Tutto quello che vorreste sapere su Cameri

Di Istituto Affari Internazionali

Pubblichiamo un estratto della ricerca “Il ruolo dei velivoli da combattimento italiani nelle missioni internazionali: trend e necessità”, realizzato dall’Istituto Affari Internazionali, in cui si analizzano, tra gli altri argomenti, gli aspetti industriali della partecipazione italiana al programma F-35
Una caratteristica distintiva della partecipazione italiana al programma F-35 è costituita dallo stabilimento FACO/MRO&U di Cameri. Lo stabilimento è locato all’interno di una base dell’Aeronautica italiana che sin dagli anni ’80 è stata utilizzata come hub logistico, manutentivo e di riparazione dei Tornado e poi degli Eurofighter, mantenendo così un alto livello di capacità tecniche tra i team industriali e militari. All’interno del perimetro della base, sotto la direzione di Alenia Aermacchi, sono stati realizzati 22 nuovi edifici che occupano una superficie di 140.000 metri quadri con lo scopo di supportare il programma F-35. Grazie all’uso della base militare e alla collaborazione tra le diverse amministrazioni pubbliche e il settore privato, sono passati solo quattro anni tra la decisione di costruire lo stabilimento FACO e l’inizio delle attività – un tempo relativamente breve per gli standard delle opere pubbliche italiane. Alenia Aermacchi ha iniziato a realizzare le ali per gli F-35 acquistati dagli Stati Uniti già dal 2011 – quando lo stabilimento di Cameri era ancora in fase di costruzione grazie all’affitto di edifici resi disponibili dall’Aeronautica.
Nello specifico, lo stabilimento di Cameri è composto da elementi diversi e complementari.
1. Una struttura FACO per l’assemblaggio dei velivoli italiani, degli F-35A dell’Olanda e potenzialmente dei velivoli che saranno acquistati anche da altri partner europei tra cui Danimarca e Norvegia. A dicembre 2013, nella linea di assemblaggio della FACO – che può raggiungere un livello massimo di produzione di due velivoli al mese – erano in fase di realizzazione i primi due F-35A italiani.
2. Una struttura per la costruzione delle ali che, come sottolineato in precedenza, rifornisce l’intero programma di procurement e non solo gli acquirenti olandesi e italiani, ed è in grado di realizzare un massimo di sei ali al mese.
3. Una struttura per collaudare i velivoli, che mira a testare la loro capacità di bassa osservabilità, e la struttura per la applicare la verniciatura speciale.
4. Altri edifici che mirano a supportare gli F 35 impiegati dagli Stati Uniti e dagli altri alleati europei. Dal momento che il Mediterraneo e il Medio Oriente continuano ad essere un’area operativa fondamentale per gli Stati Uniti e per i Paesi Nato, la struttura di Cameri può fornire un supporto essenziale per la lotta di F 35 che opera nell’area.
In altre parole, lo stabilimento di Cameri è già predisposto per ospitare sia le attività della FACO che quelle di MRO&U, dato che nel lungo termine – ossia nel periodo 2025-2045 – le attività di manutenzione porteranno probabilmente ad un numero elevato di commesse. Tale attività ha un significativo contenuto tecnologico in quanto strettamente legata all’aggiornamento e ammodernamento del velivolo. Ad esempio, quando occorrerà aggiornare regolarmente il software, l’architettura aperta degli F-35 consentirà non solo l’upgrade ma anche l’inserimento di nuovi sensori, sistemi o armamenti. Inoltre, l’elevato numero di sensori e sistemi altamente tecnologici inclusi nel velivolo aumenta il livello ed il volume delle attività di manutenzione ad alto contenuto tecnologico. Considerando il lungo ciclo di vita dei velivoli e il significativo processo di innovazione tecnologica generalizzato che avverrà nel frattempo, la manutenzione rappresenterà un’attività regolare e costante, con lo scopo di mantenere la piattaforma avanzata da un punto di vista tecnologico a confronto con i sistemi di difesa aerea avversari. La s ida per l’Italia è quella di coinvolgere le Forze Armate e l’industria nazionale negli aspetti tecnologicamente più avanzati del velivolo F-35, ossia il software, l’elettronica e l’avionica, in cui gli Stati Uniti sono stati finora molto cauti nel trasferire la tecnologia e nell’aprire le gare d’appalto ai fornitori europei. L’integrazione dei missili Meteor sul velivolo rappresenta in tal senso una grande opportunità.
