Il futuro di IXV è già cominciato, si chiama Pride

Di Michela Della Maggesa

CAPUA – Il successo della missione sub-orbitale dell’Agenzia spaziale europea IXV (Intermediate eXperimental Vehicle), partita ieri con un lanciatore Vega e ammarata con successo nel Pacifico,  apre un nuovo capitolo nella storia delle tecnologie abilitanti “made in Europe” per il rientro atmosferico dallo spazio. L’avionica, il sistema di guida, navigazione e controllo della navetta sperimentale, il sistema di discesa e recupero e il sistema di protezione e di controllo termici hanno permesso a IXV di attraversare l’atmosfera terrestre, in volo autonomo planato a 7,5 chilometri al secondo, 27 volte la velocità del suono. In tutto questo l’Italia ha giocato la parte principale. Attraverso Asi, il nostro Paese è stato il primo contributore al programma, la cui esecuzione è stata affidata ad un team di aziende e centri di ricerca europei, guidato da Thales Alenia Space Italia, prime contractor dell’intero progetto, il cui costo è stato di circa 150 milioni di euro, lancio escluso.
Lo “splashdown” di IXV nell’Oceano ha segnato una tappa importantissima di un viaggio intrapreso nel 2004, quando Esa, nell’ambito del programma FLPP (Future Launchers Preparatory Program) aveva deciso di verificare in volo le prestazioni delle tecnologie critiche del rientro, integrate a livello di sistema in un velivolo innovativo. Questa vision, che ha portato ad IXV ha già un seguito ed un nome: Pride. In occasione dell’ultima ministeriale, Esa ha infatti sottoscritto il finanziamento per la fase di concept di una piattaforma di rientro orbitale riutilizzabile, che consentirà lo sviluppo delle relative tecnologie abilitanti – nonché la loro validazione – nell’ambito di una missione orbitale che prevede il rientro planato e l’atterraggio a terra su pista. Al programma parteciperà anche l’Italia, che in attesa dei finanziamenti Esa, si è intanto portata avanti coi lavori, inserendo Pride all’interno del piano triennale del Cira (Centro italiano ricerche aerospaziali). “Le applicazioni sviluppate dal Cira per IXV – ha spiegato Mario Cosmo, direttore generale del centro di Capua – vanno bene anche per altri programmi. Su Pride abbiamo deciso di investire ancor prima degli stanziamenti, pertanto siamo pronti per lo step successivo”.
Nell’ambito del programma IXV, il Cira ha giocato un ruolo fondamentale. Oltre a fornire assistenza tecnica all’Esa per l’ingegneria di sistema in materia di aerodinamica, aerotermodinamica, sperimentazione in volo, integrazione ed esecuzione della missione finale e per le attività di qualifica del sistema di protezione termica nello Scirocco Wind Tunnel, il centro ha progettato ed eseguito il drop test in Sardegna da un elicottero CH-47 dell’Esercito di un prototipo in scala reale del velivolo IXV per validare discesa e recupero. “Il contributo del Cira a IXV – ha detto il suo presidente, Luigi Carrino – parte da lontano. Nel 2007 abbiamo fatto i primi test su USV (Unmanned Space Vehicle, il “progenitore” di IXV che ha raggiunto 1,2 Mach, ndr) 1, proseguiti con USV 2 nel 2010. Abbiamo studiato i comportamenti dello scudo termico nel nostro Plasma Wind Tunnel e siamo arrivati infine al drop test, con il contributo di Esercito e Aeronautica Militare. Grazie a questo lavoro, intrapreso con una visione ben chiara, siamo pronti alle prossime sfide”. “Mi auguro – ha aggiunto Cosmo – che l’Italia abbia un grande peso, dal punto di vista tecnologico, in quello che sarà il cuore del sistema Pride (come ad esempio la GNC, grazie all’esperienza fatta dal centro campano sul Vega, dopo il rifiuto della DGA francese di fornire i codici sorgente, che ha costretto l’Italia a sviluppare il software di guida navigazione e controllo in autonomia dalla seconda missione del lanciatore, ndr), un programma ambizioso dove il Cira, nel suo ruolo di ponte tra ricerca e industria, ha tutte le carte in regola per fare la sua parte”. Il volo sub-orbitale ha un grande potenziale di sviluppo che interessa anche la Difesa. La fascia ibrida tra atmosfera e spazio esplorata da IXV sarà molto importante in futuro per gli assetti spaziali abilitanti per le operazioni. In questo filone si inserisce anche un accordo recentemente sottoscritto da Aeronautica ed Enac per cominciare a pensare alle infrastrutture, nonché alla parte regolatoria, destinate al decollo e all’atterraggio dei veicoli suborbitali.