Eleonora Ammannito (Asi), l’Italia al centro dell’esplorazione spaziale

Di Michela Della Maggesa

Rosetta, Dawn, ExoMars, sono solo alcune delle sonde per l’esplorazione spaziale su cui è stata impegnata Eleonora Ammannito, project scientist dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) e protagonista del secondo appuntamento del ciclo “Il futuro è uno spazio ospitale”, organizzato dalla Fondazione Leonardo,  dal titolo “Andare su Marte: come, quando e perché”. Laureata in Fisica a La Sapienza di Roma, si occupa dal 2017 dello studio delle proprietà delle superfici dei pianeti e dei corpi minori (asteroidi compresi) del sistema solare attraverso l’analisi di dati spettroscopici, dopo aver lavorato “grazie all’alto livello di formazione ricevuto in Italia”, spiega, al Jet Propulsion Laboratory (JPL) della Nasa e all’Università della California.

Un ritorno “a casa” desiderato quello di Eleonora Ammannito, una volta  – spiega – verificatesi le condizioni lavorative per farlo. “Sapere che sulle comete c’è materiale organico è importante – afferma ripercorrendo la propria carriera e parlando della sonda europea Rosetta, a cui l’Asi ha dato un forte contributo finanziando la trivella, lo spettrometro, pannelli solari e sensore d’assetto, prodotti da Leonardo. Le comete “trasportano materiale organico da una parte all’altra e questo ci può far capire molto sull’origine della vita nell’Universo”. Prima di occuparsi di Marte, nell’ambito della missione ExoMars, Eleonora Ammannito ha partecipato alla missione Nasa-Asi Dawn, lanciata nel 2007 con l’obiettivo di osservare un asteroide, Vesta, e Cerere, il pianeta nano più vicino a noi dove è presente acqua e materiale organico. “Si è trattato di una missione interessante, a basso costo, con a bordo tre payload scientifici, di cui uno italiano, uno spettrometro a immagine, VIR-MS, che ci ha permesso, visto che siamo i migliori al mondo a realizzare questo tipo di strumenti, una collaborazione ai massimi livelli”.

“Dopo la Luna e il programma Apollo – ha detto Eleonora Ammannito, arrivando a Marte, titolo dell’argomento della sua conversazione al teatro Palladium dell’Università Roma Tre –, Marte ha riportato in auge lo spazio, anche se al di là degli annunci, per poter portarci l’uomo serve una pianificazione lunga e certa. Intanto, con la sua strumentazione scientifica, spettrometri, radar e sottosistemi ingegneristici, l’Italia è all’avanguardia anche nell’esplorazione del pianeta rosso e le altre Agenzie spaziali ci chiamano per avere il nostro contributo”.

Prossima tappa per il pianeta Rosso, la missione a forte contributo italiano ExoMars 2020, il cui lancio è in programma per questa estate. Ma perché è tanto importante andare a esplorare Marte?  “Marte è il pianeta più vicino e più simile a noi, pertanto –  spiega Eleonora Ammannito – quello dal quale c’è più da imparare riguardo i meccanismi terrestri. Marte è un posto dove andare a cercare risposte su diversi temi, come i cambiamenti climatici o l’evoluzione della vita. Marte, un sistema più semplice rispetto alla Terra, è qualcosa a cui guardare.

Per ExoMars 2020 “c’è grande attesa. L’Italia ha investito molto su questa missione, sia da un punto di vista industriale, sia scientifico. La trivella progettata e costruita da Leonardo ci permetterà di fare misure a due metri. Questo è fondamentale – prosegue la ricercatrice scientifica dell’Asi – perché a quella profondità si pensa essere lo strato in cui non ci sono state alterazioni da parte delle radiazioni che investono il pianeta.  Volendo cercare una sorta di composizione superficiale originaria di Marte, è la distanza a cui bisogna andare a fare le misure. La trivella sarà equipaggiata con uno spettrometro miniaturizzato anche quello italiano (sempre di Leonardo, che renderà possibile le misurazioni a bordo del rover di ExoMars, attraverso speciali tecniche spettrometriche nel campo dell’infrarosso ndr), finanziato dall’Agenzia spaziale italiana e gestito da un team scientifico italiano. Sarà il primo strumento a poter vedere cosa c’è a due metri di profondità, aspettiamo!”.

Scopo principale della missione è quello di cercare sul pianeta tracce di vita presente o passata, capire se un ambiente primordiale come quello marziano “ha innescato i processi che hanno portato alla formazione della vita come è successo sulla Terra e se c’è ancora. Tutta la strumentazione di bordo è focalizzata su questo”. Dopo ExoMars 2020 il passo successivo sarà quello di riportare a casa i campioni raccolti dalla missione Esa Sample Return. “I campioni saranno messi all’interno di capsule che saranno poi recuperate da missioni successive. Il sample return è un passaggio fondamentale, anche in vista di missioni umane, in quanto ci permette di dimostrare la capacità di prendere una cosa su Marte e riportarla a Terra”.

Sul pianete Rosso conferma Eleonora Ammannito ci sono risorse in loco per poter sostenere la vita dell’essere umano “ a patto – afferma – di riuscire a instaurare determinati processi che ci permettono di estrarre l’acqua dall’atmosfera o dalle rocce”. “E’ possibile trovare su Marte risorse che altrimenti saremmo costretti a portarci con enorme sforzo in termini di hardware”.

L’evento con la ricercatrice italiana si colloca in una serie di incontri voluti dalla Fondazione Leonardo “per far avvicinare i giovani alle questioni scientifiche”. Afferma il presidente della Fondazione Luciano Violante. “Rientra nel lavoro di raccordo che facciamo con la società civile. C’è una parte dell’Italia rivolta al profilo umanistico del Paese, noi vorremmo integrare sotto il profilo tecnologico. L’Italia non è solo arte, è anche un grande contributo allo sviluppo tecnologico, aspetto che vogliamo evidenziare”.

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