Come contrastare le interferenze straniere nei processi democratici dell’Occidente. Report Asd

Di Michele Pierri e Rebecca Mieli

Riflessioni e consigli su come arginare le ingerenze informatiche negli Stati Uniti e in Europa contenute in un report dell’Alliance for Securing Democracy

Le attività di interferenza informatica attribuite dall’intelligence d’oltreoceano alla Russia durante le scorse elezioni presidenziali statunitensi hanno rappresentato uno spartiacque nel modo in cui esperti e politici guardano alla pericolosità di questo tipo di operazioni condotte prevalentemente da attori statali. Da allora, nulla è stato più lo stesso e iniziative come l’Alliance for Securing Democracy (Asd), un gruppo bipartisan costituito nel 2017 e ospitato presso il think tank americano German Marshall Fund con l’obiettivo di elaborare policy a beneficio della sicurezza transatlantica, sono lì a dimostrarlo.

IL REPORT DELL’ASD

Il team guidato da Laura Rosenberger ha realizzato, a questo proposito, un report che prova ad analizzare le attività di disinformazione e influenza sul dibattito americano realizzate da alcune nazioni ai danni degli Usa (il documento cita soprattutto la Russia, ma non lesina attenzioni alla Cina, e anche a partner di Washington come Emirati Arabi Uniti e Qatar) e mette nero su bianco alcune raccomandazioni la cui attuazione è considerata fondamentale per arginare il fenomeno.

UN FENOMENO DESTINATO A CRESCERE

Ripercorrendo debolezze e vulnerabilità operative delle istituzioni americane, il testo sottolinea come il progresso tecnologico non farà che aumentare portata e numero di queste interferenze in e da tutto il mondo, con conseguente necessità di adattare i sistemi a rispondere alle minacce esterne. Il rapporto delinea, anche, gli strumenti asimmetrici e le tattiche che i regimi autoritari usano per indebolire la democrazia, i tipi di operazioni di influenza che sono state condotte nello spazio transatlantico negli ultimi due decenni e l’approccio strategico globale che governo e società dovrebbero adottare per proteggere le istituzioni democratiche dall’ingerenza straniera.

LA STRATEGIA NECESSARIA

I punti nevralgici dell’analisi sono certamente le difese cibernetiche, giudicate insufficienti non solo quando legate alle infrastrutture elettorali, ma anche aziendali. Ma il documento si concentra anche anche sul tema degli ambienti mediatici, giudicati polarizzati e anche colpiti da una generale sfiducia verso democrazia e informazione, facilitata anche dalla vulnerabilità e porosità dei sistemi finanziari attraverso i quali filtrano soldi utilizzati per influenzare il dibattito interno a un Paese.

GLI STRUMENTI DI INFLUENZA

Il testo ripercorre, dunque, tutti gli strumenti che una nazione ostile può usare per condurre operazioni di infiltrazione nei processi elettorali, i quali includono operazioni mediatiche, attacchi informatici, utilizzo di strumenti finanziari, sostegno a partiti politici e gruppi di pressione, presentando una serie di raccomandazioni affinché a cominciare dalle prossime elezioni di Midterm in programma a novembre ci possa essere la massima attenzione verso questi veicoli di intrusione.

UN NUOVO APPROCCIO

Il report sollecita innazitutto le istituzioni ad adottare un nuovo approccio strategico, che non trascuri l’entità della minaccia, ma che parallelamente si limiti ad utilizzare strumenti nel rispetto dei diritti di parola, espressione e privacy radicati nei valori democratici. A tal proposito si ritiene necessaria una risposta bipartisan che valuti proposte per aumentare la resilienza di aziende e istituzioni, che aumenti il fattore deterrente e i costi di chi conduce queste operazioni. In ultima analisi, si rimarca l’importanza della cooperazione transatlantica sia in ambito Nato sia di cooperazione diretta tra Stati Uniti ed Unione Europea.

IL CONCETTO DI DETERRENZA

Una delle risposte più appropriate contro una minaccia esterna è certamente il fattore deterrente. Se il costo delle operazioni di infiltrazione nel processo democratico statunitense o europeo fosse più alto – come sanzioni economiche e danni reputazionali – gli attacchi subirebbero una diminuzione. Le istituzioni – soprattutto quelle di Washington – dovrebbero prendere diverse misure per garantire l’integrità dei processi elettorali, indagando su flussi illeciti di denaro, nominando un professionisti che si occupino solo di interferenze straniere, istituendo centri per le minacce ibride e creando strumenti legislativi ad hoc che rendano obbligatorio segnalare ogni tipo di sospetto su questo genere di minaccia. A livello internazionale, si definisce imprescindibile, attraverso relazioni bilaterali e la cooperazione con l’Ue e Nato, il rafforzamento del regime di sanzioni su entrambe le sponde dell’Atlantico.

IL SETTORE TECNOLOGICO

Il rapporto raccomanda inoltre che l’intero settore tecnologico si dimostri proattivo nel fornire alle istituzioni le necessarie informazioni sulla loro tecnologia, le politiche sulla privacy e i modelli di business al fine di impedire che le tecnologie emergenti vengano sfruttate da avversari stranieri e criminali informatici.

MEDIA E OPINIONE PUBBLICA

Da questo gioco di squadra non vanno esclusi i media, che necessitano di strategie per riguadagnare la necessaria credibilità e dei quali va incentivata l’indipendenza, ma anche l’opinione pubblica. I governi dovrebbero contribuire a sensibilizzare la stessa circa la minaccia di interferenze straniere, promuovendo, tra le altre cose, l’alfabetizzazione mediatica e un dibattito pubblico costruttivo.

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