Intensa attività operativa e addestrativa per gli Eurofighter italiani

Di Michela Della Maggesa

Altro scramble per i caccia Eurofighter italiani della Task Force Air Nato in Šiauliai nei giorni scorsi. I caccia italiani si sono nuovamente alzati in volo a velocità supersonica per intercettare velivoli cacciabombardieri della Federazione russa, che attraversavano lo spazio aereo baltico senza autorizzazioni. I velivoli intercettori sono stati attivati con un ordine di Scramble dal sovraordinato Centro di Comando e Controllo delle Operazioni aeree (Caoc) della Nato, con sede ad Uedem (Germania). I Typhoon italiani stanno assicurando dallo scorso 27 dicembre l’integrità dello spazio aereo sui cieli di Lituania, Estonia e Lettonia, nella turnazione stabilita dall’Alleanza.
L’Italia, al momento, è l’unica nazione dell’Alleanza che partecipa a tutte e quattro le attività di Interim Air Policing richieste dalla Nato: opera, infatti, con continuità sui cieli dell’Albania, a partire dal 2009, della Slovenia, a partire dal 2004, ed ha svolto la prima rotazione in Islanda nel 2013. L’Air Policing è svolta nell’ambito dell’area di responsabilità del Comando operativo alleato della Nato di stanza a Bruxelles e viene coordinato dal Comando aereo di Ramstein (Germania).
Intanto alcuni Eurofighter dell’Aeronautica Militare hanno da poco effettuato, sulla base di Decimomannu, in Sardegna, una campagna di prove aria-suolo “mirata – fa sapere la Forza Armata – alla OT&E (operational test & evaluation)”, ovvero alla verifica della compatibilità del software air-to-ground appena rilasciato. L’attività dei caccia italiani fa parte di una campagna per l’implementazione del nuovo software, sulla scia di quanto già fatto dal Regno Unito, parte del consorzio Eurofighter GmbH unitamente a Italia, Germania e Spagna. Ad oggi il Typhoon, concepito principalmente per operazioni di superiorità aerea, è usato come bombardiere da Regno Unito, Germania, Spagna e Arabia Saudita. I Typhoon di Tranche 2 utilizzati, come scrive Aeronautica & Difesa, aggiornati allo standard P1E, hanno simulato lo sgancio di bombe di precisione con il pod per l’illuminazione dei bersagli Litening III e il cannone di bordo da 27 mm. I caccia erano armati con bombe EGBU-16 da 1.000 libbre a guida laser e satellitare.