Sebbene in ritardo rispetto ad altri Paesi, l’inserimento delle donne nelle Forze armate italiane è stato sostanzialmente rapido e positivo, ed ha contribuito alla trasformazione di uno strumento militare apprezzato in tutto il mondo, soprattutto per la capacità di dialogo con le popolazioni locali. Lo ha detto il ministro della difesa Roberta Pinotti, intervenuta ieri alla Camera per la presentazione della ricerca “Le donne nelle missioni internazionali”, curata dall’Istituto affari internazionali (Iai). Oltre al ministro, hanno preso parte all’evento il capo di Stato maggiore della Difesa Claudio Graziano, la presidente Rai Monica Maggioni e la vice direttrice dell’Istituto Nathalie Tocci.
Le donne nelle Forze armate
“Le donne sono nelle nostre Forze armate dal 2000”, ha ricordato la Pinotti, prima donna in Italia a diventare ministro della Difesa. “Nonostante un evidente ritardo temporale rispetto ad altri Paesi, il percorso di inserimento è stato molto positivo, anche per l’atteggiamento intelligente delle stesse Forze armate”. Certo, all’inizio c’era “una certa titubanza”, ha riconosciuto la Pinotti. Che si traduceva più che altro in “galanteria o in forme di tutela positiva”; almeno fino a quando non si è compreso che le donne che facevano, e fanno oggi, la scelta della vita militare “non hanno la minima intenzione di ricevere galanterie o tutele positive”.
L’inserimento del personale femminile, avvenuto in parallelo con la trasformazione dalle Forze armate di leva al livello professionale, è stato “un moltiplicatore di forze” secondo il capo di Stato maggiore della Difesa Claudio Graziano. “Abbiamo avuto una crescita notevole con il personale femminile”, ha aggiunto il generale ricordando “i ruoli essenziali che le donne svolgono per entrare in contatto con le popolazioni locali nelle missioni internazionali”. Un ruolo importante, forse determinante per la credibilità e l’apprezzamento che le nostre Forze armate hanno acquisito e continuano a ricevere all’estero. “I nostri soldati sono i più etici del mondo, oltre che eccezionali dal punto di vista militare”, ha rimarcato Graziano.
Le percentuali
Certo, i numeri appaiono ancora piuttosto bassi. Le donne, ha notato il ministro Pinotti, “rappresentano il 5% se si considerano tutte le Forze armate” (la Croazia arriva al 20%). “L’Esercito ha il numero più alto con il 6,5%, ma vorremmo incrementare tutte le percentuali”. Mancano inoltre donne nelle Forze speciali, ma “solo perché non hanno ancora superato i durissimi test, cosa che faranno molto presto”. Non ci sono poi donne al grado di generali, ma “solo per questione di tempo”, essendo entrate in carriera dal 2000. Eppure, “arriva un segnale interessante dalle scuole militari”, ha detto il ministro. “Quest’anno le ragazze sono il 30% degli iscritti e questo fa immaginare che in futuro avremmo percentuali più elevate”.
Maternità e asili nido
Oltre ai numeri, ci sono però questioni di natura più tecnica, che richiedono adeguamenti normativi e regolamentari, tra cui la tutela della maternità. “Dobbiamo lavorare per fare in modo che la gravidanza sia un elemento che non impedisca la carriera successiva”, ha detto il ministro. Un altro tema particolarmente caro al ministro è quello degli asili nido nelle caserme. “Quando ero presidente della commissione Difesa della Camera, dal 2006 al 2008, abbiamo destinato una piccola cifra per adeguare gli spazi esistenti. Ora c’è un progetto ampio, di 12 milioni di euro in tre anni”. Lo scorso dicembre, presso la caserma dei Carabinieri di Tor di Quinto, a Roma, è stato inaugurato il primo di 17 asili previsti dal piano. “Saranno gestiti da cooperative e aperti al quartiere”, ha spiegato ancora il ministro.
Saper comunicare la difesa
Tutto questo ha un costo e richiede risorse, esattamente come ogni strumento necessario a mettere le Forze armate nelle condizioni di svolgere il proprio compito. Eppure, ha notato la Pinotti, alla diffusa e crescente fiducia nei confronti delle Forze armate, troppo spesso corrisponde la generale inclinazione a considerare la Difesa come un settore a cui attingere per ridurre la spesa pubblica. “Negli ultimi anni abbiamo tagliato molto”, ha ricordato la Pinotti. Ora, “c’è bisogno di risorse”. Per questa ragione è importante la “cultura della difesa”, altro tema particolarmente caro al ministro. Occorre “spiegare in tutte le occasioni perché servono risorse, come vengono utilizzate e perché sono importanti”.
Storie di donne
In questa cultura della sicurezza rientra lo studio dello Iai, “Le donne nelle missioni internazionali”. A presentarlo sono state le due ricercatrici Paola Sartori e Alessandra Scalia, che hanno condotto la propria ricerca sul campo, nella provincia afgana di Herat, con particolare attenzione alle iniziative di cooperazione civile-militare (Cimic) – realizzate dal contingente italiano nell’ambito della missione Isaf e Resolute Support – che hanno avuto l’obiettivo specifico di migliorare la condizione delle donne afghane. Altre due donne, Negina Khpelwak e Zarifa Adiba, sono invece le protagoniste di una storia di riscatto a speranza, racconta all’interno del reportage “Il coraggio della musica”, a cura di Sabrina Scampini e Danilo Bianchi, presentato anch’esso nel corso dell’evento alla Camera. Negina e Zarifa sono le due giovani direttrici di Zhora, un’orchestra afgana tutta al femminile che da una palazzina fortificata al centro di Kabul, al riparo dai talebani, è riuscita ad arrivare fino a Davos, in Svizzera, per suonare davanti ai leader mondiali. Protetta da un cancello blindato, l’orchestra Zhora rappresenta un’opportunità per molte ragazze, “un luogo di coraggio e passione”.
Le foto dell’evento di Umberto Pizzi