In Europa roll-out per il Gripen E. In Usa si parla di eliminare il JPO dell’F-35

Di Michela Della Maggesa

Saab condurrà entro fine anno il primo volo del Gripen E, ultima versione del caccia svedese. Intanto è previsto per oggi, a Linköping, il roll-out del velivolo per i test 39-8, a cui presenzieranno le due nazioni clienti del programma, Svezia e Brasile, che hanno ordinato rispettivamente 60 e 36 caccia di produzione. Le consegne del Gripen E, potenziale  di mercato indicato in 400-450 esemplari, cominceranno nel 2019. Secondo quanto dichiarato in questi giorni alla stampa dal responsabile del programma, potrebbero optare per il caccia anche Belgio, Bulgaria, Colombia, Finlandia, India e Slovacchia.
La versione E è una variante migliorata del caccia multiruolo Gripen C/D. La costruzione del velivolo di pre-produzione 39-8 era cominciata nel 2013. Tutti i payload sono stati testati sul velivolo 39-7 E/F, che ha accumulato circa 250 ore di volo. Con un peso massimo al decollo di 16.500 kg, il caccia monoposto è in grado di caricare pod di puntamento, armi e serbatoi esterni. Il suo turnaround è di 10 minuti in configurazione aria-aria e 20 in modalità di combattimento aria-superficie.  Il serbatoio interno è più grande rispetto alle precedenti versioni, grazie allo spostamento del carrello di atterraggio. Tra gli equipaggiamenti avionici, multi-functional display con schermo 3D e HOTAS (hands-on-throttle-and-stick) che aumenta la situational awareness del pilota. Il Gripen E monta anche sistemi di Finmeccanica-Leonardo, come lo Skyward-G IRST (infra-red search and track), realizzato a Nerviano (MI). L’armamento aria-aria della nuova piattaforma include missili a guida infrarossa IRIS-T e a lungo raggio Meteor, entrambi prodotti da Mbda, mentre è in grado di integrare il Brimstone così come  missili Sidewinder e A-Darter ed altri sistemi d’arma, oltre a bombe Mk82, Mk83, Mk84, GBU-12, GBU-16 e GBU-10, 49 e 39.  “Credo si tratti del miglior caccia sul mercato”, fa sapere Saab, sottolineando che il costo di sviluppo e produzione del programma E è stato inferiore a 2 miliardi di dollari.
Novità anche da Oltreoceano, dove è stata proposta da parte di alcuni esponenti del Senato l’eliminazione del JPO (Joint Program Office) dell’F-35, dopo la transizione da parte di Lockheed Martin alla fase di produzione a pieno regime, prevista per il 2019. A quel punto, la responsabilità del programma (procurement e modernizzazione), passerebbe all’US Air Force per la versione A, all’US Navy per la C e al Marine Corp per la B.  Se approvato, il provvedimento significherebbe il maggior cambiamento nella gestione del programma  JSF e porrebbe – si fa notare – alcune questioni riguardo il ruolo dei partner internazionali, tra cui figura anche l’Italia. Il Senato, contrariamente a quanto avviene oggi, vorrebbe portare la gestione del programma alle Forze armate che lo utilizzano. Alla base della scelta, l’impossibilità dell’F-35 di essere un aereo joint, nonostante questa fosse l’aspirazione iniziale. “F-35A, F-35B e F-35C sono tre caccia distinti, con missioni e capacità diverse”. Si fa sapere dagli Usa. “Lo spostamento della gestione del programma in seno agli utilizzatori, lo aiuterà ad allinearsi in maniera corretta alle future necessità”.
La notizia arriva dopo che lo scorso 26 aprile il senatore dell’Arizona John McCain, nel corso di un audizione avente ad oggetto l’F-35, si era dichiarato in disaccordo con il generale Christopher Bogdan, a capo del JPO, riguardo staff e budget dell’alto comando. Secondo quanto dichiarato in Senato dal responsabile, l’organismo comprende 2.590 persone e costa al contribuente 70 milioni di dollari all’anno. Secondo McCain invece, gli addetti sarebbero molti di più, circa 3.000, mentre i costi annuali sarebbero decisamente più alti, pari cioè a 300 milioni di dollari. Nella stessa occasione, Bogdan ha inoltre confermato che il primo Squadron di F-35A dell’USAF raggiungerà la IOC in agosto, mentre ha ammesso criticità sul sistema di gestione Alis, che non sarà operativo prima di ottobre.
 

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