Il P-72A integrato nel dispositivo di difesa dello spazio aereo

Di Michela Della Maggesa

Il P-72A, realizzato da Leonardo, che in Italia ha appena preso ufficialmente il posto del Breguet Atlantic (che tuttavia volerà ancora per qualche mese per esigenze di addestramento) è un pattugliatore marittimo ognitempo, basato sulla piattaforma civile ATR 72-600, modificata con apparati e sensori specifici per compiti militari. Il velivolo, consegnato in due esemplari al 41° Stormo Antisom di Sigonella – altri due arriveranno entro fine anno, in base al contratto firmato nel 2014 – è stato equipaggiato per missioni di pattugliamento marittimo di ricerca e identificazione dei navigli di superficie, missioni SAR, anti pirateria, contrabbando e protezione delle acque territoriali, e costituisce una soluzione ad interim per coprire il gap capacitivo fino a quando non ci si potrà dotare di un Long Range Maritime Patrol Aircraft, che abbia anche capacità ASW (Anti submarine Warfare).

Al momento, come spiegato dal capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare, generale Enzo Vecciarelli, l’intenzione è quella di “integrare il P-72A con il dispositivo di difesa dello spazio aereo”, in quanto la capacità net-centrica del P-72A contribuisce con una sorveglianza persistente (anche a bassissima quota) a supportare le esigenze di sicurezza del Paese. Quanto al futuro le soluzioni allo studio sono diverse e dipenderanno esclusivamente dai budget della Difesa. Due le opzioni sul tavolo: una sostituzione completa, o un’integrazione sul P-72A di soluzioni intermedie. “L’esigenza per questo tipo di capacità è sentita e studiata anche a livello Nato – ha detto in proposito il capo di stato maggiore della Marina militare, ammiraglio Walter Girardelli -, per questo credo che una soluzione verrà trovata”.

“Vi è la necessità – ha detto l’ammiraglio Walter Girardelli – di continuare a poter disporre di mezzi capaci di condurre le attività di difesa, anche, dalla minaccia subacquea e, allo stesso tempo, di non disperdere il prezioso know how, così unico e difficile da ricostruire, come quello faticosamente conseguito dal personale dell’aviazione antisom, grazie a un addestramento specifico e costante, nonché all’esperienza maturata in migliaia di ore di volo, in pattugliamento sul mare, in operazioni e in attività operative e addestrative”.

Il nuovo assetto ha già avuto il suo battesimo, in occasione del G7 di Taormina a maggio scorso. Come il predecessore, il velivolo è assegnato all’Aeronautica militare ed impiegato dalla Marina militare: a bordo equipaggi misti delle due Forze Armate operano in piena sintonia interforze, consolidata in quasi cinquant’anni di attività operativa sull’Atlantic. “Mi auguro – ha detto il capo di SMA – che l’esempio del 41° Stormo, una vera e propria realtà operativa interforze nell’ambito della Difesa italiana, possa far nascere una sempre più ampia collaborazione, che veda la fusione delle capacità di entrambe le Forze Armate, con l’obiettivo di difesa dei nostri valori”.

Dalla sua introduzione in servizio, avvenuta nel 2016, l’ATR 72 MP dell’Aeronautica militare ha partecipato, a marzo, al salone internazionale di Langkawi, in Malesia. Il Paese ha infatti un requisito per un velivolo da pattugliamento marittimo, che potrebbe sostanziarsi nell’acquisto di quattro macchine, come fatto dall’AM. Il P-72A è stato esibito in Malesia equipaggiato del sistema di missione Atos di Leonardo e di un sistema di auto-protezione identico a quello del C-27J. La Malesia oltre che per il 72 Maritime Patrol, potrebbe essere un mercato potenziale anche per l’addestratore avanzato M-346.