Finmeccanica, il governo e gli Usa. Parla Mauro Moretti

Di Stefano Vespa

Standard comuni in Europa, e ancora meglio in ambito Nato, e più risorse. L’amministratore delegato della Finmeccanica, Mauro Moretti, come suo costume non ha peli sulla lingua e ha ribadito ieri quelle che ritiene le strategie indispensabili anche al convegno dello Iai su «L’industria e l’alta tecnologia per la sicurezza e difesa dell’Europa». Moretti, intervenuto anche in qualità di presidente dell’Associazione europea delle industrie dell’aerospazio e della difesa, è preoccupato per come cambierà il mondo nei prossimi decenni, «quando i cinesi potranno comunicare come gli occidentali», solo che gli occidentali saranno 1 miliardo e tutti gli altri forse 10 miliardi.
Dunque, è necessario lavorare su tre livelli: le nazioni, l’Europa e la Nato, che significa coinvolgere gli Stati Uniti: «Se riuscissimo a porre a livello Nato la discussione su una collaborazione mirata allo sviluppo – ha detto Moretti – avremmo più forza per imporre questo modello a livello europeo e di conseguenza a livello nazionale». Naturalmente a patto di avere più risorse che «non sono sufficienti», perché (con velata polemica verso il governo) «non possiamo continuare a far finta di fare i protagonisti del mondo e non mettere a disposizione le risorse che altri mettono». Inoltre, le risorse che ci sono vanno «canalizzate verso pochi progetti e non in 50 idee che non hanno massa critica».
In particolare, secondo il numero uno della Finmeccanica bisognerebbe lavorare su spazio, intelligence e cyber security e veicoli «unmanned» (cioè senza equipaggio). Altro problema centrale per Moretti è stabilire degli standard (su cui si è detto d’accordo anche il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano): «Dobbiamo trovare una standardizzazione comune europea per poi riproporla con la Nato. Questo è un elemento essenziale per poi confrontarsi con l’Asia, che avrà risorse maggiori delle nostre». L’obiettivo finale dev’essere quello di un programma comune sulla difesa europea.
Oltre al presidente dello Iai, Ferdinando Nelli Feroci, sono intervenuti lo special adviser per la politica di Difesa e sicurezza comune della presidenza della Commissione europea, Michel Barnier; il vice direttore generale per il mercato interno e l’industria della Commissione europea, Pierre Delsaux; il Chief Executive dell’Agenzia europea per la Difesa, Jorge Domecq. In particolare, per Delsaux più cooperazione è necessaria in tutti i settori della Difesa e per Barnier ancora di più in quello della cyber. Tutti d’accordo sull’importanza dei prossimi mesi: al Consiglio europeo di giugno l’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza, Federica Mogherini, presenterà il documento sulla strategia globale europea e in autunno la Commissione illustrerà al Parlamento un rapporto sull’applicazione delle due direttive del 2009 sugli acquisti pubblici di prodotti per la difesa e sicurezza e sui trasferimenti interni all’Unione di equipaggiamenti militari. Nel corso dell’anno prossimo, inoltre, dovrebbe prendere il via la cosiddetta «Preparatory Action» il cui gruppo di esperti nello scorso febbraio ha presentato il report sulla Difesa europea: nel 2017 dovrebbero essere finanziati i primi progetti di ricerca per i quali, secondo Moretti, bisognerebbe stanziare almeno 100 milioni.
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