“È un successo vedere l’industria che ospita i militari”. Parola del generale Giuseppe Sgamba, del Reparto informazioni e sicurezza dello Stato maggiore della difesa, intervenuto alla prima conferenza dedicata al Mastering electronic magnetic spectrum (Ems) for increased effectiveness of operational capabilities presso la sede di Elettronica, società italiana specializzata in difesa elettronica e cyber warfare, che in questi giorni sta mostrando i suoi prodotti al Salone dedicato all’aerospazio di Le Bourget. Un incontro tra forze militari e industria privata, che, secondo il generale Sgamba, va nella giusta direzione: “In ambito di sistema-Paese non ci può essere efficienza fin quando gli operativi non hanno un rapporto con l’industria e gli scienziati”.
Così come le nostre vite quotidiane, anche il settore della difesa è stato travolto dall’innovazione tecnologica. Ormai, “lo spettro elettromagnetico è una caratteristica di tutti i domini in cui i militari operano” ragion per cui, sentendo il generale, non si può escludere dall’attività militare. Vi sono infatti “missioni che senza il completo dominio dello spettro elettromagnetico non possono essere compiute”. Affermazione condivisa anche dalla Chief scientist di Elettronica Daniela Pistoia. Acquisire tale dominance diventa dunque un punto cruciale: “Nella guerra elettronica bisogna procurarsi un vantaggio, e il vantaggio è dato dalla tecnologia”.
Secondo il Generale, l’unica strada percorribile per raggiungere tale ambizioso risultato è proprio quella della collaborazione tra industria e militari. Esistono dunque modalità con cui l’industria privata può costituire un partner di valore per la Difesa? Eugenio Santagata, Deputy chief operating officer di Elettronica, ne è assolutamente convinto sebbene specifichi che, per una collaborazione sensata, all’interno dell’azienda privata il ciclo d’innovazione debba essere “virtuoso” e che debba essere altresì garantito “il controllo governativo sui requisiti di confidenzialità”. Tutto ciò non è irraggiungibile e anzi vi sono già dei “casi vincenti” osservabili al di fuori dell’Italia, esempi a cui “bisogna ispirarsi”. Santagata ritiene “Elettronica, come gruppo, un punto di rifermento nazionale in quanto centro di eccellenza dell’electronic warfare”. Tuttavia, “essendo le Emso un contesto molto complesso e variegato, al fine di formulare in modo corretto una roadmap di prodotto in linea con i requisiti espressi, diventa fondamentale l’interazione con altri player nazionali del settore delle telecomunicazioni, media e broadcasting, mediante accordi e partnership disegnate a partire dalle rispettive competenze e concepite traguardando i gap da colmare e l’obiettivo finale”. Secondo il Deputy chief operating officer di Elettronica inoltre, in tale contesto è fondamentale “una stretta collaborazione tra end user e industrie”.
Lo sviluppo tecnologico non è però solo sinonimo di miglioramento. Come sottolinea il capitano Maurizio Micheli, il rapporto tra le possibili minacce e la dipendenza informatica di uno Stato è, senza mezzi termini, “direttamente proporzionale”. C’è dell’altro: non è solamente il rischio in sé ad aumentare ma anche le stesse tipologie di attacco. Nell’era digitale, “caratterizzata dalla dipendenza nella vita quotidiana di ciascuno di noi dai sistemi informatici”, la società è esposta a “minacce impensabili fino a qualche decennio addietro”. Oggi persino un singolo individuo può rappresentare “una minaccia significativa per un intero Stato”, inoltre gli attacchi cibernetici possono essere condotti da diversi attori “in maniera del tutto anonima”. Il vantaggio tecnologico può dunque essere, a volte, una vulnerabilità nel mondo cyber. Si pensi che solo nel 2016, rispetto all’anno precedente, l’incremento degli attacchi cibernetici alla struttura della Nato è aumentato del 60%. In uno scenario di questo tipo è conseguentemente emersa la necessità “di definire in ambito Nato una strategia di difesa cibernetica, confermata con determinazione al summit di Varsavia del luglio 2016”. Stando alle parole di Maurizio Micheli l’esigenza è quella di evolvere verso una capacità di difesa non solo “statica”, ma “una vera e propria gestione delle cyber-operations”. Il progetto principale messo in campo dall’Italia in tale ambito è denominato Progetto Cioc (Comando interforze per le operazioni cibernetiche), si tratta di un comando che “nasce in stretto coordinamento con le altre agenzie di sicurezza nazionali”. Il suo percorso “porterà a conseguire una iniziale capacità operativa in ambito cyber nel 2017” per poi raggiungere, entro la fine del 2019, “la capacità finale di condurre cyber-operations”.
Sono state inoltre mostrate durante l’incontro alcune soluzioni innovative della società: Adrian (Anti drone interception and neutralization), un sistema anti-drone ideato specificatamente per mini e micro droni; D-Sint, una piattaforma di gestione e analisi di grandi quantità di dati sviluppata dalla società affiliata Cy4gate; Elephant Program, un sistema 4.0 di training e simulazione di guerra elettronica.