Si è tenuto ieri il Cyber Day organizzato dal Segretariato Generale della Difesa e Direzione Nazionale degli Armamenti. Al convegno che ha visto la presenza della comunità cyber e dell’industria specializzata hanno partecipato, tra gli altri, il capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Enzo Vecciarelli, il segretario generale della Difesa/Dna, il generale Nicolò Falsaperna e il sottosegretario di Stato alla Difesa Angelo Tofalo.
DIFENDERE IL CYBER SPACE
“La difesa del cyber space”, ha sottolineato nel suo intervento il generale Vecciarelli, “è un nostro primario interesse, non solo perché le nostre infrastrutture critiche sono esposte a potenziali rischi, ma perché nel mondo del dominio cibernetico non c’è entità statuale o organizzazione che sia in grado di difendersi da sola da questo tipo di minaccia. L’esperienza, la professionalità e la mentalità maturate dai militari in anni di impegni internazionali – ha rimarcato ancora il Capo di Stato maggiore della Difesa – possono dare un grande contributo al sistema paese nell’ottica di un approccio omnicomprensivo, in un momento in cui l’information superiority è prevalente nelle dinamiche delle operazioni militari”.
UNA DIFESA ALL’AVANGUARDIA
Per meglio difendersi dagli effetti di quella che viene spesso definita una “rivoluzione” tecnologica che crea molte opportunità ma almeno altrettante vulnerabilità, la Difesa sta per rendere pienamente operativo il Cioc, acronimo di Comando Interforze per le Operazioni Cibernetiche, guidato dal generale Francesco Vestito. D’altronde, di recente, di fronte alle commissioni congiunte Difesa di Senato e Camera, anche il generale Falsaperna si è soffermato sull’importanza dell’ammodernamento tecnologico. “Il contesto geopolitico attuale ha rafforzato l’esigenza di accrescere le capacità di monitorare nel tempo gli spazi non solo nazionali e fisici, ma anche quelli dominati dalla tecnologia, quali ad esempio quello cibernetico”, ha sottolineato, dicendo che “uno dei fattori decisivi sarà dato dall’interconnessione persistente attraverso una rete collaborativa tra il settore militare e civile, sia pubblico che privato”. C’è bisogno, di “sforzi coordinati e sinergici”. Per questo, aveva poi precisato, “l’attività del segretariato generale continuerà a concentrarsi sui programmi di armamento ma anche su quelli tipicamente ad uso duale”.
LE PAROLE DI TOFALO
Anche l’attuale governo – che durante l’ultimo vertice Nato ha chiesto di considerare gli investimenti per la cyber security per il raggiungimento del 2% del Pil di risorse da destinare alla difesa – punta molto sulla sicurezza informatica. “Il Sistema Paese”, ha detto a questo proposito il sottosegretario Tofalo, “ha bisogno di una Difesa efficace ed efficiente. Per raggiungere questo ambizioso risultato è necessaria una riorganizzazione dei reparti che si occupano di domino cibernetico. Necessitiamo di una Difesa che parli un solo linguaggio cibernetico. Le Forze Armate, Esercito Italiano, Marina Militare, Aeronautica Militare e Arma dei Carabinieri devono utilizzare gli stessi processi, gli stessi software, le stesse piattaforme, con una sola parola devono utilizzare una “tecnologia” interoperabile e coerente”.
Per l’esponente del governo, “il ministero della Difesa (guidato dal ministro Elisabetta Trenta, ndr), il capo di Stato Maggiore della Difesa, e tutti gli uomini e le donne impegnati in Italia e all’estero, devono parlare la stessa lingua cibernetica”. E, ha aggiunto, “questa policy sarà anche a vantaggio del procurement che ha bisogno, tra l’altro, di procedure più snelle, seppur rigorose, che consentano di essere sempre al passo con i tempi. Ciò porterà l’ottimizzazione delle risorse, un risparmio in termini economici, ma soprattutto maggiore sicurezza del dominio cibernetico della Difesa e quindi del Sistema Paese”.