Le voci di una crescente presenza militare di Mosca in Siria, a sostegno del regime di Bashar al-Assad, scatenano le proteste dell’Occidente.
Il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha dichiarato che un eventuale intensificarsi del supporto della Russia al governo siriano non farebbe che aggravare una guerra civile che dura ormai da quattro anni. John Kerry, telefonando da Washington al suo omologo russo Sergey Lavrov, ha espresso preoccupazioni analoghe. Si uniscono al coro i ministri degli Esteri di Francia e Germania; anche Paolo Gentiloni ha detto che “se la Russia volesse difendere militarmente Assad, sarebbe uno sviluppo negativo”.
Da parte russa, il ministro Lavrov ha negato queste indiscrezioni, sostenendo che Mosca sta in effetti supportando il regime di Assad, suo alleato, con equipaggiamento militare e aiuti umanitari, ma tutto “secondo gli accordi attualmente in vigore, e in maniera trasparente”.
Nonostante le parole rassicuranti di Lavrov, nei giorni scorsi alcuni funzionari dell’amministrazione statunitense hanno confermato all’agenzia Reuters l’invio in Siria da parte russa di due imbarcazioni attrezzate per operazioni anfibie e un aereo da trasporto aggiuntivo, oltre a unità di marina di rango minore. Secondo le testimonianze, la maggiore concentrazione di forze è avvenuta intorno alla città portuale di Lattakia, nel nord ovest del Paese, il luogo d’origine della famiglia Assad. Sempre Reuters riporta come a Lattakia Mosca stia costruendo un aeroporto, che andrà a costituire la seconda base militare russa in territorio siriano dopo quella navale di Tartus, fino ad oggi l’unico porto del Mediterraneo rimasto a disposizione del Cremlino dopo la fine dell’Unione Sovietica.
Sta emergendo inoltre che alcune delle truppe inviate da Mosca in Siria sono le stesse unità che, diciotto mesi fa, hanno guidato le manovre in Ucraina. Ruslan Leviev, specialista in social media intelligence, ha svolto un’opera di monitoraggio delle immagini dei veicoli russi in Siria postate sui social network, e ha concluso che i militari provengono dalla Brigata Marina 810, attualmente acquartierata a Sebastopoli, in Crimea. Si tratta di un corpo che ha svolto un ruolo attivo nell’annessione della penisola alla Federazione russa, il gesto che ha inaugurato le tensioni tra la Russia e l’Occidente.
Questo dettaglio non è da sottovalutare. Mosca ha sostenuto enormi spese per aumentare la sua presenza militare in Crimea a seguito dell’annessione. Il fatto che stia trasferendo unità dall’Ucraina alla Siria sembrerebbe confutare la tesi secondo cui l’isolamento economico e diplomatico applicato dall’Occidente stia spingendo il Cremlino a un atteggiamento più conciliante. Al contrario, questo trasferimento di truppe potrebbe segnalare la prontezza della Russia a sostenere uno sforzo su due fronti.