La strategia di Trump per la cyber-security

Di Cyber Affairs

Il neo eletto presidente degli Stati Uniti, il repubblicano Donald Trump, ha fatto della cyber-security uno dei suoi temi in campagna elettorale. Tuttavia, – ha evidenziato in passato Vice Motherboard – mentre Hillary Clinton presentava un’intera sezione del suo programma dedicata alla sicurezza cibernetica, il magnate è stato più vago. Ciò non ha impedito al frontman del Gop di esprimere una propria visione e dei progetti in campo cyber (pur senza annunciare come andrebbero finanziati). In campagna elettorale, Trump ha promesso di istituire un Cyber review team per rafforzare la sicurezza informatica delle agenzie federali. Se realizzato, il gruppo – spiegò il magnate in un discorso in Virginia al Retired American Warriors PAC – sarà costituito da esperti di cyber security del mondo militare, civile e privato e dovrà controllare sistematicamente la sicurezza delle agenzie federali, indagare su sospetti hacker e prevenire le violazioni. “Con le moderne tecnologie, ciò è possibile – disse Trump – ma non le stiamo sfruttando a dovere e, francamente, le nostre tecnologie non sono nemmeno aggiornate”.

La sicurezza delle agenzie federali è finita più volte sotto i riflettori, ad esempio quando alcuni hacker – sospettati di essere cinesi – sono riusciti nel 2014 a penetrare nel sistema dell’Office of personnel management (Opm) e a rubare i dati e le informazioni di milioni di vecchi e attuali dipendenti federali. Dopo essersene accorta e aver reso noto il furto nel 2015, l’agenzia è stata criticata anche per l’obsolescenza della tecnologia dei dipartimenti, sebbene, secondo quanto riportato a maggio scorso dalla House Oversight Committee, l’amministrazione abbia fatto progressi nella gestione e nella protezione dei sistemi IT. Il Cyber review team, secondo quanto detto dal candidato repubblicano, si dedicherà dunque primariamente ai sistemi considerati “deboli”, recensendo con regolarità lo stato di sicurezza informatica delle agenzie. Redigerà, inoltre, dei protocolli che invitino le agenzie al rispetto delle best practice e stabilirà dei programmi di formazione continua, cosicché tutti gli attori in campo siano a conoscenza dei “più innovativi metodi di attacco e di difesa”.

Trump ha garantito che con lui alla Casa Bianca gli Stati Uniti manterranno il ruolo di leader sia nel campo della cyber offense sia della cyber defense, affermando inoltre che il Paese dovrà comunque aumentare la propria capacità offensiva. “Come deterrente contro gli attacchi a danno delle nostre infrastrutture critiche – ha aggiunto – dobbiamo avere un’indiscussa capacità di sferrare contrattacchi che paralizzino l’attività nei nemici. Questa è la guerra del futuro – ha continuato – e il dominio degli Stati Uniti non dovrebbe essere messo in discussione, mentre oggi, invece, lo è”. Il magnate ha infine detto che solleciterà il segretario della Difesa e i capi di Stato maggiore affinché si rafforzi l’US Cyber command, attualmente oggetto di disputa per l’eventuale scorporo dalla National security agency (Nsa). Sul tema del terrorismo, durante i dibattiti Trump ha definito necessario concentrarsi “su come l’Isis stia sfruttando la Rete”.

Sempre in campo informatico, il neo presidente si è opposto all’iniziativa, avallata dall’amministrazione uscente, che l’Icann (l’organismo internazionale che regola l’assegnazione dei nomi a dominio su Internet) fosse reso indipendente dagli enti federali americani. Questa posizione – disse lo staff di Trump in una nota pubblicata sul suo sito il 21 settembre – “non protegge gli americani” e rappresenta “una cessione del controllo” del Web “a potenze straniere come Cina e Russia, che hanno una lunga tradizione di tentativi di imporre censura online” e che ora potranno compromettere la “libertà di Internet” finora “difesa dagli Stati Uniti”. Parole che, agli oppositori di Trump, sono apparse contraddittorie. Nonostante il magnate abbia più volte smentito qualsiasi collegamento tra la sua campagna e gli attacchi informatici subiti dai Democratici e attribuiti ad hacker vicini al Cremlino dall’intelligence Usa, il neo presidente ha più volte ribadito di volersi riavvicinare alla Russia, di apprezzare la leadership di Vladimir Putin ed aveva addirittura invitato i pirati informatici a pubblicare altre mail trafugate all’allora avversaria Hillary Clinton, pur ritrattando queste parole subito dopo.