Fincantieri-stx l’ombra della nazionalizzazione

Di Pietro Di Michele

Italia e Francia con Stx potevano avere maggior forza d’urto nell’export, sia civile che militare, mentre per colpa del tafazzismo di Emmanuel Macron i due Paesi e le rispettive aziende procederanno per conto proprio castrando le sinergie industriali. Nulla è ancora deciso, ma questa è al momento la prospettiva nel caso di un niet definitivo del nuovo inquilino dell’Eliseo sugli accordi presi dal suo predecessore Francois Hollande con Fincantieri e il governo italiano, mentre per Le Monde non ci sarebbero più dubbi: “Lo Stato ha deciso di nazionalizzare i cantieri Stx di Saint-Nazaire”, e l’operazione “dovrebbe essere attuata concretamente entro venerdì sera”.
Il 29 luglio è l’ultimo giorno in cui il governo francese ha la facoltà di esercitare il diritto di prelazione per detenere la quota del 66,67% di Stx France, la società a monte dei cantieri di Saint Nazaire, al momento opzionata da Fincantieri.
Il ministro dell’economia francese, Bruno Le Maire, ha detto che per Parigi l’unica soluzione praticabile è una schema paritetico tra i soci transalpini e quelli italiani. Rottamando quindi due anni di negoziati in cui il gruppo capitanato da Giuseppe Bono era stato coinvolto per dare un futuro industriale alla società finita nella strettoia dell’amministrazione straordinaria a seguito dell’insipienza con cui gli ex soci coreani, Stx Offshore&Shipbuilding, hanno guidato un’infrastruttura strategica per la Francia (e per l’Europa), ha scritto oggi il Corriere della Sera, grazie al più grande bacino di costruzioni di navi al mondo, lungo 900 metri e largo 70. Proprio da Saint Nazaire è appena stata prodotta la “Harmony of the Seas” commissionata da Royal Caribbean. Realizzata lì sulle rive della Loira grazie a una nuova gru a cavalletto della portata record di 1.400 tonnellate. Una capacità di sollevamento che permette grossi risparmi sui costi (e sui tempi) di fabbricazione, secondo il Corriere della Sera: “Su questa caratteristica di Saint Nazaire che si gioca una partita delicatissima nei rapporti tra i due Paesi, complicati dalla gestione della crisi libica”.
Eppure ieri Bono ha mandato un messaggio indiretto alla Francia, dicendo di poter fare a meno di Stx senza troppi rimpianti: “Non siamo meno di loro, non possiamo accettare di essere trattati meno dei coreani”. Al momento, ha ricordato, “siamo leader mondiali, abbiamo molte trattative in corso e un grande blacklog”, ha dichiarato l’ad di Fincantieri nel corso della conference call in occasione della presentazione dei risultati semestrali precisando che “non abbiamo bisogno a tutti i costi di Stx, ma vogliamo dare all’Europa la possibilità di competere sul mercato mondiale”.
Non sono mancate le prese di posizione del governo italiano. Ieri il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha detto: “Abbiamo dato la nostra disponibilità ad ascoltare le esigenze del nuovo governo, ma non c’è nessun motivo per cui Fincantieri debba rinunciare alla maggioranza e al controllo della società francese”. Una dichiarazione che fa il paio con quella del ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda: “Dalla nostra posizione non ci muoviamo per ragioni di merito, ma anche di dignità e orgoglio nazionale”, ha detto il ministro.
Parigi sta provando a giocare la carta della collaborazione mettendo sul tavolo l’ingresso del colosso francese controllato dallo Stato, Naval Group, che già lavora frequentemente con Fincantieri su alcuni programmi militari. Da Roma non ci sarebbero stati grossi rilievi, a patto che il controllo fosse rimasto in mani italiane, pur mostrandosi disponibili a studiare meccanismi compensativi di governance.
La partita comunque non riguarda solo le navi da crociera, dunque il comparto civile, ma anche il settore militare. Ha scritto oggi la Repubblica: “I due paesi erano riusciti a collaborare insieme sin dagli anni Novanta, con una relazione che aveva prima partorito i caccia della classe Orizzonte e infine le fregate Fremm – dieci per la nostra marina, otto per la loro – ritenute le migliori della categoria più richiesta dagli ammiragli d’ogni nazione. Ma nei sette mari si è aperta la corsa agli armamenti e i francesi hanno sete di vendetta. L’Australia è pronta a spendere una ventina di miliardi per nove fregate d’ultima generazione. Il Canada cerca quindici unità dello stesso tipo, con una somma simile sul tavolo. Si deciderà tutto in pochi mesi. E il paradosso è che Roma e Parigi si sfidano offrendo l’identica nave, la Fremm appunto, seppur con equipaggiamenti diversi”. Per questo le frenate di Macron sono in puro stile tafazzistico e non europeistico.
Per Le Monde la decisione sarebbe però già stata presa: “Lo Stato ha deciso di nazionalizzare i cantieri Stx di Saint-Nazaire”, si legge sul sito Le Monde.fr. “Emmanuel Macron – scrive Le Monde.fr – ha scelto di nazionalizzare Stx piuttosto che affidarne le chiavi al gruppo italiano Fincantieri, ritenuto problematico. L’operazione dovrebbe essere ufficializzata dal ministro dell’Economia Bruno Le Maire e attuata concretamente entro venerdì sera”.
In un articolo dal titolo “Cantieri di Saint Nazaire: l’ultimatum dell’Eliseo all’Italia” pubblicato oggi da Le Monde sull’acquisizione dei cantieri di Stx France da parte di Fincantieri si legge: “Il rifiuto italiano pone Macron e la sua squadra in una situazione delicata”, spiega il quotidiano francese. Per Le Monde gli scenari potrebbero essere due: il presidente “potrà fare delle concessioni” accettando che Fincantieri “metta le mani sui cantieri di Saint Nazaire” o lo Stato deciderà di nazionalizzare l’impresa francese.

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