Il contrattacco Usa alla cyber-war russa secondo Stavridis

Di Cyber Affairs

C’è “una varietà di risposte proporzionali e distintive che l’amministrazione Obama potrebbe considerare” di intraprendere “contro la Russia” per rispondere agli attacchi informatici al sistema elettorale americano attribuiti a Mosca. A scriverlo in un commento pubblicato su Foreign Policy è James Stavridis, ammiraglio in pensione della Marina militare americana, già Comandante supremo delle forze alleate Nato in Europa.

La prima risposta, commenta l’alto ufficiale, dovrebbe essere un’esposizione definitiva del coinvolgimento del governo russo, presumibilmente ad alto livello, negli attacchi. Finora la Casa Bianca, rileva Stavridis, “ha scelto di mantenere parte di queste informazioni classificate. Rivelare i nomi dei funzionari che hanno autorizzato gli attacchi informatici contro Washington avrebbe messo Mosca in una posizione estremamente scomoda. Idealmente, gli Stati Uniti potrebbero invece rivelare e-mail o le conversazioni tra funzionari russi che hanno dimostrato la loro intenzione di minare il processo elettorale statunitense. Tali rivelazioni potrebbero probabilmente portare a condanne delle Nazioni Unite e a ulteriori sanzioni economiche contro la Russia, infliggendo ulteriori danni alla sua economia”. Ciò “potrebbe anche esporre potenzialmente fonti e metodi dell’intelligence Usa, ma ci sono modi per ‘disinfettare’ il materiale per ridurre al minimo tali rischi”.

In secondo luogo, commenta Stavridis, “gli Stati Uniti potrebbero minare la dipendenza del governo russo da una vasta gamma di cyber-strumenti usati per censurare il web all’interno del proprio Paese, esponendoli al pubblico. Anche senza manipolare attivamente il web russo, la National Security Agency potrebbe rendere noti i codici e gli strumenti utilizzati dal dal Cremlino, permettendo così ad attivisti (e cittadini) di evitare in modo più efficace la manipolazione e la censura”.

Un terzo e “più aggressivo approccio” sarebbe per Stavridis “quello di usare le capacità Usa per esporre i conti bancari all’estero e le risorse finanziarie di funzionari governativi russi di alto livello, fino al presidente Vladimir Putin, che si dice possieda miliardi di dollari in conti offshore protetti dalla sua opinione pubblica. Mentre Washington dovrebbe astenersi dal distruggere o manipolare documenti finanziari, il che sarebbe un’escalation, semplicemente mostrare il livello di corruzione tra i funzionari che hanno autorizzato gli attacchi informatici agli Stati Uniti sarebbe strategicamente e moralmente sensato”.

In quarto luogo, scrive l’alto ufficiale, gli Usa “potrebbero utilizzare i propri strumenti cyber offensivi per punire gli hacker russi, mettendoli offline o addirittura danneggiando il loro hardware. Questa risposta aprirebbe all’obiezione che essa rappresenti una escalation ingiustificata. Ma con il vigente diritto internazionale, se uno Stato ha le informazioni di un nesso di attività offensive, ha chiesto di fermarle, e la nazione incriminata si rifiuta di farlo, il centro da cui parte l’offensiva è da ritenersi responsabile per l’attacco. L’onere della prova per l’attribuzione sarebbe più elevato nella realizzazione di una tale risposta; sarebbe praticabile solo se Washington avesse informazioni definitive sui centri di comando e controllo che hanno lanciato l’attività di hacking“.

In quinto e ultimo luogo, rimarca Stavridis, “gli Stati Uniti dovrebbero pensare a come i nostri alleati possano essere utili in questa situazione. I partner della Nato hanno capacità significative e potrebbero essere utili in gran parte di ciò. Tutte le nazioni democratiche hanno un interesse nello spingere indietro contro questa palese interferenza nel processo politico democratico”.

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