Fuga dal mondo dei sogni

Di Alessandro Cornacchini

Chissà se i lettori di Airpress ricordano un film d’animazione dei primi anni 90 dove cartoni e attori in carne e ossa interagivano fra loro transitando da una realtà all’altra, dalla dimensione umana a quella dei cartoon e viceversa? Fuga dal mondo dei sogni è il titolo italiano del lungometraggio Cool World, quello originale, tradotto e spesso usato come sottotitolo in “Mondo Furbo” o “Mondo Fantastico”. Bene, questo film, di Ralph Bakshi e interpretato da Kim Basinger, Gabriel Byrne e Brad Pitt, mi è venuto in mente risalendo dai meandri più remoti della memoria, leggendo il Libro bianco della difesa 2015 recentemente divulgato dopo circa un anno di gestazione. Sì, perché man mano che mi addentravo nella lettura e – dico subito – condividendo, in linea di principio, molti dei concetti e delle disposizioni che l’elaborato contiene, ho avuto l’impressione di vivere l’esperienza dei protagonisti del film in un continuo andirivieni da un mondo fantastico, a volte furbo, bello, a volte grottesco, altre noir. Al di là di questi aspetti di colore, dalla lettura ho però ricavato la convinzione, e credo di non essere il solo, che per la Difesa italiana questa sia l’ultima occasione per darsi una struttura attendibile, sostenibile da un punto di vista economico-finanziario ed efficace e quindi credibile da quello tecnico-operativo. Bisognerà vedere quanto e come verrà attuato ciò che il documento contiene e dispone e con quale “stato d’animo” generale. Sebbene in chiusura del documento venga data una tabella di marcia stringente e siano anche indicati con precisione gli strumenti da utilizzare, si ravvedono alcune dif
ficoltà e possibili trappole in tema di personale, di governance, di ridimensionamento della struttura organica con accorpamenti di enti, reparti o funzioni, soppressione delle duplicazioni, razionalizzazione delle carriere. Vedremo. Sta di fatto che il progetto è ambizioso e lo sapevamo, avrà bisogno di un po’ di tempo per andare a regime. Ma quello che prima di tutto impone, per non essere travisato o disatteso, è un cambio di mentalità diffuso, un’evoluzione culturale che apre a veri concetti condivisi d’integrazione interforze e internazionale, d’interoperabilità, di unità ideale e strutturale, d’impiego ottimale delle risorse, prescindendo, tralasciando anzi completamente, valutazioni particolari, settoriali e di parrocchia, variamente camuffate, animate dal desiderio di fare emergere una Forza armata piuttosto che un’altra, quella componente a scapito di quell’altra. Più volte e con energia è sottolineata nel documento l’esigenza di ricorrere a uno strumento di difesa che sia snello ed efficace, che sia in grado di fronteggiare le sfide che un mondo instabile ci sottopone; uno strumento di difesa che, senza fronzoli, sprechi o preconcetti, premi competenza, intesa come competenza ambientale, capacità, applichi con attenzione un progetto di formazione e addestramento specifico del personale ma unitario nelle sue radici culturali; un progetto, inoltre, che sappia fare della tecnologia il punto centrale quale moltiplicatore delle forze, che stimoli e salvaguardi l’industria nazionale di settore. Che dire? Che sia la volta buona? Lo sapremo presto.