Il potere aereo: punto di forza dell'Alleanza Atlantica

Di Marco Andrea Ciaccia

Ospitato ieri al Centro studi americani, un evento congiunto della rivista Airpress e del Japcc, centro studi della Nato, ha riunito attorno ad un tavolo esperti di politica estera e militare su un tema di grande attualità nel post-vertice del Galles.
Secondo i generali del Japcc, la prova concreta della superiorità aerea come chiave della vittoria è la crisi militare in Ucraina dove le truppe lealiste di Kiev hanno perso una trentina di velivoli e non riescono a sfondare realmente ad Est. A differenza dell’Ucraina, Israele ha invece mantenuto sempre la superiorità aerospaziale e questo l’ha tenuta in vita. La storia degli ultimi vent’anni e anche le operazioni in corso in Iraq testimoniano che senza il dominio degli spazi aerei l’Occidente avrebbe già perso il controllo di snodi geopolitici fondamentali.
Il problema è che la superiorità occidentale in fatto di tecnologie aerospaziali è minacciata più che mai da quella che i generali dello Japcc definiscono “spirale mortale”. Non sono tanto le singole aeronautiche militari ad essere oggetto di questa spirale, ma l’attenzione verso il potere aereo in generale, che è la dimensione di proiezione della potenza dove si concentrano gli asset determinanti per la raccolta delle informazioni (intelligence) e la sorveglianza geo-strategica degli eventi. Già la guerra di Libia ha manifestato i segnali di questa difficoltà in questi settori, pur di fronte ad un avversario relativamente debole. Le pressioni sui budget della difesa stanno facendo il resto.
Non appare messo in discussione il Concetto Strategico di Lisbona del 2010 in quanto tale. Cambia però l’atmosfera, meno fiduciosa e ottimista nelle virtù politiche dell’Alleanza, e nelle parole degli esperti al tavolo emerge la dimensione dell’avversario e della sorpresa strategica. Si delineano qui tre posizioni strategiche: una che sostiene essere la Russia la principale avversaria del futuro per l’Europa; la seconda che guarda invece alla Cina; la terza che ritiene che il vero avversario sia la fluidità del contesto economico-finanziario e la sorpresa strategica che ne può emergere per un Occidente in declino relativo. Nonostante i clamori della cronaca, la linea “anti-russa” non appare certo come la più forte o determinante in termini di preoccupazioni militari.
Si può uscire da questo percorso accidentato, secondo lo studio presentato dallo Japcc (di cui una seconda parte sarà pronta a ottobre) soltanto se l’Europa finirà con l’essere semi-indipendente in campo aerospaziale, con un nucleo di intelligence e cyberdifesa comune. In cambio, si prevede una riconferma della presenza nucleare Usa in Europa. I caccia di quinta generazione e la difesa missilistica sono i trait d’union di questo rilancio in grande stile dell’alleanza euro-americana.
 

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