La difesa europea, l’Italia e la (non) polemica sul Niger secondo Graziano

Di Stefano Pioppi

Di fronte alle sfide che premono sul Vecchio continente, avanti tutta sulla difesa comune, ma senza creare duplicazioni con la Nato. È quanto emerso dalle parole del generale Claudio Graziano, capo di Stato maggiore della Difesa, e del generale Michail Kostarakoschairman del Comitato militare dell’Unione europea, carica che dal prossimo novembre passerà nelle mani proprio di Graziano. All’evento “Difesa europea: quale ruolo per l’Italia?”, organizzato a Roma presso il Centro alti studi della difesa (Casd), è sembrato così andare in scena un primo passaggio di consegne tra i due generali, occasione inoltre per fare il punto sul lato operativo e militare della difesa comune.

LE TRE SFIDE DEL VECCHIO CONTINENTE

A introdurre i due generali c’era il professor Vittorio Emanuele Parsi, dell’Università Cattolica, chiamato a descrivere il complesso scenario di sicurezza con cui ha, e avrà a che fare l’Europa della difesa. “Le sfide maggiori da affrontare sono tre”, ha spiegato Parsi. Primo, “l’emersione di potenze autoritarie o non liberali come Cina e Russia”, entrambe più assertive nel tentativo di allargare le rispettive sfere di influenza. Secondo, “il cambiamento della leadership americana, contraddistinta da quello che sembra un nuovo isolazionismo, a volte difficile da comprendere”. Terzo, “la molecolarizzazione della minaccia, evidente soprattutto nella manifestazione del terrorismo, dentro e fuori i confini europei”. A queste tre minacce, ha spiegato il professor Parsi, l’Europa dovrebbe rispondere perseguendo altrettanti obiettivi: realizzare un confine esterno comune per garantire una risposta condivisa; migliorare il coordinamento tra gli Stati; e aumentare la capacità di proiettare la presenza europea nel mondo in modo più condiviso”.

LA DIFESA EUROPEA SECONDO IL GENERALE GRAZIANO

“Ci troviamo in un momento di grandi cambiamenti ma anche di grandi opportunità”, ha rimarcato il generale Graziano. Sull’Europa, ha spiegato il capo di Stato maggiore, convergono due archi di crisi, da est e da sud. In particolare, “il fianco sud vive una condizione di forte instabilità dovuta alla presenza del crollo statuale che ha tra le più immediate conseguenze il proliferare di attività illecite e il fenomeno dell’immigrazione incontrollata che interessa in modo diretto i paesi del Mediterraneo”. Per questo, ha aggiunto Graziano, “l’Europa ha deciso di dotarsi di una Strategia globale, proprio per mettersi nelle condizioni di fronteggiare al meglio le sfide attuali, e per poter continuare a proiettare stabilità, politico-diplomatica ma con il supporto delle strutture militari”. Da qui le varie iniziative che si sono susseguita nell’ultimo anno e mezzo, dalla Pesco, già prevista nei trattati, al Fondo europeo di difesa, novità introdotta dalla Commissione per finanziare con risorse Ue la difesa comune, sia per la ricerca, sia per le capacità. Tutto questo però deve continuare ad avvenire “in stretta cooperazione e sinergia con le capacità della Nato, senza creare duplicazioni”, ha rimarcato Graziano. D’altronde, ha aggiunto, “è evidente il punto cruciale della Strategia: stabilizzazione, stabilità, missioni di addestramento e preparazione per mettere nelle condizioni di poter evolvere le nazioni più prossime in situazioni di crisi, e così, di conseguenza, proteggere i cittadini europei”.

LE PAROLE DEL GENERALE KOSTARAKOS

Dello stesso parere si è detto il generale Kostarakos, che ha definito “significativo e comprensivo” il colloquio avuto con il generale Graziano su “i nostri comuni obiettivi strategici e sulla performance delle azioni condivise”. Lo sviluppo delle capacità operative, secondo il generale greco, “è uno strumento chiave per rafforzare le possibilità di cooperazione tra i Paesi dell’Ue”. Integrare la difesa significa aumentare l’efficacia dell’azione comune e ridurre la dispersione dei costi. “Senza un coordinamento nell’Ue – ha spiegato Kostarakos – spendiamo tanto senza ottenere i risultati voluti; serve quindi il coinvolgimento della Commissione europea per creare una vera industria europea della difesa”. Ad ora, l’Unione è una potenza “leader del soft power“, ma forse è arrivato il momento che “si impegni maggiormente anche nell’hard power e nella sicurezza”. Rivolgendosi al suo successore, Kostarakos ha infine garantito “tutto il supporto di cui avrà bisogno per assicurare la continuità del contributo, significativo e di valore, che il Comitato militare dell’Unione fornisce alla difesa europea”.

SULLA POLEMICA IN NIGER

A margine dell’evento, il generale Graziano è intervenuto anche sulla missione in Niger, recentemente al centro di una polemica alimentata da Radio France Internationale, secondo cui l’intervento dei militari italiani non sarebbe stato richiesto dalle autorità locali. “La missione in Niger è stata approvata dal Parlamento e dal governo italiano su richiesta delle autorità nigerine”, ha ricordato Graziano. A che punto è la missione? “Le attività del nostro personale per il suo sviluppo e i primi voli sono evidentemente iniziati con l’autorizzazione del Niger. Dopodiché, le singole attività addestrative verranno man mano sviluppate sulla base delle singole richieste e necessità che verranno espresse dall’autorità nigerina, leader di questa missione”. Le attività, ha aggiunto il prossimo presidente del Comitato militare dell’Ue, verranno dunque definite progressivamente, “in base alle richieste specifiche nigerine, con il compito principale dell’addestramento del personale per garantire una crescente stabilizzazione dell’area e per il contrasto al traffico dei migranti”.

(Foto: Stato maggiore della Difesa)