L’ultimo saluto di Rosetta

Di Stefano Pioppi

That is it. E’ tutto da Rosetta. Così Patrick Martin, manager della missione Rosetta dell’Agenzia spaziale europea (Esa) ha salutato la fine di un viaggio lungo dodici anni e mezzo. “Posso annunciate il pieno successo della storica discesa di Rosetta sulla cometa 67P e dichiarare la fine delle operazioni. E’ il culmine di un tremendo successo scientifico e tecnico della missione, grazie allo superbo lavoro di scienziati e ingegneri”, ha detto visibilmente commosso Patrick Martin.

Rosetta porta termine la propria missione con le ultime attesissime immagini della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, l’ultima delle quali scattata solo 5 secondi prima dell’impatto con la superficie, avvenuto dopo un inseguimento lungo 12 anni. Partita a inizio marzo del 2004, Rosetta è stata la missione cornerstone del programma ESA Horizon 2020 dedicato allo studio dei corpi minori del sistema solare. Prima di raggiungere la cometa nel 2014, la sonda Rosetta ha effettuato tre flyby della Terra (2005, 2007, 2009) e uno di Marte (2007), ha realizzato due sorvoli ravvicinati di asteroidi (Steins e Lutetia) per poi entrare in stato di ibernazione fino a risveglairsi il 20 gennaio 2014. Da quel momento Rosetta ha iniziato l’inseguimento della cometa, scortandola verso il sole e rilasciando sulla sua superficie il lander Philae. Era il 12 novembre 2014 e per la prima volta un veicolo si posava su una cometa.

A quasi due anni da quel traguardo, Rosetta si è posata sulla stessa superficie, non prima di aver inviato in tempo reale importantissime informazioni a Terra. Nella fase di atterraggio (o accometaggio), infatti, la sonda ha registrato e inviato immagini che potrebbero aver intravisto. Per questo, “è stata scelta una zona nella quale ci sono grandi pozzi, che mostrano l’interno della cometa”, ha spiegato ad Ansa Paolo Ferri, direttore delle operazioni spaziali della missione. “Siamo molto interessati a fare foto ravvicinate delle pareti. Non sappiamo se ci riusciremo, ma questo è il nostro obiettivo”, ha proseguito Ferri.  La finalità di Horizon 2020 è stata proprio questa dalla sua progettazione. Il programma Esa si è occupato di studiare l’origine delle comete e le relazioni tra la loro composizione e la materia interstellare, al fine di acquisire maggiore comprensione delle origini del Sistema solare. “La ricerca di materiali inalterati si ottiene tramite l’esplorazione cometaria poiché le zone esterne del Sistema solare contengono materiale ricco di sostanze volatili che non è stato processato nelle zone interne caratterizzate da alte temperature”, spiega l’Agenzia spaziale italiana (Asi). Con tali finalità, Rosetta ha orbitato a lungo intorno alla 67P/Churyumov-Gerasimenko, mentre Philae ha campionato e analizzato dettagliatamento il materiale della cometa.

Di questo successo europeo fa parte anche l’Italia. Italiani sono tre strumenti scientifici a bordo di Rosetta; il Visual InfraRed and Thermal Imaging Spectrometer (Virtis, per la spettroscopia ad alta risoluzione del nucleo), il Grain Impact Analyser and Dust Accumulator (Giada, per l’analisi delle polveri presenti nella coda della cometa), e la Wide Angle Camera (Wac) di Osiris, il principale strumento di osservazione della sonda. Anche il lander Philae ha bordo due strumenti italiani: il Sample Drill&Distribution (SD2) per distribuire e miniaturizzare i campioni prelevati in appositi contenitori, e il Solar Array per garantire la potenza elettrica necessaria anche a distanze elevate dal sole.