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Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Vi sono realtà in Italia che ancora sopravvivono, nonostante tutto. Una di queste è Finmeccanica. Il leader tecnologico italiano ha resistito a colpi di maglio terrificanti, compreso lo scandalo per le presunte tangenti in India per il quale lo stesso pubblico ministero ha chiesto giorni fa l’archiviazione. Un altro, meno evidente ma più insidioso, è l’avvicendamento del management operato con logiche che – nella migliore delle ipotesi – si possono definire estranee al curriculum dei dirigenti coniugato al business aziendale.
Eppure la società resiste. Chi conosce da dentro l’apparato sa pure perché: all’interno del sistema vi sono personaggi chiave, il più delle volte sconosciuti, perché non amano o non è concesso loro il palcoscenico, i quali, facendo ricorso a non si sa quali motivazioni, continuano a svolgere un ruolo oscuro di architrave del sistema, incuranti delle angherie o dell’inconsistenza del vertice di turno. È un po’ la storia dell’apparato pubblico italiano, “nave senza nocchiero in gran tempesta” che però non affonda, grazie a questi oscuri ma benemeriti servitori.
La premessa serve a spiegare l’ottica con la quale guardare all’ultima vittima di una rottamazione tout court, l’ingegnere Massimo Lucchesini, che in Aermacchi e Alenia Aermacchi è stato direttore tecnico, direttore generale, amministratore delegato e poi direttore generale operazioni, contribuendo a scriverne il piano di rilancio del 2011. Dal 1° agosto è fuori, privato anche del suo ultimo ruolo di Senior Advisor per i nuovi programmi e progetti.
Conosco bene e da anni l’Aermacchi, da dentro. Ne ho sempre seguito le vicende, di ripetuto successo. Proprio perché consapevole, più di altri, della validità tecnico- operativa dei suoi prodotti – in particolare dell’intera famiglia di aerei da addestramento, dal MB326 ad oggi – ho cercato di assecondarne con convinzione le aspettative commerciali.
Insomma, una radiografia dell’azienda, anche oggi, ci restituisce l’immagine di un sistema organizzato sulla passione, dedizione e professionalità tecnica, così come l’aveva disegnata il grande Ermanno Bazzocchi, un uomo, un tecnico, un dirigente che faceva sentire tutti in una grande famiglia.
Quanto di più lontano dall’attuale galassia di tipo parassitario, vertice incluso, che non riesce neppure a valorizzare il lavoro della parte trainante dell’azienda, talvolta comprimendone o non comprendendone neppure le potenzialità.
Lucchesini era il capo fila dei benemeriti, l’ultimo rimasto di quei tecnici competenti e di quelle maestranze appassionate forgiate alla scuola di Bazzocchi.
Lucchesini è anche il padre, dal punto di vista ingegneristico, del più avanzato trainer sul mercato mondiale, quello su cui si nutrono le più incoraggianti aspettative, anche nella prospettiva di una identità europea nel settore, e unico candidato negli Usa per la sostituzione della robusta flotta degli ultra cinquantenari T-38. Ancora due settimane fa era al lavoro al salone di Farnborough, a presentare prodotti, intessere rapporti con clienti attuali o potenziali, a mettere a disposizione 40 anni di esperienza e prestigio.
Ora che è definitivamente fuori azienda, a che ci si rivolgerà quando clienti esigenti come Singapore e Israele porranno questioni di carattere tecnico rispetto alle loro flotte di M346?
A che si rivolgerà il giovane amministratore delegato di Alenia quando nuovi clienti vorranno ridisegnare secondo le proprie esigenze i velivoli di serie italiana?
Ho ricevuto la lettera di commiato che Lucchesini ha inviato ad amici e collaboratori, tanto garbata e sensibile da non far trasparire i motivi della repentina uscita di scena. Quali che essi siano, vi è da augurarsi che Finmeccanica, voglia trovare il modo di continuare a contare sull’apporto di Lucchesini, se non altro con il mandato di creare una successione a se stesso, robusta e motivata, alla maniera di Bazzocchi.
Il rischio è che nuovismo, rottamazioni e tagli lineari portino per l’ennesima volta a gettare il bambino con l’acqua sporca, alla faccia dell’interesse nazionale e delle sorti della massima industria della difesa e dei suoi migliori prodotti.
LEONARDO TRICARICO
Presidente della Fondazione Icsa. Già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica e Consigliere militare di diversi Presidenti del Consiglio