, In Evidenza, Slider

Dopo un lungo periodo di fermo, il 3 marzo scorso, uno degli impianti simbolo del Cira, lo Scirocco Plasma Wind Tunnel, è stato rimesso in funzione, dopo un periodo di manutenzione straordinaria ai fini dell’adeguamento tecnologico di uno dei suoi principali sottosistemi: l’arco elettrico. Si tratta della parte dell’impianto in cui, utilizzando la potenza di 70 MW, si genera un fulmine della durata di diversi minuti che permette di riscaldare l’aria fino a 10.000 gradi centigradi, riproducendo così le critiche condizioni cui sono sottoposti i materiali di protezione termica dei veicoli spaziali durante il rientro nell’atmosfera terrestre. Il team del PWT ha eseguito con successo la fase di accensione dell’arco elettrico che avviene utilizzando gas argon a bassissima pressione (inferiore a 2 mbar). Si tratta del primo dei test di accettazione previsto dal programma di aggiornamento del sottosistema, in particolare del suo sistema di controllo, resosi necessario per mantenersi al passo con la rapida evoluzione delle tecnologie informatico-elettroniche.

La riuscita di questa prima prova ha richiesto l’attivazione di tutti i sottosistemi della galleria tra cui il sistema di vuoto, di iniezione e regolazione gas di processo e di circolazione acque di raffreddamento. L’attività di risistemazione dell’impianto è stata avviata nel 2015 e alcuni interventi di adeguamento sono tuttora in corso. L’obiettivo è di avere quanto prima un impianto efficiente, in grado di far fronte alle numerose richieste di utilizzo da parte delle agenzie aerospaziali di tutto il mondo a supporto di programmi di sviluppo di veicoli spaziali. Già a partire dai prossimi mesi la galleria Scirocco sarà, infatti, impegnata in un intenso programma di lavoro volto, in parte, a recuperare alcuni ritardi su impegni già presi, in parte, a rispondere attivamente alle nuove richieste che stanno arrivando. Si comincerà con lo svolgimento di test su materiali di protezione termica oggetto dell’accordo con la Nasa, per proseguire con le campagne di prova commissionate dall’Agenzia Spaziale Cinese (Caaa), dall’Università del Queensland e dall’Agenzia spaziale europea (Esa).

L’impianto Scirocco sarà, a breve, in grado di rispondere  – fa sapere il Cira – a richieste di simulazione dei carichi termici e di pressione propri del rientro interplanetario. In questo caso i flussi termici che investono i sistemi di protezione dei veicoli sono elevatissimi e la galleria ipersonica del Cira è l’unica in grado di riprodurli per testare campioni sufficientemente grandi dei materiali che consentiranno il rientro da Marte di veicoli spaziali. Nell’impianto si riesce a creare un flusso d’aria intorno allo scudo termico alle stesse velocità incontrate dalle navicelle spaziali nel rientro in atmosfera, 14 volte la velocità del suono, e temperature di molte migliaia di gradi centigradi. “Da poco più di un anno, in coordinamento con il Miur e con l’Asi è iniziata al Cira una sistematica azione di riordino. In particolare, gli impianti che versavano in cattive condizioni per l’insufficiente manutenzione sono stati riportati alla frontiera dell’innovazione e oggi possono operare con elevatissimi livelli di affidabilità. Le loro capacità operative, uniche a livello internazionale, richiamano costantemente l’attenzione di Paesi e imprese di tutto il mondo”. Ha dichiarato il presidente del Cira, Luigi Carrino. “La riaccensione della galleria al plasma è un altro segnale che il Cira è tornato ad essere il punto di riferimento per la ricerca aerospaziale. A Capua, industrie e agenzie di tutto il mondo svolgono test cruciali per la definizione degli standard e delle certificazioni a livello internazionale”. Ha aggiunto il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Roberto Battiston.