Sta per cedere anche l’ultima resistenza del Daesh a Fallujah. Continua, infatti, la vigorosa offensiva dell’esercito iracheno contro le postazioni dell’Isil rimaste in città. Con il supporto aereo della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, le Forze guidate dal generale Abdelwahab al-Saadi, comandante delle operazioni, sono entrate ieri in città da tre diverse direttrici. Hanno partecipato all’offensiva terrestre, oltre all’esercito regolare, il Servizio dell’anti-terrorismo iracheno e le Forze di polizia del governatorato di Anbar.
Non è mancato il sostegno aereo della coalizione anti-Isil, guidata dagli Usa che ha condotto, solo ieri, tredici operazioni di bombardamento in Iraq, come riportato da ufficiali della Combined Joint Task Force Operation Inherent Resolve, per lo più concentrate proprio a Fallujah e Mosul, i principali centri del Daesh in Iraq. I miliziani Isil continuano a resistere proteggendo alcune postazioni in città e facendosi scudo, secondo Al-Jazeera, di 50.000 civili. Altre fonti riportano attacchi suicidi, ultima arma per i terroristi ormai braccati dalle Forze irachene. Oltre ai bombardamenti aerei, l’avanzata terrestre è stata sostenuta dall’artiglieria pesante e dai carri armati. Daesh ha risposto all’offensiva contrattaccando in altre zone del Paese, soprattutto nella zona di Hit, in Iraq, a nord-ovest di Ramadi, e incrementando le azioni in Siria, specialmente a nord di Aleppo.
Fallujah riveste un’importanza simbolica oltre che strategica. Tra i maggiori centri della regione di Anbar (la più grande del Paese, che copre la parte centro-occidentale), il centro cittadino si sviluppa lungo l’Eufrate, a 69 km da Baghdad, nel cuore del Paese. La città fu il primo grande centro a cadere nelle mani dell’Isil nel gennaio 2014, ancor prima della autoproclamazione in califfato da parte di Abu Bakr al-Baghdadi (a giugno dello stesso anno) e della conquista di Mosul, divenuta poi la capitale irachena del gruppo.
È probabile che la resistenza dell’Isil a Fallujah cada nelle prossime ore, facendo tornare la città, dopo un anno e mezzo, sotto il controllo delle Forze irachene. Nelle ultime settimane gli attacchi ai centri Isil in Iraq sono cresciuti in quantità e forza, costringendo Daesh ad arretrare e a rispondere potenziando le azioni in altri luoghi dove la sua presenza resta più consistente, nel nord-ovest dell’Iraq, nelle regioni settentrionali della Siria e intorno alla città di Palmira, altra recente conquista dal notevole valore simbolico da parte della coalizione anti-Isil. Daesh arretra anche in Libia, subendo l’offensiva sia delle Forze di Misurata, dipendenti dal primo ministro designato al-Sarraj, sia dalle truppe del generale Haftar, per lo più in Cirenaica.
Occorre comunque mantenere alto il livello di attenzione, sia nei territori dove si combatte il conflitto convenzionale, che nei nostri Paesi europei. Nelle zone di guerra potrebbero aumentare le ritorsioni contro la popolazione civile, così come gli attentati nei centri sciiti e di controllo da parte dei governi siriani, iracheni e libici. L’arretramento convenzionale potrebbe inoltre alimentare l’azione non convenzionale, e dunque incrementare gli sforzi dei terroristi nei nostri Paesi. Perdendo terreno sul campo di battaglia, Daesh potrebbe cercare di mettere in atto azioni terroristiche dal grande clamore mediatico e propagandistico, cosa già avvenuta in passato in corrispondenza di pesanti sconfitte nei teatri di guerra.