L’Italia vicina ad armare i suoi Predator B?

Di Michela Della Maggesa

Cambio di rotta a Washington riguardo l’export di UAS (unmanned air systems) armati. Il governo degli Stati Uniti sollecitato da anni dall’industria nazionale e non solo, ha annunciato la possibilità di esportare UAS (unmanned air systems) armati verso governi stranieri. Ad annunciarlo ieri il dipartimento della difesa. Il nuovo corso – si legge sulla stampa americana – prevede di togliere le attuali restrizioni all’export in materia di sistemi a pilotaggio remoto, anche armati, e di definire nuove regole su come poterli utilizzare. La notizia, i cui dettagli sono al momento classificati, interessa da vicino anche il nostro Paese, così come altri partner della Nato, tra cui la Francia, che da anni stanno chiedendo al Congresso degli Stati Uniti di poter armare i loro Reaper e Predator. Oltre agli Usa, gli unici ad utilizzarli oggi completi di armamento sono gli inglesi. Le forze armate statunitensi utilizzano UAS equipaggiati con missili Hellfire e Griffin e munizionamento di precisione dal 2002, mentre questo fino ad oggi non è consentito ai clienti export, tra cui l’Italia, che vorrebbe armati i Predator B dell’Aeronautica militare. A pressare Washington, l’industria americana, tra cui Northrop Grumman, General Atomics e Textron, che producono le piattaforme MQ-9 Reaper e MQ-1B Predator e il relativo armamento, in quanto l’impossibilità di esportare UAS armati ha permesso ad altri, Israele in primis, di aggiudicarsi importanti fette di un mercato aperto dagli Usa e in continua crescita. La cosa è stata condivisa anche dall’intelligence americana, preoccupata dei veloci miglioramenti fatti in questo settore da parte di Cina e Russia, che contrariamente a quanto fatto fino a questo momento dagli Usa esportano i loro sistemi.