Lo spauracchio Brexit sembra dissolversi lentamente. Gli attentati di Dacca e Baghdad (il bilancio delle vittime è arrivato a 250) hanno fatto riaccendere i riflettori su minacce ben più preoccupanti rispetto a ciò che, per ora, resta speculazione sul futuro dell’Ue senza Londra. In un contesto che con prepotenza è tornato a mostrare la sua natura composita e minacciosa, il Summit Nato di Varsavia e la Strategia Globale dell’Unione Europea per la politica estera e di sicurezza arrivano nel momento più opportuno.
La scorsa settimana, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini ha presentato al Consiglio Europeo la tanto attesa European Union Global Strategy (Eugs). Il documento, frutto del lavoro di un anno, offre a tutti gli effetti una strategia. Ci sono interessi da difendere, principi da rispettare, priorità strategiche e sopratutto le modalità attraverso cui realizzarle. Proprio come la European Security Strategy di Solana del 2003, l’Eugs tenta di dare nuovo impulso all’integrazione effettiva delle politiche estere, di sicurezza e (in parte) di difesa degli Stati membri.
Sono tre le tematiche su cui si concentra l’Eugs e in cui la politica estera e di sicurezza dell’Unione sembra realizzare i maggiori cambiamenti rispetto al passato: sicurezza, adattamento al contesto internazionale, e potenzialità. La priorità è, infatti, la sicurezza dell’Ue, declinabile in interna ed esterna. Sul fronte interno, grande attenzione a elementi la cui pericolosità è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni: terrorismo, minacce ibride e cyber, cambiamento climatico, volatilità economica e insicurezza energetica. Già in questa lista di problemi, che per l’Eugs rappresentano le principali minacce, si intravede un approccio comprehensive, che lega tradizionali elementi di insicurezza a fattori precedentemente considerati slegati. Sul fronte esterno, emerge il tentativo di garantire all’Ue l’autonoma gestione della propria politica di sicurezza. Ciò significa sviluppare capacità che permettano, in un quadro condiviso, di difendersi non solo passivamente, ma anche attivamente, con potenzialità di deterrenza e strumenti di risposta a ogni eventuale crisi. In questo senso, si inserisce il rapporto con la Nato, in un’ottica cooperativa, data la forte sovrapposizione di membership, ma anche autonoma, per garantire la sicurezza ai membri Ue che non rientrano nell’Alleanza Atlantica. Con tale documento, l’Alto Rappresentante sembra voler affrancare l’Unione dalla dipendenza atlantica, nella possibilità di sfruttare quei canali diplomatici e di dialogo di cui la Nato non dispone ma che, sempre in un comprehensive approach, svolgono un ruolo determinante per la sicurezza. Venerdì e sabato si terrà il Summit Nato di Varsavia, e per l’Ue parteciperanno la Mogherini, il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, e il presidente della Commissione Jean-Claude Junker, a testimonianza di un fitto intreccio di interessi condivisi e valori comuni. Nonostante ciò, l’obiettivo dell’Eugs è la creazione di una “comunità di sicurezza” che possa avere autonomia anche nella cooperazione con la Nato. Ciò permette un diverso confronto con la Russia sebbene nel documento si ribadisca la condanna all’annessione della Crimea da parte di Mosca, e si affermi il pieno rispetto del diritto internazionale. Si apre però a un maggior dialogo con la Russia, con una gestione delle relazioni che rappresenta “una sfida strategica per la sicurezza”, considerando soprattutto il contributo russo alla lotta al terrorismo e i legami energetici, vitali per l’Europa.
Il secondo macro-tema della strategia globale è rappresentato dal tentativo di adattare la proiezione Ue al contesto internazionale. In questi termini, il documento riconosce la multidimensionalità dei conflitti da affrontare, per cui si rende necessario un approccio integrato che coinvolga la diplomazia, le Forze militari, la società civile, il supporto umanitario e tutte quelle suddette dimensioni della sicurezza. Tale approccio si rivolge particolarmente al vicinato, e in esso al Mediterraneo. Ampio spazio è, infatti, dato alla crisi dei migranti, ma non alla gestione dei confini che tanto dibattito ha creato tra i Paesi membri, bensì alle strategie che non possono non essere condivise circa il supporto agli Stati di origine e di transito, al fine di risolvere il problema alla radice. Alla crisi migratoria è dedicato “un focus speciale” dalla Strategia Globale: “investire in pace e sviluppo di questi Paesi per investire nella nostra prosperità e sicurezza”. È una strategia chiara, che si basa sulla collaborazione e sul supporto alla stabilità dei Paesi africani e Mediorientali che più alimentano il flusso migratorio verso l’Europa.
La terza area su cui si concentra l’Eugs riguarda le potenzialità, essenziali per muoversi “from vision to action”. Prima di tutto, occorrono investimenti, che per la prima volta in un documento di simile portata vengono richiamati per settori particolarmente strategici, prevalentemente Ict. Si invita a dirigere il 20% dei budget della difesa a ricerca e tecnologia, con maggiore attenzione ai sistemi informativi, di sorveglianza, riconoscimento e intelligence, compresi veicoli a pilotaggio remoto. Per ciò, seppur con budget differenti e con politiche di difesa che restano nazionali, la cooperazione nel settore deve, per la Strategia, “diventare la norma”. Tali strumenti dovrebbe consentire di strutturare capacità di “risposta rapida e flessibile” a eventuali crisi “in un mondo di prevedibile imprevedibilità”. Chiaramente, in attesa che in autunno la Commissione presenti il piano d’azione per la difesa, la Strategia si concentra maggiormente sugli elementi politici e diplomatici che rappresentano il cuore della politica estera e di sicurezza dell’Ue. L’Eugs propone il potenziamento delle agenzie europee che si occupano settorialmente delle molteplici dimensioni della sicurezza: European External Action Service, European Defence Agency, Europol, Eurojust, Eu Intelligence Center. Oltre a ciò, si propone la loro integrazione, che arriva fino ai massimi organi politici con l’aumento degli incontri inter-istituzionali tra diverse istituzioni e formazioni del Consiglio dei ministri dell’Ue.
“I cittadini e il mondo, come mai prima d’ora, hanno bisogno di un’Unione Europea forte”, ha detto la Mogherini, spiegando così il proposito della Global Strategy. Il tentativo di promuovere, con metodologia funzionalista – la stessa che ha alimentato tutto il processo europeista -, l’integrazione nei settori in cui appare più difficoltosa: sicurezza e difesa (che comunque dovrà attendere ancora prima che vengano definite le priorità Ue per il comparto). Restano comunque molti dubbi sulla possibilità di integrare politiche che si legano intimamente alla sovranità nazionale, allo spirito patriottico e alle strategie proprie di ogni Stato membro. Nel frattempo, venerdì e sabato, la Nato proverà ad adattarsi a un contesto profondamente mutato rispetto al precedente Summit in Galles (2014), mentre l’Italia ancora attende i provvedimenti normativi necessari all’attuazione del Libro Bianco della Difesa. La natura di una minaccia complessa e multidimensionale non permette di aspettare ulteriormente.