Oggi e domani si riuniranno a Bruxelles i capi di stato e di governo dell’Unione Europea. Al centro del vertice ci sarà ancora una volta la questione migratoria, con particolare attenzione alle rotte balcaniche e ai rapporti con la Turchia.
Il 7 marzo si era tenuto un Consiglio europeo straordinario, contraddistinto proprio dall’incontro con il primo ministro turco Davutoğlu. In tale occasione, Ankara aveva confermato il suo impegno ad attuare l’accordo bilaterale greco-turco in materia di riammissione. Gli elementi centrali di tale accordo riguardano il rapido ritorno di tutti i migranti non bisognosi di protezione internazionale che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alla Grecia, e l’accoglimento di tutti i migranti irregolari fermati nelle acque turche, siriani compresi. Il rientro di tutti i nuovi migranti irregolari spostatisi dalla Turchia alle isole greche avverrebbe completamente a spese dell’Ue. Infatti, i capi di stato e di governo europei hanno affermato l’intenzione di accelerare l’erogazione dei tre miliardi di euro inizialmente stanziati al fine di finanziare una prima serie di progetti entro la fine di marzo.
D’altra parte, il Consiglio europeo aveva anche ribadito il pieno supporto alla Grecia, affermando nel comunicato ufficiale “una responsabilità collettiva dell’Ue che richiede una mobilitazione rapida ed efficiente di tutti gli strumenti e le risorse disponibili, nonché dei contributi degli Stati membri”. Il supporto alla Grecia dovrebbe passare attraverso un aiuto nella gestione delle frontiere esterne, comprese quelle con Macedonia e Albania, al fine di garantire il 100% delle identificazioni, registrazioni e controlli di sicurezza. In questo senso, si è promesso un potenziamento di Frontex con l’aumento di agenti distaccati entro il 1 aprile.
Nonostante tali positivi sviluppi nel vertice Ue-Turchia del 7 marzo, la strada si è complicata nella giornata di martedì, in occasione del viaggio del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk a Cipro e in Turchia. Il presidente cipriota Nikos Anastasiadis ha, infatti, posto il veto all’eventuale riapertura dei negoziati di ammissione della Turchia nell’Ue, argomento che è corso parallelamente al dibattito sulla crisi migratoria. La mossa di Cipro è comprensibile, essendo i rapporti tra Nicosia e Ankara più che complicati. Tuttavia, ciò rende ulteriormente complessa la possibilità di un accordo sul rientro dei migranti irregolari, dato che per il governo turco la riapertura dei negoziati di accesso sembra condizione necessaria per un’intesa su un tema che appare in realtà ben più urgente e delicato.
L’arrivo dei capi di stato e di governo a Bruxelles è previsto per oggi alle 15:00. Nel pomeriggio si tratterà del semestre europeo e della situazione economica dell’Unione. Tutte le attenzioni sono però rivolte alla cena, in cui si parlerà di migrazioni, e alla giornata di domani quando Davutoğlu raggiungerà i vertici europei per proseguire un difficile quanto necessario dialogo.
La complessità del vertice deriva anche dalla consueta divisione interna all’Ue. Non tutti i paesi, Francia e Austria in primis, sarebbero disposti a seguire Tusk nel giocare la carta della riapertura dei negoziati di adesione per raggiungere finalmente un accordo sui migranti e chiudere il canale balcanico. Lo stesso Gentiloni, al termine del Consiglio dei ministri degli esteri dell’Ue di lunedì, riguardo la possibilità di una riapertura dei negoziati con la Turchia, aveva affermato: “non tutto si risolve con la questione migratoria, c’è il problema del rispetto dei diritti umani e della libertà di stampa”. Più propensa a un riavvicinamento alla Turchia è Berlino, preoccupata fortemente dalle rotte balcaniche. Molte perplessità giungono invece dalla società civile europea, da cui si alzano voci di forte critica nei confronti di una riapertura dei negoziati con un Paese che ha ultimamente mostrato non proprio il suo volto più liberale.
La due giorni ci dirà fino a che punto l’Ue è pronta a legarsi ad Ankara per trovare il bandolo della matassa migratoria, e fino a che punto la Turchia, consapevole dell’importanza della sua posizione per la difesa dei confini del vecchio continente, si spingerà nella richieste all’Europa. E mentre a Bruxelles si discute delle rotte balcaniche, in queste ore migliaia di migranti sbarcano sulle coste italiane.