Dopo che, in visita a Roma, di rientro da Parigi, al-Sarraj ha chiesto al governo italiano “sostegno tecnico con unità navali italiane nel comune contrasto al traffico di esseri umani, da svolgersi in acque libiche”, come poi spiegato dal presidente del consiglio, Paolo Gentiloni, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al dispiegamento delle unità navali.
“È un’operazione di supporto e non ‘contro’ – ha affermato Gentiloni al termine del Consiglio dei ministri – Quello che abbiamo approvato non è né più né meno quel che ci è stato richiesto dal governo libico. La missione italiana va considerata come un passo in avanti nel contributo italiano alla capacità delle autorità libiche di condurre la loro iniziativa contro gli scafisti e di rafforzare la loro capacità di controllo delle frontiere e del territorio nazionale. È un pezzo di percorso della stabilizzazione della Libia a cui l’Italia sente il dovere di parteciparvi”.
“Negli sforzi per contrastare l’immigrazione clandestina troveremo difficoltà, ma vogliamo far sì che questi sforzi camminino di pari passo a quelli politici” aveva detto al-Sarraj. Le navi italiane entreranno di fatto nelle acque di Tripoli per supportare il lavoro della guardia costiera libica.
La delibera con regole di ingaggio e tutele per i militari impegnati nell’operazione, con almeno una nave comando e altri mezzi, è stata approvata oggi e sarà portata all’esame del Parlamento martedì. Se passerà, entro sette giorni le navi impegnate con “Mare sicuro” potrebbero essere spostate nell’area. Come detto le regole di ingaggio non sono ancora state definite, ma quel che si sa è che a gestire le operazioni di controllo dei flussi, a fermare le barche degli scafisti, a riportare a terra i migranti dovranno essere i libici. Il governo italiano – scrive Repubblica – non vuole che l’accordo tra l’Italia e la Libia “lasci spazi di ambiguità, che potrebbero trascinare il personale della missione in situazioni complicate, facilmente strumentalizzabili”. Le motovedette della marina libica dovranno seguire le segnalazioni delle unità italiane, e intervenire. Il ruolo italiano sarà di “sostegno tecnico logistico”.