Consigli “non richiesti” per chi dovrà guidare Leonardo

Di Andrea Manciulli

Leonardo Finmeccanica rappresenta una delle più significative realtà economiche e industriali del nostro Paese e di tutta Europa. Chi avrà il compito di guidarla sa certamente quanto grande sia la responsabilità di rappresentare nel mondo un soggetto così importante, forte di una grande storia industriale alle spalle e soprattutto capace di rappresentare un punto di riferimento nel campo della difesa e della sicurezza, anche per gli anni futuri. Occupandomi, per professione e per passione, di sicurezza nazionale e politica estera, mi permetto di avanzare qualche semplice considerazione sul ruolo che un’impresa internazionale come Leonardo può giocare nel tempo in cui viviamo, proprio nei settori in cui agisce e in ragione degli interessi del nostro Paese, non solo sul piano economico. Pensiamo un istante agli scenari geopolitici che ci circondano, a quanto i nostri confini europei siano diventati più fragili e insicuri, e contemporaneamente anche a quanto termini come difesa, deterrenza e minaccia atomica siano tornati in voga negli ultimi anni. E pensiamo poi, facendo un passo più avanti, a quanto, nell’era della rivoluzione digitale, i conflitti e le minacce alla nostra sicurezza siano diventati asimmetrici, e la minaccia si sia “volgarizzata”, ibridandosi. Viviamo un tempo di profondo cambiamento, non solo a livello politico, economico, tecnologico, ma anche a livello militare.

Abbiamo assistito alla nascita di fenomeni come l’individualizzazione della violenza in cui singoli fanatici, lone wolves, possono colpire decine di persone in maniera imprevedibile. Abbiamo scoperto, inoltre, quasi all’improvviso, la nuova frontiera della minaccia cyber, così pervasiva e incombente; abbiamo riscoperto la dimensione globale dell’esportazione della violenza attraverso i foreign fighter e, a più riprese, l’emergere del terrorismo jihadista. Abbiamo conosciuto le varie fasi della sua evoluzione, dei metodi e degli strumenti usati, compresa la sua più recente propaganda web. Il paradosso che viviamo in questi tempi così complessi vede la possibilità di produrre grandi danni alle persone, alle infrastrutture, alle nostre società, con pochi, risibili mezzi. Come Davide contro Golia, il bambino armato di fionda contro il gigante guerriero. Assistiamo, anche in campo militare e strategico, a un cambio epocale, simile a quanto avvenuto al tempo dell’introduzione della polvere da sparo nel corso delle battaglie del tardo Medioevo. Quando le battaglie mutarono definitivamente forma e allo scontro diretto, dell’impatto della cavalleria e della fanteria sul nemico, si sostituì lo scontro a fuoco, a distanza, e le grandi armate di cavalieri pesanti divennero sempre meno decisive per la sorte delle guerre.

Anche allora, nell’incomprensione generale, si stava producendo una rivoluzione militare e strategica che avrebbe cambiato irrimediabilmente non solo il modo di combattere, ma anche le società del tempo. Come oggi, nel pieno dell’esplosione della rivoluzione digitale, quando assistiamo a nuovi mutamenti tanto eccezionali nel campo della strategia, della sicurezza e della politica internazionale, i cui orizzonti sono tutt’altro che definiti e certi; dove incertezza, dinamicità, mutevolezza sono condizioni costanti, dove le guerre sono diventate ibride, convenzionali e asimmetriche allo stesso tempo, e gli scenari di impiego tattico e strategico di uomini e mezzi cambiano continuamente, alternandosi su più dimensioni, su più livelli, anche virtuali. Dove duttilità e flessibilità sono diventate una regola da cui non si può fuggire e che diventa essenziale anche nel progettare e realizzare i mezzi e gli strumenti con cui attuare sul campo la nostra difesa e garantire la nostra sicurezza. Per questo, ciò che posso consigliare a chi dovrà guidare uno dei principali produttori al mondo di strumenti di alta tecnologia per la sicurezza è di tenere conto di quanto sta accadendo intorno a noi, a partire proprio da investimenti nel campo della difesa dalla minaccia cibernetica e dalle nuove potenziali minacce asimmetriche.

Anche l’industria della difesa, di cui Leonardo è un’azienda leader, non può prescindere dagli scenari ibridi in cui siamo immersi. Questo riguarda sia la proiezione internazionale di una grande impresa globale, in grado di competere nel mondo, sia l’investimento di risorse per lo sviluppo sempre più avanzato di sistemi in grado di affrontare il tipo di sfide che abbiamo davanti e capaci di impieghi sempre più flessibili, adeguati a scenari sempre più mutevoli. In questa situazione globale, da parte di chi guida le istituzionali nazionali e internazionali è doveroso tentare di riuscire a ristabilire un minimo di certezza nel mare vasto dell’insicurezza: la politica, attraverso un nuovo multilateralismo, attraverso la cooperazione internazionale e rilanciando i processi di integrazione politica rimasti sospesi, soprattutto a livello europeo, potrà fare la sua parte; ma la grande industria potrà giocare su questo campo un ruolo molto importante rispondendo a quelle che sono le necessità più impellenti della difesa.

Questo vale, altro consiglio che mi sento di dare, nel caso del progetto di integrazione europeo della difesa. Anche nella realizzazione di questo ambizioso sogno, il ruolo che l’industria della difesa europea, attraverso partnership e collaborazioni sempre più avanzate, potrà svolgere sarà fondamentale. Per realizzare davvero l’Unione della difesa europea, necessità ogni giorno più essenziale per garantire la nostra sicurezza, sarà fondamentale anche quello che le grandi imprese europee del settore sapranno fare insieme, collaborando tra loro e con gli Stati promotori. La dimensione europea della difesa, passando anche dall’industria, può vedere una sinergia e una comunanza di interessi tra i grandi Paesi fondatori dell’Unione e le grandi aziende che in quei paesi hanno sede e che da un processo simile potranno trarre linfa indispensabile per svilupparsi. La globalizzazione in campo economico e politico ci impone processi di integrazione e di unione sempre più spinti, per poter reggere il confronto con i giganti che si affacciano sul mercato internazionale e con i nuovi attori della politica globale. Leonardo, per il ruolo svolto fino ad oggi e per quello che rappresenta, insieme a tutto il nostro sistema paese, potrà essere protagonista anche del progetto di Unione europea della difesa tanto quanto lo dovrà essere l’Italia.

In questi anni ho avuto modo, anche grazie all’ingegner Moretti, a cui va il mio affettuoso saluto, di conoscere ancora meglio la grandezza e l’importanza di un’azienda come Leonardo. Ad Alessandro Profumo vanno, oltre a questi semplici consigli dati da un appassionato di storia e di politica, anche il migliore augurio di buon lavoro, unito alla speranza e alla certezza che Leonardo Finmeccanica, continuerà anche nei prossimi anni a essere una protagonista dell’industria globale.

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