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La Corea del Nord ha annunciato ieri la piena operatività del reattore nucleare di Yongbyon, il maggiore del Paese.  Il sito era stato chiuso nel 2007 in cambio di aiuti umanitari, ma già nel 2013 il governo di Pyongyang aveva annunciato di volerlo riattivare.
Come riportato ieri dall’Agenzia centrale di notizie, ente statale nordcoreano, un funzionario ha dichiarato che l’arsenale di Pyongyang sta crescendo “in quantità e qualità”. “Se gli Stati Uniti e altre forze ostili persisteranno nella loro politica inimichevole contro la Repubblica Democratica Popolare di Corea – ha specificato il direttore dell’Istituto atomico nordcoreano – il nostro Paese è pronto a fronteggiarli con mezzi nucleari in qualunque momento”.
Il Dipartimento di Stato americano si è rifiutato di commentare queste dichiarazioni. John Kirby, un portavoce, si è limitato a consigliare a Pyongyang di risparmiarsi “provocazioni irresponsabili” che aggravano le tensioni regionali, concentrandosi invece sul rispetto degli obblighi internazionali del Paese. Recentemente Mark Lippert, ambasciatore statunitense a Seul, aveva ricordato in un’intervista il sistema di monitoraggio delle azioni nordcoreane a disposizione di Washington: intercettatori sul suolo dell’Alaska, combattenti di superficie nel Pacifico occidentale, una batteria di missili balistici (Terminal high altitude area defense) sull’isola di Guam e un radar situato in Giappone.
Inoltre, la Corea del Nord ha reso pubblico il suo progetto di lanciare un satellite, possibilmente già il mese prossimo. La stessa tecnologia usata per questo razzo potrebbe, in linea teorica, essere adoperata per costruire un missile a lunga gittata in grado di colpire gli Stati Uniti o l’Europa.
Un’arma atomica in mano a Pyongyang è estremamente pericolosa, anche a breve gittata: l’area metropolitana di Seul, che conta 15 milioni di abitanti, è situata ad appena 40 chilometri di distanza dalla striscia demilitarizzata che segna il confine tra le due Coree. Data questa situazione, molti esperti ritengono che l’atomica nordcoreana costituisca un target prioritario degli sforzi internazionali per il disarmo e la non-proliferazione, più importante ancora di quasiasi programma atomico degli Stati islamici del Medio Oriente, o dell’arsenale di Israele.
In conseguenza dell’elevato grado di imprevidibilità, il programma nucleare della Corea del Nord è oggetto delle attenzioni costanti della comunità internazionale. Sempre ieri, un incontro bilaterale a Seul tra la Corea del Sud e l’Unione europea, quest’ultima rappresentata dal Presidente del Consiglio dell’Ue Donald Tusk e dal Commissario Cecilia Maelstrom, è stata l’occasione per una nuova condanna congiunta della politica di Pyongyang.