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La crescente minaccia cyber, “difficile da contrastare”, può partire “dall’influenzare gli elementi più intimi della vita di un individuo fino ad arrivare” a mettere in pericolo “le strutture fondamentali di una democrazia”, nonché la competitività e la tenuta economica di un Paese. A porre di nuovo in evidenza quanto la protezione dei sistemi e delle reti sia ormai cruciale per la sicurezza e la sovranità delle nazioni è stato il ministro dell’Interno Marco Minniti, intervenendo ieri a Roma, a Villa Blanc, alla presentazione del nuovo Master di secondo livello in “Cyber-security politiche pubbliche, normative e gestione” della Luiss Guido Carli, sviluppato in partnership con il Gruppo Elettronica.

La sicurezza del web
Il titolare del dicastero del Viminale – in un evento partecipato tra gli altri da Giovanni Lo Storto, direttore generale della Luiss, dal rettore della Luiss Paola Severino, dal presidente di Elettronica Enzo Benigni, da Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, e da Emma Marcegaglia, presidente Luiss – ha voluto rimarcare la centralità della Rete rispetto al mantenimento della sicurezza, cyber e non. In particolare, Minniti ha rilevato come “lo Stato islamico rappresenta la prima realtà terroristica a fare del web una tra le sue armi principali. Basti pensare”, ha detto, “che il web è fondamentale nel processo di radicalizzazione e di conversione al fanatismo islamico, più dell’80% di queste avvengono sul web che viene utilizzato anche per il reclutamento ed è in grado di trasmettere il senso dominante e la forza di una organizzazione. Uno strumento, quello cibernetico, utilizzato dai terroristi anche a scopo emulativo come si è constatato negli ultimi anni”.

Fondamentale, in questo scenario, è considerato il ruolo dei privati. Ecco perché il prossimo 19 e 20 ottobre a Ischia, ha ricordato il ministro, il G7 dei ministri dell’Interno proverà a “costruire un’alleanza con i grandi provider internazionali, un punto dal quale non si può prescindere nel campo della cyber-security e contro gli attacchi cibernetici. Pensare di reagire tutelando da soli un mero interesse nazionale è una partita persa, bisogna pensare anche ad una risposta che abbia una dimensione sovranazionale. Al tempo stesso”, ha concluso ritornando sul tema della formazione, “serve anche un’alleanza strategica con il mondo accademico e industriale per una tripolarità fra Stato, università e imprese, coinvolgendo soprattutto le nuove generazioni”.

Le parole del Rettore
Parole condivise dal rettore della Luiss Paola Severino, che ha sottolineato la necessità di “formare figure professionali nuove, con competenze trasversali, che siano in grado di gestire a trecentosessanta gradi le sfide che essa comporta. Il tema della sicurezza informatica”, ha aggiunto, “richiede un approccio integrato che unisca competenze tecniche e digitali con competenze legali, economiche, manageriali e politiche”. L`obiettivo del nuovo master, ha precisato, è quindi “dar vita ad una workforce di esperti del settore che, dopo un percorso formativo con un taglio fortemente pratico, siano in grado di affrontare e di ridurre i rischi derivanti dagli attacchi cyber“.

La sfida di Elettronica
L’argomento del necessario cambio di approccio sul tema della skill è stato affrontato anche da Enzo Benigni, presidente di Elettronica (gruppo che ha tra le sue controllate la joint venture Cy4Gate, attiva proprio nel campo della sicurezza cibernetica). “Siamo in presenza”, ha detto, “di una nuova materia prima: i dati. La loro protezione ed utilizzo”, ha evidenziato, “sono il cuore del problema. Solo nel 2015 le informazioni caricate in Internet hanno superato come dimensione la quantità di conoscenza trasmessa dall’inizio dell’umanità fino al 2014. In questa nuova dimensione emergono nuovi confini culturali: la giurisdizione dei dati, il diritto commerciale e le transazioni di valuta digitale. Servono quindi nuove competenze”.

Un piano europeo
Per queste ragioni, il master – è stato detto – avrà un taglio fortemente interdisciplinare in cui aspetti legali, economici, politici, digitali e informatici, saranno al servizio di un ecosistema di ricerca e analisi, tra pubblico e privato, che consenta lo sviluppo di una economia che governi la rivoluzione tecnologica. “L’economia digitale può dare moltissimo e far crescere le imprese – ha aggiunto la Marcegaglia – però è fondamentale che i dati siano sicuri. Sono moltissimi i crimini informatici che accadono a imprese e cittadini. Il 70% degli europei non si sente sicuro per i propri dati”. La presidente Luiss ha poi sottolineato che “bisogna lavorare e formare persone capaci contro il crimine digitale. Serve anche un piano europeo di cyber-security, un regolamento internazionale per supportare le imprese. È un tema importante”, ha evidenziato, e “per le grandi aziende è strategico”.

La gestione dei dati
Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha aggiunto infine che “in un mondo dove ai tradizionali fattori di produzione capitale e lavoro si aggiungono, in funzione sempre più strategica, informazione e comunicazione, il trattamento e la gestione dei dati aziendali assumono un`importanza crescente. Di pari passo con l`affermazione di una società informatica, occorre garantire la massima sicurezza del suo funzionamento come presupposto della certezza e della correttezza delle relazioni e degli scambi che avvengono in rete”.