Vi proponiamo l’intervento (pubblicato sull’ultimo numero di Airpress) del capo Ufficio generale del capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, il generale Francesco Presicce, in occasione della prima conferenza nazionale sulla “Formazione alla leadership”, organizzata dalla Forza armata lo scorso 20 giugno a Firenze
La classe dirigente può farsi promotrice del cambiamento organizzativo, ma spetta a ognuno di noi gestire le sfide che ne derivano. In altre parole, è compito dell’intera organizzazione, senza distinzione di grado e livello, affrontare le sfide del cambiamento e mettere in atto gli aggiustamenti e le politiche necessarie ad adattarsi all’interno di un nuovo contesto. Ciò può avvenire esclusivamente se ci affidiamo all’intelligenza collettiva delle nostre menti, del nostro cuore e delle nostre anime.
A tal fine, è importante adattare, definire e governare il potenziale alla base del cambiamento, promuovendo e applicando concretamente i tre seguenti tipi di intelligenza che compongono l’intelligenza collettiva: contestuale (in che modo apprendiamo e applichiamo le nostre conoscenze); emotiva (come elaboriamo e integriamo i nostri pensieri, i nostri sentimenti, e come ci relazioniamo con noi stessi e con gli altri); ispirata (in che modo la percezione di un obiettivo, sia esso personale o condiviso, e altre virtù quali la fiducia contribuiscono a realizzare il cambiamento e portano ad agire per il bene comune).
Prima di tutto, la leadership comprende e controlla l’intelligenza contestuale, la mente. Nello specifico, avere una conoscenza del contesto vuol dire possedere la capacità e la volontà di prevedere i trend emergenti unendoli tra loro come le tessere di un mosaico immaginario in grado di mostrarci il futuro. Si tratta di elementi che in passato hanno caratterizzato modelli virtuosi di leadership e che, nella quarta rivoluzione industriale, rappresentano un prerequisito per l’adattamento e la sopravvivenza. Per sviluppare un’intelligenza contestuale, i leader devono innanzitutto comprendere il valore dei diversi network. Si può, infatti, far fronte ai grandi cambiamenti solo se totalmente integrati e parte di una rete che va ben oltre i confini tradizionali. In tal senso, è necessario possedere la capacità e la prontezza di interagire con chiunque abbia un interesse nelle questioni che di volta in volta si presentano. Di conseguenza, dovremmo tutti aspirare a essere maggiormente connessi e aperti, poiché è solo collaborando e favorendo l’interazione tra i rappresentanti delle istituzioni, della società civile, dell’università e del mondo dell’impresa che è possibile acquisire una “prospettiva sistemica” di ciò che sta avvenendo.
Secondo aspetto, l’intelligenza emotiva, ovvero il cuore, che sta acquisendo una rilevanza sempre maggiore nella gestione del cambiamento organizzativo. Essa integra l’intelligenza contestuale. Nell’ambito della letteratura scientifica, si fa riferimento all’intelligenza emotiva come allo strumento che permette ai leader di essere più innovativi, trasformandoli in agenti del cambiamento. Per chiunque sia a capo di una organizzazione complessa, l’intelligenza emotiva è il presupposto fondamentale sul quale sviluppare le competenze necessarie al successo delle attività di gestione del cambiamento: la consapevolezza dei propri mezzi, la motivazione, l’empatia e le competenze sociali. In un mondo soggetto a cambiamenti persistenti e significativi, le istituzioni caratterizzate da leader con un’elevata intelligenza di questo tipo non soltanto saranno più creative, ma dimostreranno di essere più agili e durevoli, tratti essenziali per far fronte al cambiamento.
Terza, infine, l’intelligenza ispirata, ovvero la nostra anima, che è una componente fondamentale per gestire efficacemente il cambiamento. È quella che conduce alla ricerca continua di un senso e di un fine, nonché delle modalità per alimentare l’impulso creativo e innalzare l’essere umano verso una nuova coscienza collettiva e morale basata su una comprensione condivisa del proprio destino. La chiave è, per l’appunto, la condivisione. È assolutamente necessario che i leader si concentrino sul proprio essere alimentando al contempo la diffusione di un senso di conoscenza del fine comune. I cambiamenti riguardano tutti e il rischio è quello di non riuscire a far fronte alle criticità imposte dal cambiamento in atto e beneficiarne se non si sviluppa collettivamente un senso sotteso ad un obiettivo condiviso. Per fare ciò, la fiducia è essenziale. Affidarsi totalmente agli altri favorisce il coinvolgimento e il lavoro di gruppo, in particolar modo nell’ambito della rivoluzione in corso, che si fonda sull’innovazione collaborativa.
Questo processo può avere luogo solo se elaborato in un contesto di fiducia. Per fare fronte a volatilità, imprevedibilità e paradossi delle sfide globali dei prossimi anni, la formazione alla leadership dovrà affrancarsi dai superati silos ideologici e disciplinari che generano un sapere frammentato e inadeguato alle sfide del XXI secolo. Questo perché le sfide della globalità sono soprattutto sfide di complessità che è possibile affrontare esclusivamente attraverso una leadership in grado di mobilitare un’intelligenza collettiva che trova le sue fondamenta nella mente, nel cuore e nell’anima di ciascuno di noi. C’è complessità quando sono inseparabili le differenti parti che costituiscono un tutto e quando c’è un tessuto interdipendente tra le parti e il tutto. L’Aeronautica militare rappresenta quel tutto di cui ognuno di noi con la propria intelligenza è parte integrante e abilitante. In tale ottica, la formazione dei leader futuri della Forza armata dovrà scaturire da una riforma non programmatica ma paradigmatica, sempre più incentrata sull’attitudine a sviluppare, favorire e organizzare conoscenze e competenze, adottando un approccio multidisciplinare.