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L’uscita dall’Unione europea non cambierà la proiezione globale britannica ma anzi offrirà importanti opportunità di innovazione. A dirlo è stato il ministro della difesa Michael Fallon, in viaggio a Washington per il meeting con le controparti della coalizione anti-Daesh. Fallon è uno dei pochi esponenti dell’esecutivo Cameron sopravvissuti al cambio di governo e il primo membro del gabinetto del nuovo primo ministro Theresa May in visita negli Stati Uniti, particolarmente desideroso di rassicurare gli alleati sull’impegno internazionale del Regno Unito. “Sono pienamente consapevole che il voto ha generato alcune domande circa le implicazioni sul ruolo del Paese nel mondo, e sono qui per assicurare che abbiamo un nuovo primo ministro e un nuovo governo che vogliono che il Regno Unito continui a svolgere il proprio ruolo globale”, ha detto Fallon in occasione dell’evento organizzato a Washington dal Cohen Group. “Non abbiamo fatto un passo indietro – ha proseguito il ministro – ma, al contrario, stiamo facendo un passo avanti, ergendoci per i nostri valori, potenziando la Nato, sostenendo la nostra indipendente deterrenza nucleare e cercando con gli Stati Uniti un’alleanza più forte che mai”.

Al consolidamento del fronte atlantico, strategico rispolvero della storica special relationship tra Londra e Washington, si sommano le rassicurazioni nei confronti del settore nazionale della difesa . Il comparto britannico era, infatti, preoccupato dal cambio di governo dopo la positiva esperienza del gabinetto Cameron, che tanto aveva fatto per il rispetto della quota del 2% del Pil destinato alla difesa e stabilito in ambito Nato. Come riporta DefenseNews, Fallon ha assicurato che la spesa per la difesa “resterà fuori dalla ricaduta della Brexit”. Al contrario, per il ministro, gli effetti dell’uscita dall’Ue potrebbero essere positivi. “Non saremo più vincolati, ad esempio, dalla normativa europea sulle commesse”, ha affermato Fallon. Inoltre, “se usciremo dall’Unione europea, usciremo anche dall’Agenzia europea per la difesa (Eda) e ci potranno essere opportunità anche in questo aspetto”. L’uscita dall’Eda non è però così scontata. Come ha spiegato Michele Nones, consigliere scientifico dell’Istituto affari internazionali, nel suo approfondimento sugli effetti della Brexit per il settore difesa pubblicato nell’ultimo numero di Airpress, “per l’Eda non vi dovrebbero essere particolari problemi in quanto già vi sono associati Paesi non Ue. Dato il peso e il ruolo inglese bisognerà, casomai, definire una sua trasformazione al fine di creare due diversi livelli di partecipazione, soprattutto per quanto attiene le procedure decisionali”.

Tuttavia, le parole di Fallon sono sembrate confermare l’impressione che il Regno Unito abbia scelto di orientare verso ovest la propria proiezione internazionale, cercando di sganciarsi dalla marginalizzazione in cui l’asse europeo Berlino-Parigi la stava rilegando. “Vediamo la Brexit – ha proseguito il ministro – come un’opportunità per superare quegli aspetti su cui l’Europa è stata piuttosto sclerotica nell’incoraggiamento offerto”. Rivolgendosi al pubblico statunitense ha proseguito: “ci sono qui grandi opportunità per l’innovazione e per raggiungere il successo che voi avete avuto in questi campi”. Il riferimento è alle tecnologie robotiche automatiche e ai veicoli unmanned per cui Fallon auspica una maggiore collaborazione tra Regno Unito e Stati Uniti.