Il futuro dell’aeronautica statunitense

Di Francesco Ressa

Le Forze armate statunitensi sono impegnate sul campo da ormai 16 anni, il periodo di attività più lungo della storia Usa. Tuttavia, come indica il Washington Post, per l’Air force gli sforzi sono iniziati 26 anni fa, con il rafforzamento delle no fly zone in Iraq dopo l’operazione Desert storm. L’aeronautica degli Stati Uniti soffre oggi di una mancanza di piloti e di personale.
Ma la guerra è cambiata. L’innovazione tecnologica sta cambiando fortemente il settore militare, aeronautica compresa. Se a questo fattore si aggiunge l’arretratezza politica e militare di alcuni dei nemici odierni, ad esempio lo Stato islamico, il risultato è una vera e propria trasformazione delle modalità con cui operano le forze aeree. L’approccio classico degli Stati Uniti alla guerra è di scarsa rilevanza. I vettori aerei potrebbero rivelarsi come i soldati a cavallo e le navi da guerra di un tempo: troppo vulnerabili alle armi a lungo raggio e troppo costosi per lo Stato. Al contrario i droni, sono molto meno dispendiosi rispetto alla maggior parte delle unità aeree con pilota e sono in grado di mantenere la posizione in aree contestate per condurre missioni di tipo find, fix, finish, con un’indipendenza dai rifornimenti di circa 48 ore. Stando alle parole del Tenente Generale Kwast la guerra è ormai plasmata dall’era digitale e il potere non passa più dai canali tipici dell’era industriale. Presto vedremo la guerra andare alla velocità della luce con sensori operativi basati sullo spazio e armi a energia diretta. Vista da un futuro non troppo lontano, l’Air force odierna, operante al di sotto dei 20mila metri, potrebbe apparire come le vecchie guerre di trincea.

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