Costruttori e compagnie al lavoro per un futuro sempre più green

Di Michela Della Maggesa

Un dimostratore Airbus con ala a flusso laminare ha effettuato con successo il 26 settembre il primo volo per il progetto “Blade”, sviluppato nell’ambito del programma europeo Clean Sky. L’aeromobile, un A340-300 denominato “Flight Lab” è decollato dall’aeroporto di Tarbes, e, dopo 3 ore e 38 minuti è atterrato a Tolosa-Blagnac. Il progetto BLADE, (Breakthrough Laminar Aircraft Demonstrator in Europe), ha l’obiettivo di valutare la possibilità di introdurre questa tecnologia sugli aeromobili di linea. Il progetto si propone di migliorare l’impronta ecologica degli aeromobili, ottenendo una riduzione del 50% della resistenza aerodinamica e fino al 5% di riduzione delle emissioni di CO2. L’A340 Flight Lab di Airbus è il primo aereo per i test al mondo ad abbinare un profilo alare laminare transonico a una struttura primaria interna. L’aereo è dotato di ali rappresentative del flusso laminare transonico, mentre all’interno della cabina è stata installata una postazione specializzata dotata di strumentazioni per le prove in volo (FTI – Flight Test Instrumentation) altamente complessa. Le modifiche apportate a questo A340-300 hanno richiesto 16 mesi di lavoro. Questo primo volo segna l’inizio della campagna di prove di BLADE il cui obiettivo è l’osservazione delle caratteristiche delle ali in volo.

“Abbiamo iniziato aprendo l’inviluppo di volo in modo da verificare che il comportamento dell’aeromobile fosse corretto”, ha dichiarato Philippe Seve, ingegnere per i test di volo di Airbus. “Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo, volare al numero di Mach previsto, a un’altitudine ragionevole e verificare che tutto funzionasse bene. Abbiamo anche verificato che la postazione con la strumentazione per le prove in volo funzionasse come previsto, in modo da identificare insieme se fossero necessarie ulteriori regolazioni in vista dei prossimi voli”. Sulle ali si trovano centinaia di punti per la misurazione dell’ondulazione di superfice, utile per aiutare gli ingegneri di Airbus a valutare il suo impatto sul flusso laminare, essendo questa la prima volta che Airbus utilizza questo tipo di test su un aeromobile. Altre ‘prime’ sono l’utilizzo di videocamere a infrarossi all’interno di una capsula per misurare la temperatura alare e il generatore acustico che misura l’influenza dell’acustica sul flusso laminare. Vi è inoltre un innovativo sistema riflessometrico che misura la deformazione globale in tempo reale durante il volo. Uno dei principali obiettivi del progetto è riuscire a misurare le tolleranze e le imperfezioni che possono verificarsi senza che si perda la laminarietà. A questo scopo, Airbus simulerà in maniera controllata tutti i tipi di imperfezioni in modo che, a fine campagna, si possano conoscere perfettamente le tolleranze per la costruzione di un ala a flusso laminare. Nel corso dei prossimi mesi il Flight Lab effettuerà circa 150 ore di volo.

Unitamente ai costruttori di aeromobili, anche le compagnie aeree sono in prima linea da anni nello studio di sistemi innovativi, a partire dai biocarburanti, in grado di aumentare l’efficienza dei velivoli, ridurne i costi di esercizio e di impattare il meno possibile sull’ambiente. Da ultima easyjet che ha siglato un accordo con Wrigh Electric per realizzare un aereo elettrico da utilizzare sulle tratte di corto raggio. Si parla di 540 km di autonomia. Il progetto, o meglio il primo prototipo “virtuale” di questo velivolo elettrico, è stato presentato recentemente a Londra. Wright Electric, che ha già testato in volo un aereo elettrico biposto, punta adesso ad arrivare nel giro di dieci anni a mettere in servizio un narrowbody, passando per un 10 posti ed una batteria dal peso contenuto, in grado di coprire circa il 20% delle rotte servite da easyJet. In attesa di questo traguardo, la low cost si appresta a mettere in servizio i nuovi A320 e A321neo (new engine option), che consentono un risparmio delle emisisoni di anidride carbonica del 15% e un abbattimento di quelle acustiche del 50%. In parallelo la compagnia aerea, non nuova a progetti di questo tipo, ha annunciato l’avvio di una campagna di prove per veicoli elettrici e a idrogeno all’interno degli aeroporti per testarne movimentazione e rullaggio. In particolare, il rimorchiatore elettrico TLD TPX100e verrà testato a Londra-Gatwick. Nell’aeroporto di Tolosa invece partirà la sperimentazione di mezzi forniti da Safran con tecnologia a idrogeno dedicati al rullaggio. La flotta di easyJet (279 aerei) consuma circa il 4% del carburante annuo per questa fase. I mezzi a emissioni zero ne potranno far risparmiare 55.000 tonnellate.

Il programma Clean Sky è il maggior progetto di ricerca europeo finalizzato alla riduzione delle emissioni prodotte dal settore aereo. Finanziato per 4 miliardi di euro nell’ambito del programma “Horizon 2020” della Commisisone Ue, Clean Sky contribuisce in maniera significativa a rafforzare la cooperazione industriale nel settore aeronautico, nonchè la competitività delle imprese ad esso associate. Al programma partecipano 600 entità di 24 Paesi, Italia compresa. Recentemente nell’ambito della seconda fase di questo programma dedicata all’ala rotante, un consorzio di aziende italiane è risultato vincitore per sviluppare e e realizzare l’ala in composito del nuovo Tiltrotor che Leonardo Helicopters sta sviluppando. Il consorzio, “T-Wing”, sarà coordinato dal Cira (Centro italiano ricerche aerospaziali) e composto da importanti realtà aeronautiche italiane. ll velivolo su cui si sta lavorando, denominato NextGenCTR (Next Generation of Civil Tiltrotor), è un dimostratore tecnologico che si propone come versione avanzata dell’AW609 con l’ambizione di essere più efficiente, più versatile e meno costoso.  Del progetto è stato particolarmente apprezzato l’impiego di tecnologie avanzate a basso impatto ambientale come, ad esempio, l’uso di materiali avanzati e soluzioni innovative per ridurre il peso strutturale, l’uso di materiali compositi termoplastici, la presenza di sistemi intelligenti per controllare i carichi ed i fenomeni di instabilità aeroelastica. Il progetto, che partirà a gennaio 2018 ed avrà una durata di circa 6 anni, prevede attività di progettazione, sviluppo, produzione, qualifica, fino al rilascio dell’autorizzazione al volo e successiva campagna di test.