intervento (API) e le Squadre Operative di Supporto (SOS).

Il GIS è la punta di diamante dell’antiterrorismo dei Carabinieri, un reparto altamente specializzato e formato per rispondere efficacemente in ogni scenario operativo in Italia e all’estero. Con sede a Livorno, il GIS è agli ordini diretti del Comando Generale, e dispone del supporto della componente elicotteristica dell’Aeronautica militare e dell’Arma dei Carabinieri. Da alcuni mesi dispone di un’unità cinofila già pienamente operativa, integrata nelle quattro sezioni operative. Con il protocollo antiterrorismo del Ministero dell’Intero, dal 2015 il GIS ha un orientamento operativo sul centro-nord, con lo schieramento di “due task unit miste con personale del Tuscania a Milano e Roma per supportare l’Arma territoriale nel contrasto a possibili atti terroristici”. Il 1º Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” rappresenta un’altra eccellenza dell’Arma, formata da paracadutisti e con sede a Livorno, in grado di operare come Forza militare e con compiti di polizia. Secondo il piano antiterrorismo del Ministero, unità del Tuscania vanno a integrare il GIS con il supporto diretto per la sicurezza in eventi considerati a rischio elevato. Data l’attuale complessità della minaccia, per gli analisti del CeSI, il Tuscania rappresenta “uno strumento imprescindibile per assicurare la protezione degli assetti istituzionali italiani all’estero e per il rafforzamento dei dispositivi antiterrorismo sul territorio nazionale”, si legge nel report.

Accanto al GIS, integrato da unità del Tuscania, il potenziamento dell’Arma passa attraverso le nuove unità API e SOS. Composta da 9-14 uomini, e operante in equipaggi di 3-4, ogni Aliquota di Pronto Intervento è posta sotto “il comando del locale Comandante Provinciale dell’Arma, e ha il compito di intervenire con la massima rapidità in caso di attacco terroristico multiplo ad obiettivi urbani nell’area di competenza”, scrive il CeSI. Le API svolgono specifici pattugliamenti, con equipaggiamenti più robusti rispetto alle tradizionali unità mobili. Attualmente sono dispiegate già in 8 capoluoghi di provincia (Roma, Napoli, Genova, Torino, Milano, Padova, Brescia e Bologna) e nei due squadroni dei Cacciatori di Calabria e Sardegna. Entro l’estate saranno operative altre 8 API in altrettanti capoluoghi di provincia considerati sensibili alla minaccia terroristica. Le Squadre Operative di Supporto consistono in 13 reggimenti equipaggiati e formati come il personale delle API ma, al contrario di esse, dipendono direttamente dal Comando Generale “che decide in virtù delle esigenze antiterrorismo specifiche e contingenti a quale comando provinciale assegnarle e per quanti giorni”, scrivono gli analisti. Le API e le SOS rappresentano dunque “unità dotate – si legge nel report – di addestramento ed equipaggiamento superiore a quello in normale dotazione alle unità di polizia”, e hanno il compito di arginare gli attentatori in attesa dell’arrivo delle Forza speciali.

Con queste nuove unità, integrate in un sistema d’eccellenza e in coordinamento con le altre Forze di polizia, l’Arma dei Carabinieri adatta la propria azione a una minaccia complessa, spesso imprevedibile e altamente preparatata.