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Con lo sviluppo tecnologico e il maggior uso di droni a scopi commerciali o anche solo privati, dobbiamo aspettarci un aumento dei rischi per il traffico aeroportuale?
Basta pensare a quanto è successo il 21 luglio scorso, quando un aereo della Lufthansa, il volo LH1614 da Monaco di Baviera, con a bordo 108 passeggeri, è stato sfiorato da un drone in fase di atterraggio, all’aeroporto di Varsavia. L’unmanned si trovava in asse con la pista. Per fortuna non ci sono state conseguenze, anche se, a scopo precauzionale, altri venti voli hanno dovuto cambiare rotta in attesa che la situazione tornasse alla regolarità. Un turbamento non indifferente per l’attività dell’aeroporto.
Il drone infatti era stato avvistato a soli 100 metri dal velivolo, un Embraer 195, che in quel momento si trovava alla quota di 760 metri, a una decina di chilometri dallo scalo. Un cittadino polacco di 39 anni era stato fermato, mentre il drone era stato recuperato. Le responsabilità sono pesanti: il volo di droni è proibito in un raggio di 20 chilometri dall’aeroporto, e secondo la legge polacca, chi crea una minaccia al traffico aereo rischia fino a 8 anni di carcere.
Avvenimenti come questo stimolare un dibattito sull’opportunità di adottare una normativa condivisa a livello internazionale che regoli un fenomeno, come quello dei droni di privati, che promette un incremento massiccio nei prossimi anni.