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Sono arrivate le prime immagini di Giove raccolte dalla sonda della Nasa JUNO, ottenute grazie ad uno dei due fondamentali strumenti italiani a bordo della sonda statunitense: il JIRAM (Jovian InfraRed Auroral Mapper), progettato per studiare la dinamica e la chimica delle aurore gioviane nel vicino infrarosso, e KaT (Ka-band Translator/Transponder), che analizzerà la struttura interna del pianeta, con l’obiettivo di mappare il campo di gravità di Giove.  Il primo flyby ravvicinato è avvenuto ed è stata la prima volta che JUNO si è trovata così prossima a Giove da quando è entrata nella sua orbita. Il passaggio radente del 27 agosto è il capofila di manovre analoghe – in tutto 35 – programmate per tutto il corso della missione, la cui vita operativa avrà termine nel 2018.

Volteggiando ad un velocità di oltre 200mila chilometri orari, la sonda ha puntato sul quinto pianeta del Sistema Solare il suo set di strumenti scientifici ed ha iniziato a raccogliere preziose informazioni che da lunedì a giovedì scorsi tutto il team scientifico di JUNO ha analizzato a San Antonio, in Texas, per avviare le prime analisi comparate e correlate dei dati provenienti dai vari strumenti della sonda. “JIRAM – spiega Alberto Adriani, ricercatore dell’INAF e PI dello strumento – guarda sotto la pelle di Giove dandoci immagini ravvicinate del pianeta nell’infrarosso. Queste prime immagini dei poli nord e sud di Giove ci stanno rivelando aree calde e fredde del pianeta che non sono mai state osservate prima. Nonostante avessimo saputo che le prime immagini infrarosse del polo sud avrebbero rivelato l’aurora meridionale del pianeta, siamo stati affascinati nel vederla per la prima volta. Nessun altro strumento, sia da terra che dallo spazio, è mai stato in grado prima d’ora di osservare l’aurora australe nel modo come la vediamo in questa immagine. Vediamo un’aurora molto luminosa e strutturata. L’alto livello di dettaglio delle immagini ci potrà dire di più sulla sua morfologia e la sua dinamica”.

Assieme alle immagini anche un video, i cui dati vengono dalle sessioni di calibrazione fatte all’inizio del mese di agosto e sono state realizzate misure per la caratterizzazione spettrale di aurore e atmosfera (tra cui Hot Spot e GRS) raccogliendo immagini per la mappatura delle aurore e dell’emissione termica del pianeta a tutte le latitudini da nord a sud. “I risultati delle calibrazioni di JIRAM – dice Barbara Negri Responsabile dell’Unità Osservazione dell’Universo dell’Asi – hanno dimostrato che lo strumento si comporta come aspettato ed è iniziata l’attività scientifica a seguito del primo flyby ravvicinato di Giove. Si tratta di un’ulteriore conferma della capacità dei team italiani sia scientifici che industriali di realizzare questo tipo di strumentazione, che è di fondamentale importanza per l’esplorazione del nostro sistema solare”. Il video mostra JIRAM a bordo di Juno, che sonda il pianeta da Sud a Nord. Il video è composto da 580 immagini raccolte in un periodo di circa 9 ore in cui Giove compie quasi una rotazione completa sul proprio asse. Il viaggio della sonda è iniziato poco più di cinque anni fa, il 5 agosto 2011, e il suo arrivo a destinazione, l’orbita di Giove, è avvenuto lo scorso 4 luglio dopo circa tre miliardi di chilometri.

Scopo di JUNO è analizzare le caratteristiche di Giove come rappresentante dei pianeti giganti. Il cuore JIRAM è stato finanziato dall’Asi e realizzato da Leonardo-Finmeccanica. Lo strumento è operato sotto la responsabilità scientifica dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (IAPS) dell’INAF. L’altro componente italiano KaT è uno strumento di radioscienza, realizzato dall’Università La Sapienza di Roma, realizzato da Thales Alenia Space Italia sempre con il supporto di Asi. “Con l’inizio della missione scientifica di JUNO, Giove è un po’ più vicino anche grazie al contributo di Leonardo e del nostro Paese. Ne sono orgoglioso, sia come amministratore delegato dell’azienda che ha costruito lo strumento JIRAM sia come italiano, e mi congratulo con i nostri ingegneri, con l’Asi e con i componenti del team scientifico per aver dimostrato ancora una volta l’eccellenza assoluta del made in Italy nella realizzazione di strumenti ad altissima tecnologia per lo spazio”. Ha commentato Mauro Moretti, amministratore delegato e direttore generale di Leonardo.