Cosa manca all’industria europea della Difesa. Il punto di Lorenzo Benigni (Elettronica)

Di michele

Avanti tutta con la Difesa europea. Ma attenzione: l’industria ha bisogno del supporto delle istituzioni. È quanto emerso dall’evento “Ricerca e sviluppo per una comune Difesa europea”, organizzato, in collaborazione con il Centro Studi Internazionali, Leonardo ed Elettronica nell’ambito del Festival della Diplomazia, in scena a Roma in questi giorni. In particolare, l’esigenza di condivisione, prima a livello nazionale, e poi a livello europeo, è stata evidenziata da Lorenzo Benigni, vice presidente con delega alle Relazioni istituzionali del Gruppo Elettronica, leader dell’EW e cyber warfare.

L’EVENTO

Insieme a Benigni, hanno preso parte all’evento il deputato M5S (capogruppo in commissione Difesa) Giovanni Luca Aresta, l’ambasciatore italiano all’EU Political and Secutiry Committee Luca Franchetti Pardo, il direttore del V Reparto di SegreDifesa Luisa Riccardi, il responsabile Ricerca del Nato Defense College di Roma Thierry Tardy, l’analista Can Kasapoglu, e il direttore Strategie e Innovazione di Leonardo Giovanni Soccodato. Il convegno è stato moderato da Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali (CeSI).

UNA TEMA CENTRALE

“La Difesa Europea è un tema centrale per la competitività dell’industria europea e quindi per il nostro futuro”, ha detto Benigni partecipando al dibattito. “Si tratta di un’esigenza matura e condivisa dal sistema industriale nazionale ed europeo”, ha rimarcato. D’altronde, “noi di Elettronica abbiamo avuto ed abbiamo il privilegio di partecipare a diversi programmi di cooperazione industriale tra Stati europei: Eurofighter, NH90, Orizzonte Fremm che hanno fatto crescere il sistema industriale e hanno avuto un importante ruolo nel costituire le basi di un progressivo processo di integrazione”.

IL SUPPORTO DELLE ISTITUZIONI

Ad ogni modo, ha spiegato Benigni, “lo slancio industriale ha bisogno dell’indicazione e del supporto delle istituzioni e delle Forze armate”. Una richiesta, quella che proviene dal mondo produttivo, che è la stessa da diverso tempo. Per poter competere a livello europeo, occorre che l’industria abbia alle proprie spalle il governo e il Parlamento, così come avviene negli altri Paesi del Vecchio continente. La partita fa gola a tanti. La proposta della Commissione europea per il Fondo per la difesa (Edf) è di 13 miliardi di euro per il periodo 2021-2027.

UNA GRANDE OCCASIONE

Difatti, l’integrazione europea pare l’unica possibilità per evitare di soccombere di fronte ai colossi globali, tra Stati Uniti, Russia e Cina. “I programmi Pesco (la cooperazione strutturata permanente in via di completa definizione, ndr), da un lato e quelli di ricerca, correlati al cosiddetto European Defence Fund, dall’altro, rappresenteranno un’occasione di velocizzazione di questa comune volontà”, ha spiegato ancora Benigni. Tali iniziative “saranno l’asse portante per riavviare la stagione dei programmi multinazionali”.

COSA MANCA

“La direzione è quella giusta”, ha rimarcato il manager. Eppure, manca ancora qualcosa: “Si rendono necessarie regole condivise su procurement, certificazione, fiscalità e così via, allo scopo di ottimizzarne efficienza ed efficacia”. Da parte industria, c’è ottimismo. “Siamo fiduciosi – ha concluso Benigni – che si procederà verso un nuovo ciclo di sviluppo europeo, in grado di dare maggiore sicurezza ai cittadini europei, nuove prospettive alle Forze armate degli Stati membri e maggiori certezze di sviluppo alle nostre aziende e ai nostri lavoratori”.