Dopo un viaggio di quasi cinque anni, iniziato il 5 agosto 2011, e di circa tre miliardi di chilometri, Juno è arrivata a destinazione. Alle 20:53 del 4 luglio 2016 (5:53 italiane), JUpiter Near-polar Orbiter è entrata correttamente nell’orbita del pianeta più grande del Sistema Solare con una delicata manovra che ha richiesto l’accensione del motore principale per 35 minuti, in modo da frenare la sua corsa ed effettuare il JOI (Jupiter Orbit Insertion). Per la sonda della Nasa inizia ora un intenso programma esplorativo, che si basa su una serie di fly-by – ne sono previsti 37 – in cui si avvicinerà a Giove più di quanto abbia mai fatto in precedenza un qualsiasi altro veicolo spaziale. “Juno è una missione storica che vede ancora una volta Nasa e Asi insieme alla ricerca di informazioni fondamentali per spiegare le origini del Sistema Solare – ha dichiarato il presidente dell’Asi Roberto Battiston – Lo studio di Giove è anche una grande sfida scientifica e tecnologica a cui l’Italia partecipa con due strumenti all’avanguardia grazie all’Inaf e a industrie come Leonardo Finmeccanica e Thales Alenia Space”.
La missione, la seconda del programma New Frontiers della Nasa, ha lo scopo di analizzare le caratteristiche di Giove come rappresentante dei Pianeti Giganti. Giove può fornirci le conoscenze necessarie per la comprensione dell’origine del sistema solare e dei sistemi planetari che si vanno scoprendo intorno ad altre stelle. Gli obiettivi scientifici di Juno consistono prevalentemente nel comprendere l’origine e l’evoluzione del pianeta Giove (attualmente ci sono tre teorie diverse sulla sua formazione), determinare la struttura interna del pianeta e cercare se presenta un nucleo solido, esplorare la magnetosfera polare e ricercare l’origine del campo magnetico, misurare l’abbondanza dell’acqua, caratterizzare i venti nella bassa atmosfera e caratterizzare le abbondanze relative di ossigeno e azoto e le variazioni dovute a fenomeni atmosferici. Inoltre, un’altro obiettivo della missione sarà quello di osservare le aurore boreali di Giove, già osservate dalla Terra, e comprenderne i meccanismi, al fine di studiare il campo magnetico del pianeta e la sua interazione con l’atmosfera. Con la sua configurazione spinning, Juno effettuerà una mappa completa dei campi gravitazionali e magnetici di Giove e uno studio della composizione dell’atmosfera. Per raggiungere tali obiettivi particolare attenzione è stata posta nella definizione dell’orbita, che sarà polare e subirà un moto di precessione per ottenere una migliore copertura del pianeta.
La partecipazione italiana alla missione si basa sull’esperienza consolidata nel campo degli spettrometri, camere ottiche e radio scienza, in particolare l’Italia fornisce due strumenti: lo spettrometro ad immagine infrarosso JIRAM (Jovian InfraRed Auroral Mapper), realizzato dalla divisione avionica di Leonardo-Finmeccanica e lo strumento di radioscienza KaT (Ka-Band Translator) realizzato da Thales Alenia Space-I, che rappresenta la porzione nella banda Ka dell’esperimento di gravità. Ambedue questi strumenti sfruttano importanti sinergie con gli analoghi strumenti in sviluppo per la missione BepiColombo, ottimizzando i costi ed incrementando il ruolo sia scientifico che tecnologico italiano.