L’Aerospazio? Una risorsa preziosa per una nuova politica industriale

Di Edoardo Petti

Un convegno promosso dall’Asas mette in luce l’esigenza di una governance da parte di Palazzo Chigi, e la necessità di investimenti pubblici in un’ottica europea. Una realtà che coinvolge in una profonda correlazione industria, università, istituzioni. Un comparto che occupa 6mila addetti e ricercatori in oltre 120 aziende – in gran parte piccole e medie imprese innovative – producendo un fatturato complessivo pari a 1,45 miliardi. Grazie ai livelli di eccellenza scientifica e al suo dinamismo, il settore aerospaziale italiano costituisce un modello esportabile nel mondo. E perciò merita di essere rilanciato in un’ottica europea.
Una cabina di regia a Palazzo Chigi
È il quadro emerso nel corso del seminario sull’Agenda del semestre di presidenza italiana dell’UE, promosso al Circolo Ufficiali delle Forze armate di Roma dall’Associazione per i servizi e le applicazioni tecnologiche per lo spazio
Il cui presidente Maurizio Fargnoli ha da tempo richiamato l’esigenza di un forte coordinamento nazionale delle politiche del settore. Più che mai meritevole di una governance lungimirante in grado di pilotare un’autentica e rinnovata politica industriale.
Tema che la responsabile dell’Istruzione e Università Stefania Giannini e lo stesso premier avevano accolto, prefigurando una “cabina di regia” ad hoc presso la Presidenza del Consiglio.
Il ruolo dell’Italia in Europa
A farne comprenderne la necessità è il nuovo presidente dell’Agenzia spaziale italiana Roberto Battiston: “L’Europa rappresenta la cornice naturale e una grande opportunità per gli investimenti e lo sviluppo del settore aerospaziale, soprattutto nel campo dell’osservazione della Terra e delle telecomunicazioni, grazie ai satelliti Copernicus e Galileo. Ma per giocare un ruolo internazionale è urgente promuovere la logica del fare sistema.
Finalità da perseguire, spiega lo scienziato, in Italia e nel Vecchio Continente. Nel quale l’unica sinergia sul tema cruciale delle piattaforme di lancio ha visto protagoniste Francia e Germania attraverso la joint-venture Airbus-Safran: “Per puntare su un progetto autenticamente comunitario il nostro paese deve lavorare con la propria industria di eccellenza, perseguendo l’interesse nazionale in una cornice di mercato e efficienza”.
L’interesse delle istituzioni
Riflessioni che trovano ascolto nel mondo istituzionale. Se da un lato il coordinatore delle politiche spaziali presso il Ministero degli Esteri Roberto Cantone è pronto a svolgere un ruolo attivo di interlocuzione e coordinamento, il ceto politico manifesta un rinnovato interesse per un comparto nevralgico del tessuto produttivo.
Un progetto di legge volto a ridisegnare la governance del settore aerospaziale per renderla più omogenea e strutturata è stato presentato dal senatore del PD Salvatore Tomaselli, membro della Commissione Attività produttive di Palazzo Madama: “Lo impongono il carattere interdisciplinare, le eccellenze scientifiche, la competizione globale di un’area strategica che mette in gioco l’autonomia e il protagonismo dell’Italia”.
Analoga proposta normativa è stata concepita dal vice-presidente della Commissione Istruzione del Senato Maurizio Bocchino, ex rappresentante Cinque Stelle e ricercatore all’Istituto nazionale di Astrofisica: “Per mantenere e accrescere la competitività e capacità produttiva dell’industria aerospaziale italiana, è necessario un quadro legislativo coerente con un Comitato interministeriale ad hoc”.
La voce delle industrie
Ad ascoltare con attenzione le parole degli esponenti istituzionali sono i rappresentanti delle più autorevoli realtà produttive del comparto. A partire dall’amministratore delegato di Avio Pier Giuliano Lasagni, dal responsabile Eventi istituzionali di Alenia Aerospazio Giuseppe Matarazzo, dall’ad di Space engineering Fabrizio Petrosino.
Un’esplicita richiesta al mondo politico viene avanzata da Cristina Valente, Market Strategist di Telespazio, per la quale è fondamentale valorizzare e sviluppare la rete già esistente di centri spaziali nel nostro paese. E dal numero uno di Compagnia generale per lo spazio Roberto Aceti: “Bisogna ricercare e individuare, in un clima concertativo, le priorità strategiche nazionali e prevedere un programma di stanziamenti pubblici per la rete dei lanciatori, leva di sviluppo coordinato dei territori”. Ma ciò non è sufficiente: “L’Asi deve ricevere il mandato di implementare una moderna politica industriale”.
Un riconoscimento emblematico
Prova eloquente del valore strategico delle piattaforme di lancio è il Premio “Space Economy” che Asas ha riconosciuto e consegnato al termine del seminario all’ingegnere Antonio Fabrizi, tra gli artefici del programma Vega promosso dall’Agenzia spaziale europea.
Di seguito la gallery dell’evento

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