Essendo l’unico stabilimento FACO/MRO&U al di fuori del territorio statunitense, Cameri rappresenta un asset fondamentale per la produzione globale di F-35 e per il sistema di manutenzione e logistica. Considerando la tempistica e gli investimenti necessari per realizzare una struttura del genere, insieme alla difficoltà nell’ottenere l’appoggio degli Stati Uniti per la sua realizzazione, l’Italia è stata capace di costruire uno strumento prezioso ed un vantaggio competitivo importante rispetto ai partner del programma di procurement, così come ad altri acquirenti attuali e futuri degli F-35. Infatti, se questi Paesi dovessero impiegare i velivoli da combattimento in Europa o nel suo vicinato – ad esempio in Medio Oriente essi troveranno probabilmente più conveniente ed efficace utilizzare lo stabilimento italiano piuttosto che cercare di costruirne uno nuovo sul proprio territorio nazionale25. Non a caso, l’Italia e l’Olanda hanno firmato un accordo che individua due importanti aree di cooperazione sin dal 2006. L’intesa prevede da un lato di costruire ed effettuare i relativi test degli F-35 acquistati dai due Paesi in uno stabilimento italiano – Cameri – come punto di partenza per una futura capacità di alto livello di manutenzione e di riparazione dei velivoli. Dall’altro, la realizzazione in Olanda di una struttura per la manutenzione, riparazione e revisione del motore e di alcune componenti dei velivoli dei due Paesi. In quest’ottica, sono stati già attivati dall’Italia dei contatti anche con il ministero della Difesa norvegese. Lo stabilimento FACO di Cameri rappresenta un investimento di lungo periodo realizzato dalle Forze armate, e in generale dal governo, anche per assicurare un certo volume di lavoro alle aziende italiane nell’ambito del programma F-35, un contesto nuovo e incerto perché basato sul principio del best value for money. Ciò ha comportato delle trattative difficili con le controparti statunitensi, che tuttavia sono state ultimate con successo. Il sito industriale di Cameri oggi rappresenta un asset unico, di proprietà delle Forze armate e gestito da Alenia Aermacchi in stretta collaborazione con la controparte militare.
Complessivamente, la partecipazione italiana al programma di procurement degli F-35 presenta dei pro e dei contro, delle opportunità e delle sfide. Da un punto di vista militare, il programma di acquisizione sta proseguendo con una tempistica che non sembra produrre deficit capacitivi, mantiene i costi ad un livello sostenibile e li diluisce in più di un decennio. Inoltre, come appena analizzato, lo stabilimento di Cameri è stato realizzato per garantire efficienza e risparmi nelle attività di manutenzione, riparazione e aggiornamento, che nel corso della vita operativa del velivolo ripagheranno l’investimento realizzato dal ministero della Difesa per il sito. Da un punto di vista industriale, parte delle aspettative sia delle grandi aziende che delle Pmi rispetto alle commesse portate dal programma di procurement sono state deluse. Le questioni più controverse hanno riguardato e continueranno a riguardare il trasferimento di tecnologia dalle controparti statunitensi, il coinvolgimento nelle attività industriali che comportano un maggiore valore aggiunto tecnologico ed ingegneristico, come ad esempio l’elettronica e l’avionica, la breve durata dei contratti di fornitura e l’incertezza relativa al loro rinnovo annuale. Al tempo stesso, la partecipazione al programma F-35 fornisce contratti e opportunità di avanzamento tecnologico, per una parte significativa del comparto industriale italiano, che non possono essere offerte da nessun altra opzione di procurement realisticamente perseguibile e capace di soddisfare i requisiti delle Forze armate.
Il nuovo approccio basato sul principio di best value for money ha imposto all’industria italiana di diventare più competitiva e di assumere rischi maggiori nel realizzare i propri investimenti. Esso inoltre richiede che le Forze armate e il governo italiano assistano l’industria in tal senso, compiendo uno sforzo ulteriore e costante per negoziare con le controparti statunitensi sul trasferimento di tecnologia e su altri aspetti rilevanti del programma. Nei precedenti programmi di procurement, basati sul principio del giusto ritorno, le trattative intergovernative si concludevano quando era stato raggiunto un accordo sulla suddivisione dei costi del progetto e quindi delle commesse per le industrie nazionali. Questo però non è il caso del programma F-35. In quest’ottica, lo stabilimento di Cameri rappresenta una opportunità chiave in termini sia di qualità che di quantità della produzione effettuata nel sito e nelle aziende dell’indotto, per garantire commesse per forniture di valore e tecnologicamente avanzate da parte delle grandi industrie e delle Pmi italiane. Una opportunità da cogliere per le varie attività di produzione, manutenzione, riparazione e aggiornamento dell’intera lotta di F-35 stazionata in Europa. La natura stessa di questo programma di procurement non consente semplicemente di accontentarsi dei buoni investimenti fatti in passato, come la realizzazione della struttura FACO/MRO&U, in attesa che sviluppi positivi avvengano da soli. I risultati devono essere raggiunti attraverso uno sforzo congiunto delle Forze Armate, del Governo e dell’industria – ognuno con i suoi rispettivi ruoli e competenze – passo dopo passo, trattativa dopo trattativa, appalto dopo appalto, contratto dopo contratto, fornitura dopo fornitura.
AUTORI:
– Vincenzo Camporini, Vice Presidente IAI
– Tommaso De Zan, Assistente alla ricerca, Programma Sicurezza e Difesa dello IAI
– Alessandro Marrone, Ricercatore senior, Programma Sicurezza e Difesa dello IAI
– Michele Nones, Direttore, Programma Sicurezza e Difesa dello IAI
– Alessandro R. Ungaro, Ricercatore, Programma Sicurezza e Difesa dello IAI
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